“Eliene è convinta che l’handicap della sordità sia il peggiore di quelli che riguardano i sensi. Ne parliamo spesso a tavola, perché secondo me e Federica esistono handicap anche peggiori. Lei concorda con noi ma ribadisce che l’esclusione subita da un sordo è la peggiore. Una volta ci ha detto che un sordo non sa nemmeno quando deve cambiare casa, perchè magari la famiglia ne parla per mesi, ma il sordo si trova davanti alle valigie fatte e subisce un trauma, che la stessa famiglia non lo aiuta a superare. La famiglia, se non composta di sordi, è la prima ad escludere.”
L’integrazione dei sordi in una comunità parlante è una grande sfida. Una sfida che era diventata la missione di Suor Eliene.
Scrivevo queste righe mentre ero in Brasile, nel lontano 2017, durante un’esperienza di missione nella scuola dei bambini sordi Severino Fabriani, fondata dalle Suore Figlie della Provvidenza negli anni settanta a Jardim Nazaré, ai margini di San Paolo, in Brasile. Cercavo di fissare tutte quelle storie che mi venivano raccontate da suor Eliene e le altre consorelle che ci avevano accolto nella loro piccola comunità. Eliene, essendosi dedicata ai sordi, non parlava solo attraverso le parole, ma anche e soprattutto attraverso le sue belle mani e il suo sguardo pieno.
Due occhi grandi e due mani che sono venute a mancare. Una missione spenta da questa pandemia, che in Brasile sta colpendo inesorabilmente. Ha colpito anche Suor M. Eliene Lopes Guimaraes, la scuola della quale era la direttrice, la congregazione delle Figlie della Provvidenza, la parrocchia in cui prestava servizio, la comunità del quartiere, e tutti gli amici di Modena che l’avevano conosciuta, passando per la missione.
Eliene era amica di tutti: conosceva tutti, entrava in casa di tutti, le volevano bene tutti. Mi ricordo che per uscire di Chiesa la domenica ci si metteva un’eternità perchè si fermavano a salutarla tutti. Sapeva accogliere e farsi accogliere. Sapeva che la sua missione era importante a tal punto di essere andata a vivere nella più grande metropoli del Sudamerica, lei che veniva da un paesino immerso nella natura e nel nord del Brasile, nel Tocatins.
Le sue gambe e il suo attivismo si muovevano nella grande e vivace San Paolo ma il suo cuore continuava a battere nel Tocantins, una terra che non smetteva di decantare e raccontare, cosí come della sua famiglia, accogliente e solare come lei, che ha fatto della propria casa un luogo sicuro per chiunque ne sentisse la necessitá e tra questi, ha avuto la fortuna di esserci anche Arianna, partita nel 2018. La mamma di Eliene, forte e gentile, e il papá, la sorella Rosinha e il fratello. Nei giorni che Arianna ha vissuto insieme a loro ha ricevuto tutto l’amore che il Brasile sa dare, tutto il calore, la vivacitá e l’orgoglio per la bellezza della propria terra e il colore vivido del cielo avvolgente; stesse qualitá che Eliene ha saputo fare sue ed ha saputo trasmettere anche a San Paolo nella comunitá sorda, nella scuola e nella diocesi e in qualunque ambiente incontrasse sui suoi passi.
La fede spinge anche a questo, a lasciare il vecchio e ad abbracciare il nuovo senza farsi troppe domande, a donarsi. Quella fede che in questi momenti viene meno, e lascia spazio a domande più umane: “perché proprio lei?” Perché a volte, il chicco, per dare frutto, deve morire. È incalzante il collegamento tra Suor Eliene, che ci ha lasciato il 23 Marzo, e la giornata in ricordo dei missionari martiri che celebriamo il 24 Marzo. Il vescovo Erio, durante la veglia dei Missionari Martiri, ci ha ricordato che se chiediamo a Gesù cosa fare per ereditare il Regno dei Cieli, ci viene risposto di “farci prossimi”. È qui che la prospettiva cambia: alla domanda “cosa fare?” ci viene risposto con un altro verbo: “stare”. Eliene sapeva bene cosa volesse dire. Non si è mai tirata indietro. Portava frutto, e continuerà a coltivare i suoi frutti anche dal paradiso.
Mi ricordo che una volta Eliene ci parlava della santità. Ci chiedeva e si chiedeva: “perché ci sono così tanti santi italiani? Solo perché hanno una storia più lunga del Brasile e degli altri popoli del Nuovo Mondo?” Non vedeva l’ora che venisse proclamato un nuovo santo brasiliano! Cara Eliene, forse ora potrai intercedere direttamente per il tuo popolo. Un popolo pieno di persone pronte a tutto: pronte a fare, ma soprattutto a stare, proprio come te. Non è questa santità?
Erica Barbieri – Arianna Baccarini
Qui di seguito un brevissimo video del 2015 con i saluti di suor Eliene