Sto celebrando la novena di Natale nel quartiere Puerta al Llano, all’estrema periferia di Bogotá. A 50 metri dal quartiere c’è un “barrio de invasión”, Esmeraldas, dove la popolazione vive in estrema povertá.
La popolazione afro di Puerta al Llano arrivó qui a Bogotá circa 30 anni fa, come desplazados, per sfuggire alla violenza che imperversava nella regione del Chocó. Loro dunque sentono in maniera speciale il dolore del piccolo Gesú desplazado, costretto a fuggire in Egitto per salvarsi dalla furia assassina del re Erode.
In questo episodio gioca un ruolo fondamentale san Giuseppe, che sogna Dio: l’angelo lo avvisa delle intenzioni omicide di Erode e lo invita a portare il suo figlioletto in Egitto:
“L’angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto, e fermati lá fino a quando io ti diró. Perché Erode cerca il bambino per ucciderlo. Ed egli, svegliatosi, prese il bambino e la madre, e fuggí in Egitto. E lí rimase sino alla morte di Erode” (Mt 2,13-15).
Con i bambini e gli adulti di Puerta al Llano ho sottolineato un atteggiamento fondamentale di Giuseppe. La Sacra Famiglia vive in un ambiente molto violento, dove addirittura i governanti promuovono omicidi e stragi. Di fronte a questo è importante saper sognare. Anche il quartiere Puerta al Llano è tormentato dalla violenza: quest’anno ci sono stati otto omicidi. “Ma voi, bambini”, ho detto, “avete la capacitá di sognare: vivete in questo quartiere, ma il vostro cuore è piú grande di questo quartiere. Dio ha bisogno di piccoli sognatori, capaci di immaginare questo quartiere cosí come lo vorrebbe Lui. Tu, che cosa sogni?”, ho chiesto al piccolo Jonathan. “Sogno che non ci siano piú omicidi”, mi ha risposto.
E poi, rivolto ai gentori, ho detto: “Giuseppe, pur vivendo in una societá violenta, è riuscito a portare suo figlio fuori, in Egitto, fuori dalla mentalitá dominante, piegata agli idoli del potere, dell’egoismo e della violenza. Pur vivendo dentro una societá individualista, è riuscito a portare suo figlio da quella cultura, e ad educarlo secondo principi completamente diversi. Cosí è andato in Egitto, la terra dove i suoi antenati hanno imparato a lottare contro la schiavitú, a favore della libertá e di una vita degna.
Anche oggi voi genitori siete chiamati a portare i vostri figli ‘fuori’, fuori dalla ‘cultura’ dominante, e ad educarli secondo i principi evangelici (generositá, nonviolenza, solidarietá, etc.)”.
“Non è facile”, dice don Pepe e doña Kety, “ma è quello che stiamo cercando di fare. Come comunitá dobbiamo creare degli spazi alternativi, dove i nostri figli possano crescere nella speranza e nella solidarietá”.
Ringrazio Dio perché questa novena, che ci vede riuniti ogni sera in una casa diversa, sta rafforzando la sete di comunitá, e io nutro la speranza che con il prossimo anno potremo consolidare il gruppo di bambini, di giovani e di adulti afro.
Il quarto giorno abbiamo celebrato la novena nel barrio di ‘invasión’ Esmeraldas. Speriamo di poter rafforzare i legami anche con la gente di questo settore.
A tutti voi, care amiche e cari amici, auguro un Buon Natale: che sappiamo essere i sognatori di cui Dio ha bisogno per portare avanti il suo progetto di pace e di fraternitá!
BUON NATALE!
fr. Alberto