L’avevamo definito un viaggio „al contrario“. Il senso contrario della nostra rotta rispetto a quella dei migranti non è la sola dimensione che ci siamo visti ribaltare durante quei giorni di incontri, dal 23 al 31 luglio scorso. Sono stati momenti intensi, alla maggior parte dei quali non eravamo preparati.
Dopotutto, come si fa ad essere preparati ad ascoltare la voce di Vito, mentre racconta di quella notte in mare, sulla sua Gamar, che si riempiva di giovani eritrei, naufraghi a pochi chilometri dalle coste di Lampedusa? Era il 3 ottobre 2013, e Vito era lí, presente, nelle vesti di un uomo, semplice ma vero, cosí come era in mezzo a noi pochi giorni fa, a farci commuovere attraverso le sue parole. Ma questa commozione non puó rimanere un’emozione superficiale. Deve entrarci dentro e darci il coraggio di dire basta a questa indifferenza, di schierarci, una volta per tutte, dalla parte degli esseri umani. È la stessa cosa che fa Kamal, con la sua associazione in difesa dei venditori ambulanti, che a Palermo si è trovato a combattere per i suoi diritti dapprima, e poi anche per i diritti degli italiani. Kamal, origini marocchine, ha imparato l’italiano cosí bene che ha fatto del linguaggio la sua arma a doppio taglio.
Ecco che ci rendiamo conto che anche noi abbiamo bisogno di armi diverse dalla paura e dall’odio. Abbiamo bisogno di un’alternativa umana davanti a tutta questa chiusura. “Apriamo i porti”, “apriamo le frontiere”: sono moniti che non possono piú avere un senso se prima non si aprono occhi e cuore.
Abbiamo bisogno di dare dei nomi ai nostri fratelli che sopravvivono al mare del deserto e al Mare Nostrum, perché giá troppi, ancora prima di approdare sulle coste europee, perdono ogni dignitá e ogni diritto, primo dei quali è il diritto alla vita. Questo e molto altro è emerso nei nostri momenti di dialogo con diversi „personaggi“ che ci hanno accompagnato per Palermo e Lampedusa. Non è necessario tirare le fila del discorso, forse non si puó nemmeno, almeno finché qualcosa non sará cambiato. Sicuramente siamo cambiati noi e ora siamo mossi da un’energia tale che ci permetterá di restituire ció che abbiamo visto e conosciuto, anche a chi non ha partecipato a questo nostro viaggio, anche a chi, forse, di questo viaggio non vorrá nemmeno sentir parlare. Abbiamo il dovere di farlo, di dare ulteriore voce a chi la voce non la sta usando per urlare, come va di moda adesso. Ci siamo presi una grande responsabilitá, é vero. Ma arrivano momenti nella vita in cui si sceglie: si sceglie quotidianamente, finché le nostre scelte non si concretizzano in gesti sociali e politici, e ci fanno crescere sognando un mondo che vada avanti, diritto, e non … “al contrario”.
Ora siamo pronti ad immergerci nel nostro cammino di restituzione, che come prima tappa ci vede approdare nelle sale dell’Ostello San Filippo Neri in Via Sant’Orsola 40, a Modena, durante la serata di mercoledí 3 ottobre, alle ore 19:00. La data non é casuale. É proprio l’anniversario del Naufragio di Lampedusa, ricordato come uno dei peggiori della nostra storia moderna. „Il 3 ottobre aveva cambiato per sempre la nostra storia“, scrive Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, nel suo libro-testimonianza Lacrime di Sale. Vorremmo invitarvi a fermarci un momento insieme per chiederci se oltre alle vite dei lampedusani, in prima linea ad affrontare le sfide dell’immigrazione, anche noi abbiamo voglia di cambiare qualcosa… Vi proponiamo di mettervi un po‘ nei nostri panni di „viaggiatori al contrario“: attraverso alcuni percorsi, passerete per diverse „parole chiave“ che hanno illuminato i nostri passi da Palermo a Lampedusa. Partendo da quelle parole, aiutati da cibo, fotografie e musiche, proveremo a condividere ció che abbiamo provato durante i tanti momenti intensi vissuti nelle belle terre di Sicilia.