Al mio ritorno da Jussara, mi sono sentita rivolgere due domande: com’è andata in Brasile? Cosa sei andata a fare là? Alla prima ho risposto sempre nello stesso modo: molto bene. Alla seconda ho fatto più fatica a trovare una risposta unica e convincente.
Grazie al Centro Missionario Diocesano di Modena, quest’anno ho passato 20 giorni a Jussara, città del Goiás, stato del centro ovest del Brasile, dov’è parroco il missionario modenese don Maurizio Setti. Questa esperienza è stata in parte differente da altri viaggi simili perché il Centro Missionario e don Maurizio hanno desiderato che prima di tutto fosse un’esperienza di Chiesa e diocesana.
Quindi cosa sono andata a fare là? Per quanto la risposta non sia convincente nel mio modo “europeo” di intendere la parola “fare”, sono andata ad incontrare. Incontrare una Chiesa, un popolo, delle persone. E a scoprire che questo incontro poteva veramente cambiare le vite, la mia e quelle degli altri.
Sono andata ad incontrare una Chiesa diversa da quella che conosco, con cui non sono mancate le incomprensioni, ma anche legata alla Chiesa modenese da grande affetto e da uno scambio fruttuoso ma, purtroppo, affievolitosi negli anni. È stato per me bello e, allo stesso tempo, imbarazzante sentirmi chiedere notizie dei preti missionari modenesi che hanno vissuto in Goiás, dove hanno lasciato un ricordo incancellabile, e ammettere che io, da modenese, li conosco solo di nome.
Sono andata ad incontrare un popolo, con una mentalità differente dalla mia, ma così accogliente, affettuoso e aperto al confronto da non farmi sentire mai straniera, né lontana da casa. Ho avuto l’opportunità di conoscere i ragazzi del Centro Parrocchiale, del centro di accoglienza per ragazzi tolti alle famiglie, i bimbi dell’asilo nido di Nova Jussara, gli ospiti del centro per anziani, le famiglie delle comunità rurali, le suore della carità di Santa Giovanna Antida Thouret e tanti altri. E ho avuto modo di fare un incontro che mi ha segnata in modo indelebile: quello con i detenuti della locale prigione.
E sono andata ad incontrare delle persone, come i miei amici Carol, Dieferson, Geane, Euflai, le loro famiglie, i loro amici e conoscenti. È stato meraviglioso vedere con quanta gioia e affetto hanno desiderato coinvolgermi nelle loro vite, raccontarmi le loro storie, rendermi parte del loro quotidiano, con le sue fatiche e le conquiste. E ho potuto sperimentare nel concreto la Parola di Gesù che dice: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi”.
Loreta