“Excuse me, mi state ascoltando?” Suor Anna Mary, la nostra guida pazzesca (suora comboniana al 100%) ci richiama all’ordine per iniziare il nostro pellegrinaggio alternativo nella Terra di Gesù, organizzato dal Centro Missionario di Modena. La nostra base è a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, da dove ogni mattina partiamo alla scoperta di luoghi sacri non solo cristiani, ma anche musulmani ed ebrei, insieme a quattro giovani del centro missionario di Trento e una coppia veronese. In città vecchia si nota subito come la quotidianità della città è intrisa di culture, lingue, religioni, etnie, colori e sapori. Bastano pochi passi e si può arrivare alla Moschea al-Aqsa, al Getsemani o al Muro del Pianto. C’è poi un altro muro, costruito dagli israeliani intorno al 2004 e definito “di protezione”, ma che in realtà separa chi è “di qua” dai fratelli che ha “di là”. Un muro che rende la vita difficile a molti, tra cui Jamil, beduino e capo della sua tribù che ci ha raccontato del loro stile di vita, dei militari che vanno a distruggere le loro case, della pazienza con cui ricostruiscono il necessario e di come, nonostante tutto, il deserto faccia parte dei loro geni. Poi c’è Mustafa, un professore musulmano dell’Università di Gerusalemme che ci ha ricordato che non si può solo parlare di pace, bisogna anche ascoltare l’altro, agire, fare accordi di convivenza. Dall’altro lato della medaglia c’è Michele, un israeliano ebreo che ci ha spiegato il suo punto di vista dopo aver svolto il servizio militare per tre anni (obbligatorio in Israele), facendoci toccare con mano il nazionalismo israeliano che alcune volte sembra sfociare nello sciovinismo. E poi ci sono i cristiani, il 2% della popolazione, tra cui troviamo il frate francescano Patton, custode della Terra Santa, le Suore della Carità e le Suore dell’Istituto Effetà che a Betlemme aiutano i bambini orfani e quelli sordi, le Suore di Nazareth e il loro tesoro archeologico e ovviamente le Suore Comboniane che ci hanno ospitato.