lettera di Piero Gavioli dal Congo

Riceviamo da don Piero Gavioli, originario di Massa FInalese, missionario salesiano nella Rep. Dem del Congo, questo scritto in merito all’uccisione dell’ambasciatore Attanasio, del carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista congolese

Varie persone mi hanno scritto per chiedere notizie. Io risiedo a Bukavu, e l’ambasciatore Luca Attanasio, la sua scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo sono stati uccisi a una trentina di km a nord di Goma, lunedì 22 febbraio verso le 10. Le mie informazioni sono quelle di tutti. Ho letto il comunicato del Governatore del Nord Kivu, Carly Nzanzu Kasivita, che ha parlato all’ospedale con il vice-direttore del PAM, Rocco Leone, e con l’autista dell’ambasciatore. Il convoglio di due veicoli del PAM (Programma Alimentare Mondiale) è caduto in un’imboscata a meno di 30 km fuori Goma, sulla strada verso Rutshuru – sulla quale rapimenti di persone per riscatti sono molto frequenti. I sette membri del convoglio sono stati condotti nella boscaglia dagli assalitori che si esprimevano in kinyarwanda (lingua praticata in tutta quella regione). L’ambasciatore, la sua guardia del corpo e un autista del PAM sono stati uccisi dagli assalitori quando c’è stata una sparatoria tra questi e un gruppo di guardie del parco, appoggiate da militari regolari (FARDC). Gli altri 4 ostaggi hanno potuto scappare in quel momento.

Normalmente, i convogli sulla strada di Rutshuru sono accompagnati dalla polizia congolese, che dice di non essere stata avvertita – affermazione contestata dal Ministero degli Esteri italiano. Queste sono le notizie apprese dai media.

Posso invece dire qualcosa sul mio ultimo incontro con l’ambasciatore. Sabato 20 febbraio, Luca Attanasio è arrivato a Bukavu proveniente da Goma con lo stesso convoglio di due macchine del PAM, messe a sua disposizione dal vice-direttore nazionale del PAM, Rocco Leone, che lo accompagnava. Sulla strada da Goma a Bukavu (circa 170 km quasi tutti in terra battuta) si sono fermati per visitare alcune realizzazioni del PAM a favore di sfollati (nella Repubblica Democratica del Congo, si calcola che ci sono circa 5 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, che hanno dovuto scappare dalle loro terre per sfuggire ai numerosi gruppi armati).

Alle 16 e 30, l’ambasciatore aveva dato appuntamento alla piccola comunità italiana di Bukavu (più o meno 25 persone, quasi tutti religiosi o religiose) alla casa provinciale dei missionari saveriani. Da quando è ambasciatore, Luca Attanasio visita i connazionali almeno una volta all’anno. Si fa accompagnare dal console, che si mette a disposizione di chi deve rinnovare passaporto o patente: fa riempire formulari e prende le impronte digitali, per risparmiare agli italiani che risiedono all’Est un viaggio costoso a Kinshasa.

Anche questa volta, l’ambasciatore è stato molto cordiale, ci ha dato notizie di Kinshasa (dove lui e la sua famiglia sono stati vittime del Covid-19), ci ha chiesto notizie, ha fatto parlare il vice-direttore del PAM, Rocco Leone, ci ha presentato Vittorio Iacovacci, il carabiniere sua guardia del corpo, ha promesso che si interesserebbe perché a Goma ci sia un rappresentante consolare… Poi abbiamo partecipato insieme a un rinfresco, l’ho salutato, mi ha promesso che la prossima volta sarebbe venuto a visitare la nostra scuola di mestieri… Ci siamo lasciati, l’indomani è ripartito a Goma dove doveva incontrare la comunità italiana. Penso che il lunedì fosse diretto a visitare altri centri assistiti dal PAM a Nord di Goma. Sulla strada, è stato intercettato e ucciso.

Mi permetto due considerazioni. Un ambasciatore italiano assassinato fa notizia. Nel Nord et Sud Kivu, ci sono centinaia di persone che sono uccise ogni anno da gruppi armati. Purtroppo non fanno notizia a livello mondiale. Un anno fa, la signora Michelle Bachelet, Alto Commissario ai Diritti dell’uomo, dichiarava che, a causa del clima di violenza, di distruzione e di paura che regna in varie regioni del Congo, circa 5,5 milioni de Congolesi hanno dovuto spostarsi all’interno del paese, e almeno 922.000 persone sono fuggite verso altri paesi africani. Speriamo che questo assassinio spinga le autorità a prendere le misure per pacificare la nostra regione e tutto l’Est del Congo.

In varie regioni, i gruppi armati reclutano i loro combattenti tra i giovani dell’interno, che non vanno a scuola, non hanno lavoro, vivono nella miseria senza prospettive di avvenire. Alcuni anni fa, quando ero al Centro Don Bosco Ngangi di Goma, gli insegnanti avevano cominciato un movimento di sciopero per rivendicazioni salariali. Alcuni ragazzi grandi, che erano stati nei gruppi armati, li hanno minacciati: se non ci fate studiare, ritorniamo nella boscaglia. La pacificazione dell’Est del Congo verrà quando ci saranno condizioni di vita e di sviluppo per tutti. L’ambasciatore Luca Attanasio era molto sensibile a questo aspetto, ed è stato ucciso mentre si recava a visitare opere di soccorso e di sviluppo.

Nel loro piccolo, i salesiani di Don Bosco, a Goma, a Bukavu, a Uvira, accolgono nelle scuole professionali ragazzi vulnerabili che potrebbero essere attirati o recuperati da gruppi armati. Offriamo loro un mestiere e una prospettiva di avvenire. E’ il nostro contributo alla costruzione della pace all’Est del Congo.

In questi giorni molti Congolesi, adulti e giovani, mi hanno presentato le condoglianze come “rappresentante del popolo italiano”. Abbiamo pregato insieme per le tre persone uccise e per tutte le altre vittime della violenza nel nostro paese. E abbiamo rinnovato il nostro impegno perché, attraverso l’educazione dei giovani vulnerabili, il Congo trovi la strada della giustizia e della pace.

Bukavu, 24 febbraio 2021

Don Piero Gavioli