alla Madonna Pellegrina la messa missionaria presieduta da don Paolo Cugini

In missione sotto casa

(Articolo di Luca Beltrami uscito su Nostro Tempo di domenica 9 dicembre 2018)
Cosa significa essere una parrocchia missionaria? Da questa domanda è partita la riflessione del sacerdote reggiano don Paolo Cugini, che ha portato il suo pensiero e la sua esperienza alla Messa missionaria di dicembre, organizzata nella parrocchia della Madonna Pellegrina. Con uno stile provocatorio e coinvolgente, don Cugini ha guidato la serata a partire dal confronto tra la chiesa latinoamericana, che ben conosce per le sue esperienze di missione in Brasile, e la chiesa occidentale: <Spesso qui in Italia la fede è identificata con la Messa e non ci è stato insegnato che il problema è come viviamo la Messa. L’evangelizzazione del mondo che auspica papa Francesco significa interessarci di chi ci sta vicino, anche questa è missione, ma tutto nasce dall’incontro con Gesù che trasforma la mia vita e che mi dà il desiderio di portare il Vangelo. Una parrocchia dal volto missionario annuncia uno stile di vita nuovo e diverso, che soprattutto in un mondo aggressivo come quello di oggi, fatto di divisioni e pregiudizi , è una necessità per ogni battezzato>. Il sacerdote prosegue indicando alcuni tratti della parrocchia missionaria: <Per prima cosa bisogna avere il desiderio di portare il Vangelo, ma serve anche pensare l’evangelizzazione in modo nuovo e uscire dallo schema dell’attesa per promuovere percorsi pastorali di uscita verso gli altri. Per fare questo è necessario passare da una pastorale incentrata negli spazi da noi costruiti ad una incentrata negli altri spazi: bisogna lasciarsi decostruire per poi attivare dei processi, perchè tutti sanno fare degli oratori, più difficile è camminare con la gente>. Don Cugini ha poi rilanciato parlando delle difficoltà di dialogo nelle parrocchie: <Il confronto con l’esterno è un passaggio fondamentale, perchè ti fa capire che il tuo stile di vita non è aderente al Vangelo. Andando fuori si scopre di essere una comunità chiusa e serve la disponibilità ad accogliere le novità che l’altro porta. Questo aiuta ad andare oltre il “si è fatto sempre così”, perché se uno è abituato a fare sempre le stesse cose, identifica la fede con le cose: Francesco ci chiede di essere audaci. E creativi>. In conclusione il sacerdote afferma : <La pastorale in stile missionario concentra l’annuncio sull’essenziale, ma bisogna ripensare le strutture e i metodi di evangelizzare. Davvero nelle nostre parrocchie tutti possono partecipare come ci chiede papa Francesco? La comunità dal volto missionario ci aiuta a passare da una chiesa del noi a una chiesa del tutti>.

A questo link le foto della serata