Lucia Leonardi, da Fiorano al Messico

Lucia Leonardi è una missionaria saveriana di Fiorano Modenese. Dopo un periodo di sosta in Italia, alla vigilia del suo ritorno in Messico, racconta la sua storia…

Ai piedi di una collina dell’Appennino modenese sorge un ridente paesino, che, ai tempi della nostra storia, contava poche migliaia di abitanti, per certo gente buona, laboriosa e onesta. La collina che a noi interessa raggiunge i 300 metri di altezza. Su di essa, nei tempi antichi, sorgeva un castello, che evoca gente nobile, Marchesi precisamente. Il frontespizio di detto castello era abbellito da un’immagine della Madonna con in braccio il bimbo Gesù, a testimonianza della fede dei suoi abitanti.
Si sa però che la storia non è priva di rivalità, lotte e conquiste: essa ci trasmette che, quattro secoli fa, il bel castello fu dato alle fiamme e quasi semidistrutto, tranne il dipinto della Madonna che rimase incolume.
Questo fatto fu subito interpretato come un miracolo, al quale altri seguiranno, e gli abitanti non tardarono a costruire in quel luogo un Santuario che venne chiamato “Madonna del Castello”. Tuttora esso è testimone della fede e dell’amore degli abitanti a “Maria mediatrice di tutte le grazie”, titolo che ella conserva ancor oggi.
In questo “fiorente” paese, chiamato Fiorano, situato nella Pianura padana, ove la terra è fertile e generosa e la gente resiliente e laboriosa, in piena seconda guerra mondiale sono nata io, in una famiglia di piccoli proprietari di terra.
Il clima di rinascita e ricostruzione dalle macerie del secondo conflitto mondiale che aveva particolarmente colpito l’Emilia Romagna, quando la nascente Azione cattolica stimolava la gioventù all’impegno attraverso una solida formazione ai valori cristiani e agli ideali più alti, era il terreno fertile per il sorgere della vocazione alla vita religiosa in tanti giovani. Fra questi anch’io, per grazia di Dio e per la presenza di tante persone che mi hanno aiutata a realizzare questo mio sogno: fra esse, la mia famiglia.
A Parma, proprio in quel tempo, era sorta, per opera del p. Giacomo Spagnolo, missionario Saveriano, e della professoressa Celestina Bottego, una nuova congregazione missionaria la cui finalità era l’annuncio del Vangelo ai non cristiani.
Furono i miei genitori ad accompagnarmi a Parma e fu la Madre Celestina a riceverci con la sua tipica accoglienza e amabilità, che li impressionò molto, tanto che il papà al ritorno commentò: «Possiamo stare tranquilli, l’abbiamo lasciata in buone mani».
Il Messico è stata la mia destinazione: là ho vissuto gli ultimi quarant’anni. La missione è stata il luogo dove il Signore mi ha sfamata, dissetata, rivestita… Nel popolo messicano ho incontrato la cordialità, l’accoglienza, il dare importanza alla persona, il saper quasi indovinare la sua necessità, la gioia, la festa.
Qualcuno mi ha chiesto se in Messico mi sono sentita realizzata come missionaria e come consacrata. Ho risposto di sì, convinta che non è il luogo, né ciò che uno fa che rende una persona missionaria, ma la certezza di sentirsi amati e inviati dallo stesso Gesù missionario del Padre.
Forse qualcuno leggendo questo scritto potrebbe chiedermi: «Ma allora non hai fatto proprio niente in tutti questi anni?». Mi aiuta a rispondere la poetessa Emily Dickinson: «Se potrò impedire a un solo cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano. Se allevierò il dolore di una vita, o guarirò una pena, o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido, non avrò vissuto invano».
Si, forse qualche passero ho aiutato a rientrare nel nido, forse ho alleviato qualche dolore, ma soprattutto ho compreso che «siamo alunni di primo grado alla grande scuola di Cristo vita», come ebbe a dire il papa Paolo VI.
Riparto vecchia di anni ma, credo, ancora giovane di spirito e con la voglia di continuare ad aiutare e servire: per questo riparto felice. Ignoro l’autore di questa preghiera: «Signore, accetta tu l’offerta degli anni che mi restano: ultimo canto per te, umile preghiera a te! La speranza radiosa della tua risurrezione illumini fino all’estremo palpito questo povero cuore, che tu hai creato per la tua eternità, o mio Signore!». Così sia.
Lucia Leonardi, agosto 2022