La chiesa di San Paolo ha accolto martedì sera il secondo appuntamento del ciclo Dalla paura all’incontro, organizzato dalla Pastorale sociale diocesana e dal Servizio animazione missionaria, con numerose sigle dell’associazionismo cattolico.

Promuovere, evento con don Gianni De Robertis

L’incontro, sul verbo «promuovere», uno dei «quattro verbi» indicati da papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, è stato tenuto da un ospite d’eccezione, don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, che ha esordito sottolineando la necessità di empatia, per comunicare con l’altro. «Dobbiamo smettere di pensare che le emozioni non siano importanti e passare dallo scontro al confronto: il confronto con l’altro e con le sue paure», ha detto don De Robertis, invitando a superare la divisione fra «cattivisti» e «buonisti» sul tema delle migrazioni e a comprendere come anche le emozioni che questo argomento suscita siano degne di analisi e di riflessione. «La migrazione è un problema, perchè è il sintomo di un problema che c’è a monte: l’eccessiva disparità nel possesso delle risorse, le guerre, la fame – ha proseguito il direttore generale di Migrantes – . La migrazione è un problema soprattutto per la troppo cattiva accoglienza che viene fatta quando non si promuove la persona, ma la si spoglia della sua dignità». La dignità è un antidoto alla criminalità, sulla base dell’esperienza di Migrantes. «Sono convinto che la delinquenza che viene deprecata negli stranieri non sia il frutto di una differenza etnica, ma del degrado che queste persone sono costrette ad attraversare», ha detto don De Robertis, che ha proseguito illustrando come la Fondazione Migrantes sia nata per occuparsi degli italiani che emigravano all’estero e come anche oggi il numero di coloro che se ne vanno dall’Italia è superiore rispetto a quello di chi arriva.

Tuttavia, il Paese fatica ad affrontare il problema. «Noi abbiamo un grande numero di persone che arrivano, non hanno un titolo di studio, non sanno dove andare, non sanno cosa fare, sono parcheggiate da qualche parte. Non basta fare un’analisi di queste cose, bisogna promuovere, che significa riconoscere il valore fraterno di queste persone – ha detto – . La questione migratoria è soprattutto una questione di onore: dopo venti secoli di cristianesimo, non ci si dovrebbe vergognare di essere stranieri. Come vergognarsi di essere stranieri e pellegrini quando noi viviamo in un luogo provvisoriamente, ma la nostra patria non è qui, ma nei cieli». In questo contesto, anche una cosa apparentemente banale, come la possibilità di imparare la lingua, può essere un importante strumento di promozione. Tuttavia, se per lo Stato i migranti sono un problema da «Decreto sicurezza», ha sottolineato don De Robertis, accade spesso che per le comunità cristiane gli stranieri siano «un problema della Caritas», perchè inquadrati nella categoria «poveri». Il direttore generale di Migrantes ha ricordato come non si possa ridurre i migranti a «persone da sfamare», condividendo un episodio accatuto al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari. «Due donne nigeriane hanno visto che ero un prete e si sono avvicinate. Non mi hanno chiesto due euro, ma due bibbie in lingua inglese – ha detto don De Robertis – .Nessuno aveva pensato che quelle persone volessero pregare: per questo, abbiamo chiesto che due dei prefabbricati fossero destinati rispettivamente a cappella e a moschea». Anche questo è «promuovere», un verbo che don De Robertis declina così: «Promuovere vuol dire mettere in luce la bellezza che è nell’altro.

Non fare vedere quanto siamo bravi noi, ma vedere quanto sono bravi gli altri».