#storiedimissione – Dorothy Stang

«Non possiamo parlare dei poveri.
Noi dobbiamo essere poveri con i poveri, allora non ci sarà più dubbio su come agire.»
«Non scapperò né abbandonerò la lotta di questi agricoltori
che sono indifesi in mezzo alla foresta
Hanno il sacro diritto a una vita migliore
in una terra dove possano vivere e produrre con dignità, in pace e senza distruggere.»
(Irmã Dorote)

Dorothy Stang, conosciuta da tutti come Irmã Dorote, è nata a Dayton (Ohio, USA) nel 1931 e ha vissuto in Brasile 39 anni – dal 1966 al 2005 – come missionaria religiosa nello Stato del Maranhão e nello Stato del Pará. Là si è impegnata intensamente nei movimenti sociali, al fianco di contadini e operai, lottando contro il disboscamento della foresta Amazzonica.

In quelle regioni remote e inaccessibili all’estremo nord del Paese, suor Dorothy era una presenza umile e solidale a fianco di contadini in cerca di terra. Era diventata una voce per richiamare che la persona va difesa sempre, e che la terra e la foresta non vanno aggredite e devastate, ma rispettate, protette e amate perché patrimonio di tutti e perché  “la morte della foresta è la fine della nostra vita.”

Il 12 febbraio 2005 la notizia dell’assassinio di suor Dorothy Stang lasciò di sasso il Brasile intero. Molti brasiliani avevano cominciato da poco ad accorgersi delle battaglie portate avanti a 73 anni dalla piccola suora con la voce dolce e il sorriso luminoso. Quella mattina gli assassini incaricati di ucciderla l’avevano sorpresa da sola su un camion nel mezzo della foresta amazzonica. Aveva con sé la bibbia e alcuni documenti con delle istruzioni per il Sustainable Development Project (Pds), un progetto di sviluppo sostenibile che stava portando avanti con passione insieme alle consorelle della sua congregazione. Com’era sua abitudine, suor Dorothy stava andando a fare visita ad alcune famiglie nella foresta. Aveva già ricevuto minacce di morte e quando i giovani armati l’avevano fermata si era subito resa conto di essere in pericolo, ma aveva provato a parlare con gli assalitori, riuscendo a leggere alcuni brani del Vangelo, dicendo che la sua arma era quel libro. Ma i soldi offerti per l’assassinio per quella gente valevano di più: sei colpi sparati a bruciapelo la fecero cadere a terra nel mezzo della foresta. Un temporale tropicale scoppiato subito dopo intrise del suo sangue la terra che lei tanto amava e che difendeva ogni giorno. Così l’hanno trovata le famiglie che lei voleva andare a trovare. “Quel giorno l’Amazzonia ha perso un’amica, ma ha avuto il dono di un angelo” disse Felicio Pontes Jr., un giovane procuratore della Repubblica e collega di suor Dorothy nelle battaglie in difesa delle popolazioni della foresta.

Una lotta di giustizia

Nello Stato di Parà, che insieme a quello di Amazonas contiene la più vasta area di foresta amazzonica, è in corso una lotta violenta tra i “predatori” e le popolazioni della foresta, che vivono perfettamente integrate nella natura, sulle rive degli innumerevoli fiumi, accanto a torrenti e laghetti. Non si tratta in questo caso di indigeni che mantengono il proprio linguaggio e le proprie tradizioni, ma nella maggior parte dei casi di persone di diverse etnie o più semplicemente di abitanti dell’Amazzonia. Non hanno diritti sulla terra dei loro antenati: sono figli della terra. I proprietari terrieri hanno il potere di segare gli alberi e avviare monocolture e allevamenti su vaste zone. Nell’economia globalizzata esportare significa guadagnare di più e l’industria agricola è per il Brasile la più grande fonte di esportazioni. Questo però sta accadendo a spese dell’ambiente e delle popolazioni che vivono nelle vaste regioni all’interno del paese. Suor Dorothy non è stata l’unica vittima dello scontro tra questi due opposti gruppi, si ricordino il sindacalista Chico Mendes, il giovane sacerdote Josimo Tavares, suor Adelaide Molinari e le centinaia di rappresentanti di queste popolazioni uccisi. Una lotta continua pervade la popolazione. Nelle aree dove non esiste una politica in questioni di sicurezza, ma un alto tasso di corruzione istituzionale, le persone sono minacciate e costrette a lasciare le proprie case. Contadini violenti si impossessano di terreni senza averne nessun diritto e ampliano con la forza i confini delle proprietà. In questo modo si stanno incrementando anche nuove forme di schiavismo. La morte di Dorothy e prima ancora la sua vita missionaria e le sue brillanti iniziative, vanno analizzate e comprese all’interno di questo scenario difficile e violento.

Dopo aver vissuto nel nordest del Brasile e aver viaggiato in diverse regioni del Parà subendo persecuzioni insieme alle popolazioni locali, le suore della congregazione di Notre Dame de Namur si sono stabilite ad Anapu, nella ‘terra di mezzo’, il suolo pubblico a circa 400 miglia da Belem, su invito del vescovo della diocesi di Altamira, Erwin Kräutler. Lui e altri tre vescovi erano stati esplicitamente minacciati di morte insieme a più di 200 altre persone. Con il suo sostegno e in collaborazione con l’Istituto nazionale per l’insediamento e le riforme agrarie, suor Dorothy era riuscita a rinnovare il suolo pubblico attraverso il suo progetto di sviluppo sostenibile. Il progetto puntava a destinare alla coltivazione il 20% del terreno e di mantenere intatto il 50% della foresta, rimboschendo la regione con alberi da frutto locali. L’attuazione di questi progetti cominciava a dare risultati e speranza, ma poi è cominciato lo scontro: alcuni contadini hanno preso possesso della terra con la violenza, hanno falsificato documenti e costretto gli abitanti ad andarsene. Si sono trovati di fronte a una resistenza organizzata e articolata e a quel punto hanno deciso di eliminare suor Dorothy: vendendo la vita di suor Dorothy per 50 real (circa 20 dollari americani).

Durante la cerimonia funebre svoltasi ad Anapu, una delle consorelle ha detto alla presenza del ministro dell’Ambiente del Brasile, di due vescovi e di tutte le altre persone: “Non siamo qui per seppellire suor Dorothy, la piantiamo nel terreno”. Il suo seme non ha smesso di produrre frutti: le sue battaglie per l’integrazione tra la foresta e il suo popolo si sono allargate a tutto il Brasile. Nello Stato del Parà è stato creato il ‘Comitato Dorothy’ per lavorare insieme con altre persone di buona volontà (avvocati, religiosi, politici, accademici e molti giovani) per far crescere la consapevolezza, produrre progetti e sostegno di azioni a favore della foresta e delle popolazioni.

Suor Dorothy, così come accaduto per Oscar Romero, è stata assassinata non “per odio verso la fede cattolica” ma “per odio verso la giustizia”, quella desiderata da Dio. (da www.santiebeati.it)

Preghiera
Grazie, mio buon Dio, per la vita piena di amici e di avventure meravigliose – la condivisione, il prendersi cura, le risate, il pianto.

Per approfondire (in inglese)

https://www.sndden.org/who-we-are/where-we-are/latin-america/the-amazing-grace-of-sr-dorothy-stang/

https://www.sndohio.org/sister-dorothy/expanded-story

https://www.flipsnack.com/aweisgerber/angel-in-our-forest.html (libro per bambini su Dorothy Stang, ma sempre in inglese..)

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