Provare a camminare insieme è difficile, per quanto bello. Camminare insieme in tempo di pandemia è un’esperienza ancor più complessa. Com’è possibile accompagnarsi a vicenda in un tempo in cui perfino le relazioni più strette sembrano a rischio? Più volte, come équipe del Mismo, ce lo siamo chiesti, lungo tutto il procedere dell’anno. Avrà senso continuare a incontrarci, secondo le modalità consentite?
La scorsa domenica, a dare una risposta a queste domande sono stati direttamente i ragazzi. Già, perché l’entusiasmo con cui hanno risposto alla nostra proposta di concludere insieme l’anno, è stato il miglior modo di sciogliere i nostri dubbi. Ed è anche la conferma che a noi spetta provare a seminare, ma è Dio che ha in mano i tempi e i modi del germogliare e del fiorire, superando sempre le nostre aspettative. D’altra parte lo si coglieva già lungo l’argine del Secchia che ci ha portato da Ponte Alto a Casa Regina, nella campagna di Soliera: dopo l’inverno ogni campo si riveste di grano, ornato qua e là da qualche macchia di papaveri rossi, mentre i pioppi e gli altri alberi osservano dall’alto, muovendo di tanto in tanto il capo.
Prima della messa pomeridiana, abbiamo avuto l’occasione di ripercorrere insieme l’anno vissuto insieme (se pur fisicamente distanti): un testimone alla volta, una pagina di Vangelo dopo l’altra, tutti abbiamo condiviso le domande che quest’anno di Mismo ha iniziato a svegliare nel cuore, come accade in ogni cammino che il Signore apre per noi. In particolare, risuonavano le parole delle missionarie incontrate, parole piene di vita – la loro vita e la vita dei popoli che le hanno accolte. È proprio incontrare la presenza umile e silenziosa di chi opera per costruire il Regno di Dio che ci aiuta a sognare una vita con Lui, fatta di relazioni, ponti, giustizia per tutti, vicinanza agli ultimi.
Ci chiedevamo: com’è possibile accompagnarsi a vicenda in un tempo come il nostro? La risposta della scorsa domenica è stata: continuando a sognare insieme un mondo secondo Dio.
Pietro Barani