Prime notizie dal campo in Ciad

WhatsApp Image 2017-08-09 at 23.40.44Salam aleikum, aleikum salam

Eccoci qua dopo qualche giorno dal nostro arrivo in Ciad (Tchad). Tante cose sono successe e tante emozioni, sentimenti e pensieri ci affiorano nella mente.

Dopo aver salutato parenti, amici e tutti coloro che ci accompagnano in questo viaggio siamo partiti arrivando in capitale N’djamena. Siamo stati subito accolti dal caldo mescolato all’umidità di una notte ciaddiana che ci fa percepire che prima del nostro arrivo c’è stata una forte pioggia.

Siamo stanchi, assonati ma appena vediamo il sorriso luminoso di padre Filo e la risata con cui ci accolgono padre Saturnin e padre Fidel per un attimo la stanchezza sembra abbandonarci per dare spazio ai nostri occhi desiderosi di osservare cosa ci circonda . Occhi che hanno voglia di conoscere, vedere e imparare.

IMG-20170804-WA0024In capitale rimaniamo per un giorno, un giorno intenso ricco di incontri. La visita alla comunità comboniana e a seguire alla “Tenda di Abramo”, un luogo nel quale la religione musulmana e quella cristiana possono conoscersi e incontrarsi soprattutto attraverso i giovani con varie attività come ad esempio conferenze, incontri, dibattiti, film…

La capitale è abbastanza trafficata, le strade sono affollate come i mercati, ma si respira un clima di tranquillità, di silenzio e tutto gira intorno ai tempi africani, chiedendoci di rallentare dalla nostra routine frenetica.

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Arriviamo ad Abéché, dopo diciotto ore di macchina, una gomma bucata, un problema ai freni e una sosta a Mongo per pranzare alle 5 di pomeriggio sotto un’acquazzone africano. Il paesaggio che ci accompagna in questo viaggio cambia spesso. Lungo la strada incontriamo cammelli, gruppi di nomadi, tanti asini o meglio come qui vengono chiamati “les ministres du transport”, capre e mucche. Tutto circondato da un fantastico verde che viene spazzato via da piccole montagne composte da sassi e da deserto che costeggiano la strada.

Arriviamo. E’ tardi: è mezzanotte ma i ragazzi ci stanno aspettando. Appena scendiamo veniamo accolti da strette di mano e sorrisi. Ci offrono qualcosa da mangiare,vogliono sapere come ci chiamiamo, se siamo stanchi e ci chiedono molte parole in italiano. Si, si vogliono imparare l’italiano.

È domenica, andiamo a messa. La chiesa parrocchiale è all’interno della missione comboniana. non ci vuole tanto ad arrivare, usciamo dalla stanza ed eccoci già in lì. Viene letto in vangelo in tre lingue: francese, arabo e sara (dialetto locale) e anche l’omelia viene tradotta nelle stesse lingue.

Finita la messa, arrivano le presentazioni: ognuno di noi prova a dire qualcosa a modo suo, con il francese che è riuscito a imparare nelle settimane precedenti alla partenza. Si, non siamo bravi, la gente ride, ma è felice di conoscerti, ci invitano a ballare e danzare insieme a loro. Siamo felici.

Le nostre giornate iniziano molto presto con la messa alle 5.45. Ogni mattina i ragazzi ci propongono varie attività come pitturare insieme a loro la chiesa, cantare e danzare: tutti modi per conoscersi, incontrarsi e confrontarsi lavorando insieme.

Anche con i tre novizi comboniani (che vengono dal Ciad , Congo e Benin) presenti qui ad Abechè, c’è un bellissimo confronto e il dialogo è sempre aperto e possibile. In questi giorni c’è stata la possibilità di parlare di diversi temi: rapporto tra religione e tradizione, infibulazione, matrimoni, relazioni e comunità in Europa e Africa.

Ci sono tante, troppe cose che ci colpiscono, che arrivano alla nostra mente, tanto che ci sembra di essere qui da molto più di una settimana.

Stiamo vivendo come se dentro di noi ci fosse un corto circuito: tanti stimoli da raccogliere e da ricordare per farli fruttare una volta tornati a casa.

Qui passiamo molto tempo con una quindicina di ragazzi tra i 17 e 24 anni, “I ragazzi di luce” : tutti i giorni quando ci incontriamo vediamo in loro un sorriso, uno sguardo che ci rassicura. Come domenica, che nel vangelo della trasfigurazione il volto di Dio diventa un volto di luce, di sole. Così anche il loro.

Purtroppo a causa di difficoltà famigliari due di noi sono dovuti ritornare a casa: nonostante ciò ci impegniamo a mantenere vivo lo stile di comunità anche con chi è tornato : ON EST ENSEMBLE!