Anche per questo tempo di Avvento abbiamo chiesto a p. Filippo Ivardi Ganapini, missionario comboniano ad Abéché, in Ciad un commento ai vangeli delle domeniche di Avvento. Ecco quello della prima domenica (Mc 13,33-37)
Gesù di Nazareth é a Gerusalemme. Il cuore del sistema politico, economico e religioso di quel tempo. Un sistema che faceva maledettamente soffrire il suo popolo. Come Gesù stesso aveva sperimentato sulla sua pelle nelle campagne della Galilea, la regione a nord.
E’ seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, dimora del dio denaro e emblema dell’ingiustizia. Nonché della religione al servizio del potere e dell’interesse dei pochi.
Gesù parla ai suoi amici che lo accompagnano nel cammino e apre loro il cuore. Parla di alcuni segni che avverranno e che montreranno la fine di quel sistema e l’irruzione di un mondo nuovo di fraternità e giustizia. Una rivoluzione che ha bisogno di loro! E di noi oggi! Come direbbe Primo Mazzolari: “Il mondo si muove se noi ci muoviamo. Si muta se noi ci mutiamo. Si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura. La primavera comincia col primo fiore. La notte con la prima stella. Il fiume con la prima goccia d’acqua”. Gesù parla del sogno del Padre e invita i suoi a stare svegli per realizzarlo. Che bisogno immenso ne abbiamo noi oggi di svegliarci! Narcotizzati da tv spazzatura e reti sociali (o associali) che ci fanno credere che sia normale vivere in un mondo dove il 10% della popolazione mondiale si accaparra il 90% delle risorse del pianeta. E dove 800 milioni di persone soffrono la fame quando basterebbe ridurre le spese militari (che continuano ad aumentare) del 10% perché tutti abbiano a mangiare a sufficienza. E invece di rimboccarci le maniche e darci da fare per un mondo più umano e giusto ci perdiamo in ore e ore di niente e di vuoto del mondo virtuale. Mondo che atrofizza la passione di cambiare questa umanità!
Svegliamoci amici! Svegliamoci giovani! Non c’é tempo da perdere e da dormire. Gesù dice ai suoi di ieri e a noi oggi che non conosciamo il tempo del cambiamento ma che dobbiamo “osare invantare l’avvenire”, come direbbe Thomas Sankara, e vigilare su madre terra ferita al cuore, sugli immigrati carne di Cristo respinti, sui fratelli e sorelle rom ai margini, sulle vicende di popoli crocifissi come il Sud Sudan, il Centrafrica, il Congo RDC, la Siria, i saharawi, i curdi, i palestinesi e tutti i senza terra, senza voce, senza volto. E’ urgente tenere occhi aperti e orecchie spalancate per vedere e ascoltare il grido degli ultimi del mondo. Quel grido che non ci lascia dormire! Svegliamoci per incontrare il Dio che viene nei derelitti della terra, che vive nelle ferite aperte della carne vittima dei tanti templi idolatri della storia. Dio irrompe e si fa presente nella vita di chi non conta nulla agli occhi dei grandi. Per cambiare la storia.
Allora per riconoscerlo serve aprire bene gli occhi. Come scriveva Annalena Tonelli il 23 febbraio 1970 da Garissa: “Tenete gli occhi ben spalancati! Non raccontatevi bugie, imparate a godere di dirvi la verità reciprocamente e prima ancora ognuno di voi a se stesso. Non fatevi concessioni, evitate compromessi… anche quando sarete stanchi o vi farà male, non saltate mai una costante serena equilibrata revisione di vita. Sforzatevi di vivere in semplicità, evitate tutto quello che puo’ essere superfluo”