Ouargla (Algeria) 20 11 2015
Carissimi, Carissime.
Arrivato da poche settimane nell’oasi di Ouargla nel Sahara, prima di scrivervi, volevo prendere il tempo di guardarmi attorno e conoscere almeno in parte le realtà di qui, ma gli avvenimenti tragici svoltisi in questi ultimi giorni in Francia, mi spingono a farmi vivo senza indugio, sia per dirvi come ha reagito la popolazione di qui, sia per rispondere a quanti hanno manifestato la loro preoccupazione per la mia sicurezza.
Davanti al massacro di tante persone innocenti, negli attentati terroristici di Parigi, non è possibile non esprimere la più forte indignazione, non c’è niente al mondo che possa giustificarli. E quello che è più grave è che questi orrori sono stati perpetrati in nome di Dio. Vivendo in mezzo ai musulmani, siamo testimoni della condanna ferma da parte della grande maggioranza di essi, come pure della pena che risentono nel loro intimo per l’umiliazione inflitta all’islam. Cito a questo proposito un breve passaggio di una lettera che un musulmano ha indirizzato al nostro Vescovo Claude Rault. “Davanti a questa tragedia che ha colpito il popolo francese, io, la mia famiglia e i miei vicini condividiamo l’angoscia e l’orrore della Francia amica, colpita al cuore da questi crimini terroristici. I nostri pensieri vanno a tutte le persone ferite nella loro carne da questi atti selvaggi”.
Questi attentati, come tutti gli altri commessi in Iraq, Siria, Nigeria… (mentre vi scrivo arriva la notizia di un attacco sanguinoso anche nel Mali), se da una parte suscitano compassione e vicinanza di cuore con quanti ne sono le vittime innocenti, dall’altra c’è il timore che rinforzino i sentimenti di rifiuto verso gli immigrati e alimentino atteggiamenti ostili verso i musulmani in modo indiscriminato, senza tener conto che esiste una maggioranza tra di loro che aspira alla pace e alla convivenza pacifica. Spero che questi delitti orribili non costituiscano un nuovo pretesto per coloro che sanno servirsene per fomentare odio. Dopo una vita spesa in mezzo ai musulmani, vorrei ribadire che la fraternità, benché da ricercarsi senza posa, è possibile e che le differenze non impediscono il rispetto reciproco e la convivialità.Da quanto ho scritto, potete essere certi che non corriamo pericoli, legati ai recenti fatti. Gli integralisti esistono anche qui, ma ripeto, il più gran numero aspira alla pace.
Sono arrivato il 4 novembre. In macchina ho percorso gli 800 km. che mi separano da Algeri. Partito dalla zona temperata del nord del paese (che ha lo stesso clima della Sicilia) sono arrivato alle dune sabbiose del Sahara ed ho scoperto un’oasi in pieno sviluppo. Dagli anni ’80, quando è stato scoperto il petrolio nel sottosuolo, essa è passata da 20.000 abitanti circa a quasi 200.000! Siamo in una vera città che si organizza con uno stile moderno. Ne scriverò più tardi.
Intanto è a voi tutti che rivolgo il mio saluto cordiale e il mio ricordo fraterno, in un momento in cui una parola importante del Vangelo riveste tutta la sua attualità; “Beati quelli che creano pace attorno a loro, saranno chiamati figli di Dio”.
Caramente, P. Aldo.