Il Sinodo, una grazia speciale – La veglia missionaria diocesana

Il Sinodo per l’Amazzonia raccontato da chi in questi giorni sta partecipando ai lavori in Vaticano. La veglia missionaria di sabato 12 ottobre al santuario di Fiorano è stata guidata da dom Edson Taschetto Damian, vescovo di Sao Gabriel da Cachoeira, diocesi dell’Amazzonia Brasiliana. La presenza e la testimonianza del presule brasiliano, membro dell’assemblea sinodale voluta da papa Francesco, ha arricchito la serata organizzata dall’Ufficio missionario diocesano, alla presenza dell’arcivescovo Castellucci, durante la quale hanno trovato spazio anche le voci di don Graziano Gavioli e di alcuni giovani che hanno concluso la propria esperienza di missione. Dopo aver ricordato e ringraziato don Maurizio Setti, sacerdote modenese missionario a Sao Gabriel, dom Damian ha parlato della sua diocesi e delle persone che la abitano: «La mia è la chiesa più lontana e la più povera dell’Amazzonia brasiliana. È immensa, 294mila chilometri quadrati, a volte per raggiungere una comunità servono due giorni di navigazione. Ci vivono 23 etnie indigene, il 90% della popolazione

è composta da indios e si parlano 18 lingue diverse. In tutto questo territorio ci lavorano 21 sacerdoti. In queste terre prima dei missionari è arrivato lo Spirito Santo, che agisce in modo straordinario su queste persone, gente con valori importanti come la vita comunitaria e il rispetto per la madre terra. Lo dimostra il fatto che è la zona più preservata di tutta l’Amazzonia, dove meno del 3 per cento della foresta è stato tagliato. Gli indios sono i guardiani della madre terra, è per questo che papa Francesco quando ha convocato questo sinodo, si è rivolto ai missionari e gli ha detto che si devono mettere in ascolto delle popolazioni che abitano queste terre da 5mila anni, con la mente e col cuore. I popoli originari hanno una saggezza eccezionale: ogni volta che li visito mi insegnano qualcosa. Sono persone povere, che vivono con poco, e sono così felici. Papa Francesco parla di vivere con sobrietà e gli indios del Brasile ci insegnano proprio che non c’è bisogno di tante cose per essere felici.

Nella Laudato Si’, il Papa ha detto che Dio perdona sempre, noi qualche volta, mentre la natura non perdona mai, perché ha le sue leggi che dobbiamo

rispettare. Ci sentiamo i padroni assoluti della natura, ma non lo siamo: siamo figli, ospiti e pellegrini della terra. La madre terra grida aiuto e i poveri con lei: questo Sinodo è per noi una grazia molto speciale e papa Francesco è un profeta che guarda lontano».

Il presule brasiliano è poi entrato più nel dettaglio del Sinodo e dei suoi orientamenti: «Papa Francesco è figlio del Concilio Vaticano II e lo assume integralmente, con coraggio e fedeltà. La sinodalità è uno dei più bei frutti del Concilio Vaticano II e questo è diverso dagli altri, perché mette al centro gli abitanti storici dell’Amazzonia, gli indios, le comunità indigene. Nel discorso inaugurale il Papa ha chiesto ai vescovi di parlare con libertà e parresia, si aspetta proposte creative e coraggiose da noi vescovi sui due fronti aperti: i nuovi

cammini per la chiesa e l’ecologia integrale, che sono poi il fulcro dei due principali documenti di papa Francesco, Evangelii Gaudium e Laudato Si’. La Chiesa è attesa da una triplice conversione: una conversione pastorale, una ecologica e una sinodale, perché la Chiesa in quanto popolo di Dio è chiamata ad ascoltare le masse e i poveri. Sono felice perché sono convinto che questo Sinodo faccia molto bene alla Chiesa, ci saranno conclusioni molto importanti sull’ecologia integrale e non solo: preservare la madre terra significa preservare la vita».

Chiusura con le parole dell’Evangelii Gaudium: «Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario.

Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto perde l’entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione. E una persona che non è convinta, entusiasta,

sicura, innamorata, non convince nessuno».

di Luca Beltrami da Nostro Tempo del 20 ottobre 2019

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