come ci eravamo ripromesse di fare, ci siamo immerse in questo mondo brasiliano, dal quale riemergiamo momentaneamente per condividere con voi altri momenti della nostra esperienza.
Tra bambini e suore, riso, pollo e fagioli, sordi, muti e cerebrolese (noi), la nostra vita va avanti. Ci siamo trovate il nostro posto in questa routine, ma sono anche successe tante cose che rendono comunque ogni giorno diverso dall’altro.
Innanzitutto, abbiamo vissuto la Pasqua. Brasiliana. Possiamo assicurarvi che Gesù è risorto anche in queste terre che a volte sembrano proprio dimenticate da Dio e da tutti. Se la buona notizia nel Vangelo è annunciata in primis dalle donne, qui è stata urlata a squarciagola da diecimila giovani della diocesi di Sao Miguel (una delle tanti della metropoli di San Paolo). Sono stati loro i primi ad annunciarla, mettendosi in cammino per 12 km per la famosissima Camminata della Resurrezione. Partita a mezzanotte, dopo la veglia pasquale, dalla chiesa più lontana dalla cattedrale fino alla cattedrale stessa, si è conclusa con la prima messa della domenica di Pasqua alle 6 del mattino. Avendo percorso tutta questa strada, l’annuncio è stato dato proprio a tutti. Ma questa non è stata né la prima né l’ultima processione. Il folklore brasiliano vuole che i festosi abitanti di questo “pais tropical”, adorino radunarsi in processioni e cantare e ballare qualsiasi tipo di musica: dall’ “osanna eh, osanna ah!” della Domenica delle Palme, ai canti più lugubri del Venerdi Santo, fino agli inni da stadio alla Resurrezione nella Domenica di Pasqua… loro vogliono vivere intensamente ogni momento, ogni celebrazione, per sentirsi il più possibile vicino a Gesù, che forse si augurano di avere altrettanto vicino.
Il Venerdì Santo in particolare, ci ha colpito molto, praticamente facendoci entrare nel “VIVO” della Passione: i ragazzi della parrocchia hanno messo in scena le stazioni della Via Crucis, al punto che l’attore di Gesù alla fine forse non era più così tanto VIVO… essendosi preso numerose frustate. Noi eravamo esterrefatte, se non quasi scioccate. I nostri dubbi sono stati chiariti in maniera ancora più tragica dal racconto di due ragazzi del nord del Brasile. Nella loro terra, durante una di queste rappresentazioni della Passione, il Giuda-attore che doveva fingere l’impiccagione, è morto davvero, sotto gli sguardi meravigliati del pubblico, davanti all’impeccabile performance. Ma com’è possibile?!?!? L’ennesimo dubbio che non verrà risolto. Questa realtà è sicuramente troppo difficile da capire a fondo, e a volte questo causa il nostro smarrimento davanti a domande che probabilmente per loro sono inutili. Per esempio: è inutile chiedere A CHE ORA? a un brasiliano. Quando si è pronti, è l’ora giusta. Oppure: COSA SI FA DOMANI? non esiste. Primo, perché solo quando ci si saluta e ci si dice “A DOMANI”, la gente risponde piena di ottimismo “SE DEUS QUISER” (se Dio vuole); secondo, perché l’organizzazione di qualsiasi cosa lascia sempre un po’ a desiderare i nostri canoni europei; terzo, perché la vita è talmente precaria che la gente si è abituata a vivere giorno per giorno, ma di questo, ne avevamo già parlato.
Un’altra novità è stato l’allargamento della nostra comunità si. Dall’Italia è arrivata Suor Bernardine, rientrata dopo un periodo in Nigeria e in Italia; Suor Fernanda, ex-colonna portante di questa scuola e di questa missione; Suor Chidinma, Madre Generale delle Figlie della Provvidenza per i Sordomuti. L’arrivo di questa importante visita era tanto atteso da tutti, in particolare da Suor Eliene, la direttrice della scuola, che insieme a Suor Renata e a Suor Cristiana, non vedeva l’ora di presentare i suoi bambini alla Madre Generale, per la prima volta in Brasile.
Come tutte le cose belle e tanto attese, questa novità ha portato parecchio scompiglio. Anche a noi, che ci siamo ritrovate in mezzo a tante suore, tutte diverse l’una dall’altra, tutte con le loro esigenze e le loro convinzioni, e tutte con il loro programma che, ovviamente, non si intersecherà mai con i programmi altrui.
AMEN.
Fortunatamente oggi andremo tutti insieme (suore, volontarie, maestre e famiglie) a visitare il Santuario di Nossa Senhora Aparecida, la patrona del Brasile! Questa gita sarà una bellissima occasione per consolidare questi rapporti creatisi tra di noi in questi mesi.
Sì, perché stiamo imparando che fare comunità è bello ma anche difficile: il legame è da costruire giorno per giorno e ci vuole tempo anche per arrivare ad un equilibrio tra i caratteri e modi di fare di ciascuno… ma sono proprio queste differenze che possono poi rendere la comunità più ricca e più bella perché ognuno può contribuire a migliorarla! Quindi un insegnamento che ci portiamo a casa potrebbe essere questo: c’è un momento in cui si fa una scelta, si prende una decisione, ci si mette in cammino per una strada. Questa scelta però va’ perseguita, va’ confermata giorno dopo giorno, passo dopo passo. Forse questo è anche un po’ il filo conduttore del significato della nostra “missione”. Stiamo anche prendendo consapevolezza che missione non è tanto un “fare” ma un “essere”: essere se stessi mettendo a disposizione degli altri i propri “talenti” decidendo giorno per giorno chi vogliamo essere per tornare un po’ diverse e, speriamo, un po’ migliorate.
Dopo tante esperienze di missione semplicemente ascoltate, ora noi stiamo vivendo la nostra che non vediamo l’ora di raccontare, anche per dare voce proprio a questi nostri bambini sordo-muti che vivono non solo un deficit fisico, ma anche la povertà delle relazioni. In primis in famiglia perché, non riuscendo a farsi capire dai genitori, rimangono spesso in disparte. La scuola risulta l’unico luogo in cui potersi esprimere liberamente, confrontarsi con altre persone che attraverso il linguaggio dei segni cerca di aprirsi delle porte sul loro mondo e allo stesso tempo di aprire a loro il mondo con il quale prima o poi dovranno scontrarsi.
Ancora una volta solo l’amore potrà determinare lo slancio nei confronti di questi “ultimi” davanti ai quali noi ci siamo ritrovate. Abbiamo vissuto un bellissimo pranzo, ospiti di una famiglia di un professore sordomuto della scuola che ha sposato una donna udente: oggi hanno due figli udenti che non hanno mai messo in dubbio l’amore del loro papà nei loro confronti e viceversa. Non è così scontato come pensate. Ci sono tanti genitori che non accettano il problema dei loro figli e, ancora più spesso, sono i figli udenti di genitori sordi a vergognarsi della loro famiglia.
La nostra esperienza, giunta ormai al termine, ci ha arricchito molto. Speriamo abbia arricchito anche le persone che abbiamo incontrato e cercato di aiutare. Torneremo a casa con la voglia di condividere ulteriormente con voi questo nostro tratto di strada che abbiamo percorso lontano dalle nostre comunità.
Chissà che dopo avervi insegnato il “Padre Nostro” in portoghese non ve lo insegneremo anche nel linguaggio dei segni…
Un saluto e una preghiera
A presto!
Erica e Federica