“Un altro mondo è possibile” è lo slogan dei social forum mondiali di questi ultimi anni. Con questo slogan si vuole dire che il cambiamento sognato dai movimenti sociali non è una semplice chimera ma una possibilitá concreta: basta avere la volontá politica di effettuare un grande cambiamento.
L’emergenza del coronavirus ha reso ancora piú urgente questo cambiamento. Qui in Colombia, in quest’ultima settimana, viaggiamo a un ritmo di 6.000 contagiati e 200 decessi al giorno. E ancora non si vede il picco, che secondo gli esperti raggiungeremo solo in agosto. E’ da quattro mesi che a Bogotá viviamo in quarantena, con tutto ció che questo implica per la maggioranza della popolazione, che vive o sopravvive solo grazie al lavoro informale, e che adesso – in questa situazione – si trova ad affrontare lo spettro della fame.
Ebbene, in mezzo a questa pandemia, che ha evidenziato e accentuato contraddizioni e ingiustizie endemiche, dobbiamo dire che non solo un altro mondo è possibile, ma che un altro mondo è indispensabile se vogliamo continuare a vivere sulla Terra. Per la maggioranza della gente è impossibile vivere una vita umana in questo mondo, e quindi costruire un altro mondo è un obbligo biologico-morale. Tre settimane fa una donna che non riusciva a pagare l’affitto dell’appartamento si è suicidata, a Bogotá, perché non riusciva a sopportare l’idea di vedere i figli in strada a soffrire la fame.
E se, da un lato, la maggioranza di coloro che vivono il lock-down tende a cadere nell’inerzia e nella passivitá, dall’altro le forze del male appaiono sempre attive. E cosí, in pieno regime di Conavid 19, continuano ad ammazzare leader sociali; solo nella regione del Cauca quest’anno hanno ucciso 34 leader indigeni. E certamente esiste una relazione tra l’aumento della violenza e il fatto che l’attuale Governo non sta applicando gli accordi di pace stipulati dal governo precedente. A questo proposito Gloria Arias, attivista dei Diritti Umani, sottolinea che è importante tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica: “Se la societá non fosse cosí passiva, probabilmente il Governo non sarebbe cosí irresponsabile nell’attuazione dei patti. Oltre all’uccisione dei leader sociali, ricordiamo che da quando la guerriglia della FARC si è smobilitata per aderire agli accordi di pace, nel 2016, sono stati uccisi 200 ex-guerriglieri: lo Stato non li sta proteggendo, come aveva invece promesso di fare”.
E ricordiamo che quando si uccide un leader, che rappresenta un gruppo minacciato ed emarginato, è tutta quella fetta di popolazione che rimane senza voce di fronte allo Stato.
Attivare cervello e cuore
Purtroppo, la filosofia del mantenere le distanze dagli altri e l’assuefazione al restare chiusi e tranquilli in casa ci anestetizza il cervello e il cuore. A questo proposito, il poeta colombiano Walter Ospina ci lancia un avvertimento: “Vale la pena resistere a questa pandemia solo se ci impegnamo a mettere fine all’ingiustizia e alle assurditá che questa crisi ha messo in luce. Vale la pena resistere solo se siamo disposti ad accettare il grande compito che ci aspetta: dar vita a un mondo nuovo. Sconnettiamo i nostri computer, disattiviamo i nostri schermi e attiviamo il nostro corpo, il nostro cervello (e io aggiungerei, il nostro cuore) per costruire una societá giusta”.
Cuori e cervelli attivati: di questo ha bisogno l’umanitá, piú che mai! Non lasciamoci anestetizzare!
Ma quali sono queste ingiustizie che la pandemia ha evidenziato?
Io le vedo riflesse nel volto di Alejandro, un giovane di 18 anni riciclatore di strada. Quasi ogni giorno bussa alla nostra porta. Due settimane fa è arrivato tutto bagnato, perché di notte aveva piovuto duro e il ponte sotto cui dormiva non lo riparava completamente dalla pioggia. Cinque giorni fa é arrivato con il volto tutto ammaccato perché tre ladroni l’hanno assalito e gli hanno rubato tutto quel poco che aveva. E come lui ci sono tanti altri Alejandros, di cui lo Stato non ritiene di doversi preoccupare.
Inoltre, in Colombia ogni anno muoiono circa 300 bambini per malnutrizione, ma quest’anno si parla giá di 400 bambini morti per questo motivo. Solo nella regione del Valle del Cauca dall’inizio della pandemia sono morti di fame 13 minorenni.
