#storiedimissione – Christophe Munzihirwa

Ci sono cose che non si vedono bene
se non con occhi che hanno pianto.

La vita

Christophe Munzihirwa nacque a Lukumbo, vicino a Walungu (Kivu, Congo) nel 1926 ed è morto settanta anni più tardi, nel 1996, assassinato, martire. All’inizio degli anni ‘60 era già parroco della cattedrale di Bukavu e aveva una carriera sacerdotale brillante dinanzi a lui. Erano gli anni dell’indipendenza del Congo. Ma mons. Munzihirwa si considerava sempre un pellegrino, in cammino, alla ricerca costante di Cristo e del suo Regno. Nel 1963 chiede di far parte della Compagnia di Gesù. Quando nel 1967 Jean Scram, era a Bukavu seminando morte, Munzihirwa compiva i suoi studi di scienze sociali e economia in Belgio all’università di Lovanio. Nel 1969 fu richiamato in Congo e, fin da allora, è stato l’uomo delle situazioni difficili. Nel 1971, mentre era cappellano dell’Università di Kinshasa e formatore, avendo Mobutu (dittatore della Repubblica Democratica del Congo) obbligato gli universitari e i seminaristi a prestare il servizio militare per due anni, Munzihirwa insistette per farsi iscrivere anche lui e fu ammesso come sergente. Dal 1980 al 1986 fu provinciale dei gesuiti nell’Africa centrale (Rwanda, Congo e Burundi) e pubblicò molti articoli sulla rivista “Zaire Africa” (ora “Congo Africa”).
In queste pubblicazioni Munzihirwa mostrava la sua costante preoccupazione: aiutare l’uomo e la donna nel loro contesto a migliorarsi, a rispondere alla loro dignità inalienabile che Dio ha messo in ogni persona. Il 9 novembre 1986 fu nominato vescovo e inviato a Kasongo come coadiutore di mons. Pirigisha Timothée. Dall’inizio degli anni ’90 fu amministratore apostolico di Bukavu pur restando a Kasongo fino al giugno del 1994, quando divenne arcivescovo di Bukavu. Il 29 ottobre 1996 fu assassinato da un gruppo di militari rwandesi.
Il suo corpo si trovava assieme a tanti altri nella piazzetta di Nyawera (Bakavu): i militari avevano ucciso tutti quelli che passavano di là, a piedi o in auto. Solo alcuni di quelli che lo seguivano, abbandonando le auto e correndo tra le pallottole, si erano fortunosamente dileguati nelle viuzze mettendo in salvo la vita. P. Agostini, missionario saveriano, si occupò di recuperare il cadavere prima che i militari lo facessero sparire come era loro abitudine. Con alcuni studenti lo lavò e sistemò dentro una cassa, fatta con i banchi della cappella, per portarlo subito dopo alla cattedrale. Il giorno successivo si svolsero i funerali con una ventina di persone. Era morto un uomo di grande statura morale, testimone della verità, simbolo della resistenza pacifica di un popolo che dice NO alla guerra.

Chi era Christophe Munzihirwa

Tre sono stati gli elementi che hanno contraddistinto la sua esistenza: la profezia, lettura della situazione senza compromessi con il potere; la fraternità, vettore di un amore indistinto, senza pregiudizi; il martirio, volontà di rimanere a fianco delle vittime della guerra fino alle estreme conseguenze. “Non c’è che un prezzo da pagare per la libertà – diceva – il prezzo del sangue”. La Chiesa grida ancora una volta forte che nessuna logica vale più della persona umana. È per aver detto forte questa verità che Mons. Munzihirwa è stato ucciso. Al crepuscolo della sua vita, questo vescovo è “diventato popolo” e la sua voce ha smesso di formulare parole per tramutarsi in grido, il grido della gente. È ormai diventato coscienza e giudizio per ogni uomo e per ogni istituzione. Mons. Munzihirwa rimane un sicuro seme di speranza per la sua terra e la sua gente.
La fraternità l’ha vissuta in prima persona nell’accogliere i profughi rwandesi, invitando tutti i credenti a fare lo stesso. Diceva “Accogliamo tutti i rifugiati, senza discriminazione. Ringraziamo i nostri compatrioti che, nonostante la loro povertà, accolgono i rifugiati nelle loro famiglie. Cerchiamo di vivere insieme, da veri cristiani, zairesi e rwandesi, questi avvenimenti che interpellano la nostra carità e la nostra crescita evangelica”.
La profezia è stata purtroppo compresa troppo tardi e la vivono ancora gli abitanti del Congo. Citando il Vescovo: “Mentre le grandi potenze sembrano avallare lo statu quo e accordarsi sul fatto che lo Zaire debba integrare questi profughi, sul posto noi constatiamo i segni premonitori di possibili conflitti armati e di destabilizzazione di tutta la regione”. La regione del Kivu della quale era il pastore subisce abusi quotidiani che passano in secondo piano, non vengono narrati. Eppure tra le potenze di cui parla Christophe Munzihirwa ci sono anche quelle occidentali, ci siamo anche noi che ci sentiamo estranei, lontani, incolpevoli. Aveva già intuito decenni di soprusi e di morte che non sembrano destinati a terminare e per questo è stato ucciso, perché sapeva e parlava.
Gli piaceva farsi chiamare zamu, sentinella, custode del popolo e le persone che tanto amava lo descrivevano così: “Era un uomo povero. Incontrandolo, è questa la prima cosa che colpiva. Per lui l’essere vescovo non è stato in alcun modo un mezzo per arricchire se stesso e la propria famiglia. È stato un servizio. Aveva due sole camicie, uguali, e due pantaloni, che lavava lui stesso e metteva ad asciugare. Tutto quello che mons. Munzihirwa ha fatto, l’ha fatto solo per i rifugiati, mai per interessi personali. Questa povertà si coniugava bene con la libertà di spirito di cui godeva, per cui non ha avuto paura di parlare perché non aveva niente da perdere”.

Per concludere con una sua citazione molto attuale: “In questi giorni cosa possiamo ancora fare? Restiamo saldi nella fede… Abbiamo fiducia che Dio non ci abbandonerà e che da qualche parte sorgerà per noi un piccolo bagliore di speranza. Dio non ci abbandonerà se noi ci impegniamo a rispettare la vita dei nostri vicini, a qualsiasi etnia essi appartengano”.

Preghiera
Speriamo che il Signore non ci abbandoni e che da qualche parte nel mondo possa venire una fiammella di speranza.

Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio” (Ezechiele 3, 16-18)

VIDEO in francese

inoltre, a questo link, è possibile vedere o scaricare un nuovo video su mons Munzihirwa pagando euro 1,99

Per approfondire

http://www.giovaniemissione.it/categoria-testimoni/2206/mons-munzihirwa/