‘Tutto è interconnesso’, questo il filo rosso che ha seguito l’esperienza estiva proposta dal Centro missionario diocesano modenese in questo anno particolare, in cui tutte le proposte di missione e volontariato all’estero sono state annullate. Una cinque giorni, tenutasi dal 24 al 28 agosto, presso il Centro Tabor di Gaiato. Proprio questo luogo sulle montagne modenesi è diventato il campo base, per una ventina di giovani, per conoscere il proprio territorio con le sue ricchezze e difficoltà. Una settimana all’insegna tanto di testimonianze, camminate e scoperta del territorio quanto di momenti riservati alla contemplazione e alla preghiera.
A partire dall’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco è stato possibile intrecciare le sue parole con la realtà che ci circonda quotidianamente. Cosa vuol dire contemplare il creato nel 2020? Questa la domanda che ci si è posti durante la settimana; un quesito al quale non vi è una risposta univoca ma al quale è possibile guardare tramite la consapevolezza che davvero ogni cosa è in relazione con il resto del creato. Papa Francesco afferma che in una realtà complessa e articolata come quella in cui viviamo oggi, non è possibile ridurre il discorso secondo una sola accezione verde, ambientale ed ecologica. Si tratta invece, di mettere in relazione tra loro tutte le sfere che costituiscono la nostra realtà: quella ambientale, quella politica e, soprattutto, quella sociale. Tudo està interligado. Viene ripetuto tale monito da tutte le persone che incontriamo lungo il nostro cammino: dal contadino di resistenza che sostiene un’agricoltura sostenibile, legata alle risorse che il territorio montano gli consente di produrre, al gruppo di famiglie che recuperano un vecchio rudere sulle nostre montagne per dare vita ad una comunità anch’essa legata alla terra e a pochi ma saldi princìpi: condivisione, preghiera, accoglienza e rispetto per il creato.
Durante la settimana è stato possibile anche approfondire il tema del rispetto del creato declinato dal punto di vista dell’edilizia tanto in termini di bioedilizia, ossia quando si sostiene un’attenzione particolare per i materiali utilizzati e l’impatto che questi possono avere sul territorio; quanto l’abuso edilizio operato da imprese legate al mondo mafioso anche sul nostro appennino, con conseguenze disastrose per le popolazioni che vi convivono. Infine uno sguardo più strettamente incentrato sulla nostra casa, la Terra, in progressivo impoverimento e mutamento soprattutto a causa delle azioni dell’uomo. La visita lungo il ‘sentiero dell’atmosfera’ creato dall’ Osservatorio CNR lungo l’ultima parte del sentiero che conduce al Mt.Cimone, offre una visione completa e dettagliata di come sta andando modificandosi il pianeta sul quale viviamo e i ritmi che il nostro vivere detta anche alla natura che ci circonda.
Forse che non siamo allora un soggetto che vive su questa terra, considerandola come un oggetto da cui appropriarsi di ogni ricchezza, quanto piuttosto un essere vivente che vive in comunione e in relazione con il pianeta che gli è stato donato come casa? Se si guarda, allora, alla nostra Terra secondo questa concezione di casa e di dono, come è possibile non averne rispetto? Chi di noi riempirebbe la propria casa di rifiuti o sarebbe disposto a bere acqua inquinata? Chi di noi abbatterebbe l’albero sotto casa, consapevole di eliminare così il polmone che gli permette di respirare? Chi di noi asfalterebbe interi campi di fiori, sapendo che questo determina la morte di interi sciami di api che compiono un’azione essenziale per la nostra vita? Sono domande che dobbiamo porci. Siamo fortunati perché abbiamo modo di trovare le risposte in questo mondo così interconnesso. Poniamoci dunque in ascolto della natura che ci parla tramite i suoi mutamenti e rendiamoci disponibili a modificare, ognuno nel proprio piccolo, quelle scelte che vanno in direzione contraria alla cura del creato.
Eleonora Maccaferri