Disuguaglianze insostenibili
Recentemente il Secretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha detto che a causa della pandemia ci saranno 45 milioni di nuovi poveri in America Latina, che a tutt’oggi è la terra con le maggiori disuguaglianze sociali. E cosí nel nostro continente i poveri costituiranno il 40% della popolazione. Di questi, quasi la metà vivrá una situazione di fame. “Si tratta di livelli di disuguaglianza insostenibili”, afferma Guterres. “Dobbiamo cambiare il modello di sviluppo in America Latina, creare sistemi tributari piú giusti, promuovere la creazione di posti di lavoro decenti e rafforzare i meccanismi di protezione sociale”. Guterres non lo dice esplicitamente, perché oggigiorno non è “politicamente corretto” parlarne, ma tutte le sue proposte si potranno realizzare solo se c’è uno Stato che si preoccupa della vita dei suoi cittadini e interviene per proteggerli e sostenerli.
“Si salvi chi puó!”
Di fronte a questa sfida, cosa fanno i Governi? “La risposta del Governo colombiano è ‘si salvi chi puó’”, afferma il senatore Marulanda, dell’Alleanza Verde. Di fronte alla fame che sta soffrendo gran parte della popolazione, il presidente Duque ha attivato il programma Ingreso solidario, che dá circa 40 euro alle famiglie piú bisognose. Ma é evidente che questa somma non copre le necessitá basiche di una famiglia; per questo, alcuni senatori hanno proposto un reddito di emergenza: si tratterebbe di assicurare per tre mesi un salario minimo a 9 milioni di famiglie particolamente colpite dalla crisi economica. In questo modo, tra le altre cose, si eviterebbe che la gente esca in strada per cercare qualcosa da mangiare, aumentando cosí il rischio del contagio. Ma il Governo ha respinto la proposta.
“In un momento come questo”, afferma il senatore Marulanda, “la sopravvivenza della popolazione dovrebbe essere la prioritá del Governo. In un momento di grave crisi uno Stato deve mettere in atto tutte le risorse e tutta la sua capacitá di indebitamento per rispondere alle necessitá basiche della popolazione. La ragion d’essere di uno Stato è il principio della solidarietá e il diritto a una vita degna. Certamente, è giusto dire alla gente ‘Chiudetevi in casa per proteggere la vostra vita’, ma assicurare l’alimentazione quotidiana è parte fondamentale di questa protezione. E poiché ci sono molte famiglie che non hanno fonte di ingresso, lo Stato deve preoccuparsi che la gente non muoia di fame. Invece il Governo risponde a questa sfida dicendo: ‘Si salvi chi puó!’. Praticamente, non muoverá un dito”.
In teoria, almeno secondo il dettato costituzionale di molti paesi, lo Stato deve preoccuparsi della vita dei suoi cittadini ma, di fatto, secondo l’ideologia neoliberale che si è imposta un po’ dovunque, lo Stato non considera affar suo assicurare che tutti possano vivere: chi riesce a salvarsi bene, e chi non ci riesce peggio per lui!
Accogliere una sfida epocale
In questo momento, dunque, è piú che mai urgente attivare il cervello e il cuore per fare davvero della vita di ogni essere umano la prioritá della politica. Ció significa vivere una cittadinanza responsabile che promuova un cambio di mentalitá: passare dalla politica del ‘si salvi chi puó’ alla politica del ‘solo insieme possiamo salvarci’. Per fare questo dobbiamo ridare legittimità politica ad alcune parole che il sistema dominante aborre come ‘parolacce’, e tornare a parlare di ‘interventi statali mirati’, ‘riforma tributaria’ e politiche di ‘giustizia sociale’. Senza questo cambio di orizzonte – che sostituisca il privilegio di pochi con il diritto di tutti – non sará possibile nessun mondo sul pianeta Terra.
Dunque, non si tratta piú solo di dire che un altro mondo è possibile, ma affermare che vivere in questo mondo e in questo sistema ormai è impossibile. Quindi, se vogliamo che l’umanitá possa continuare a vivere sulla Terra, è indispensabile aprire un altro orizzonte e costruire un altro mondo.
Che Dio ci aiuti ad attivare il cervello e il cuore per rispondere a questa grande sfida!
Fratel Alberto Degan