Venerdì 25 gennaio alle ore 21, presso il teatro “La Venere” di Savignano sul Panaro, l’Unità pastorale ha incontrato l’esperienza di un gruppo di ragazzi modenesi la scorsa estate hanno deciso di andare oltre ciò che ci viene raccontato dai mezzi di informazione. Per capire, per ricercare la verità su ciò che sta accadendo realmente nel mar Mediterraneo, sono voluti andare oltre alle “normali notizie” che talvolta sono oggetto di manipolazione, rivelando una studiata disinformazione. Il loro “viaggio al contrario”, che ha ripercorso una parte delle rotte che le persone che migrano si trovano a dover affrontare, è iniziato a Modena, è passato per Palermo, per arrivare infine a Lampedusa. Attraverso le loro voci, le fotografie e i filmati, i partecipanti alla serata hanno incontrato persone, hanno visto luoghi, hanno preso maggiori consapevolezze, in un contesto di dialogo e confronto. Hanno preso vita davanti ai nostri occhi storie di persone vere, di migranti che lottano per i diritti dei lavoratori italiani; di famiglie che, seguendo il Vangelo e il senso di umanità, hanno accolto e intrecciato le loro vite a quelle di giovani in fuga, diventando nuovi genitori, fratelli e anche nonni; di associazioni nate per aiutare, in continua evoluzione per assicurare vite migliori a chi riesce ad oltrepassare il mare; di pescatori e persone che si reinventano di fronte alle necessità, che si trovano in situazioni più grandi di loro e che non possono restare indifferenti e voltarsi dall’altra parte. Questo ci ha insegnato di non rimanere indifferenti: tutti possiamo fare qualcosa.
La concomitanza con la Giornata della Memoria ha poi permesso di sottolineare le terribili analogie tra ciò che è stato e ciò che si sta consumando davanti agli occhi di tutti noi, ma che non viene realmente raccontato. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. O come è scritto nel cimitero di Lampedusa “Per uno sconosciuto, gli sconosciuti non piangono” (E. Dickinson). Molto intensa è stata la lettura di un testo che racconta, da chi l’ha vissuto, di un naufragio. La lettura è stata intrecciata a poesie che sembravano essere state scritte appositamente per le circostanze riportate, ma che in realtà si riferivano all’olocausto della seconda guerra mondiale. Chiedersi Se questo è un uomo e ripensare alle Scarpette rosse ora come allora, è stata una finestra spalancata violentemente sulla realtà, che ha colpito i partecipanti.
Al termine dell’incontro i ragazzi hanno risposto a domande e curiosità del pubblico con grande competenza, dimostrando passione per la verità e allo stesso tempo la consapevolezza di non avere soluzioni preconfezionate, ma che una risposta parte e deve partire da ciascuno di noi. Ci è stato consegnato un mandato di testimonianza, perché ciò che hanno raccontato a loro, che a loro volta hanno presentato a noi, diventi un messaggio da fare nostro e da trasmettere ad altri, perché la nostra verità non sia quella comoda e rivisitata che ci viene propinata per mettere un cerotto sulle coscienze. Come ci hanno ricordato i ragazzi: “che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare” (Giovanni Falcone).
Francesca Bonasoni