Lunedì 6 marzo, in una sala della parrocchia San Lazzaro di Modena gremita di giovani e adulti, si è svolto l’incontro-testimonianza con i responsabili di COPROPAP, cooperativa di produttori di panela (zucchero di canna bologico), con sede a Pacto, in Ecuador.
L’iniziativa organizzata dal Centro Missionario Diocesano assieme alla Bottega d’Oltremare di Modena ha raccolto la preziosa testimonianza di due rappresentanti delle comunità del Chocó Andino, un territorio patrimonio dell’UNESCO in Ecuador, che valorizzando la coltura della canna da zucchero e la produzione di “panela” in forma cooperativistica si stanno opponendo alla speculazione mineraria che inquinerebbe in maniera irrimediabile le sorgenti di acqua e distruggerebbe l’ambiente naturale e il tessuto sociale delle famiglie che desiderano continuare a vivere sulla loro terra. Tutto è verde, tutto è naturaleza. Tutto è di vitale importanza: il bosco, i fiumi, i campi di caña. Non c’è modo di vivere senza tutto questo. Tutto questo è così poco ma così tanto allo stesso tempo. Tutto così indispensabile. Tutto così interconnesso.
Eddyn Cortes, vice-presidente del Frente Antiminero Pacto por la Vida, el Agua y la Naturaleza riceve costantemente minacce: “ti uccidiamo, devi smetterla di immischiarti in affari che non sono tuoi”. Eddyn è un difensore. Si chiamano così in Ecuador: difensori della natura. Ma Eddyn, difendendo la natura, difende anche i diritti umani della sua comunità. Le imprese minerarie, appoggiate dal governo centrale, sono interessate alle risorse del sottosuolo, all’oro, al rame. Non pensano alla ricchezza del suolo, che grazie a queste terre così fertili gli abitanti di Pacto mandano avanti le loro attività. La loro ricchezza deriva dalla coltivazione della canna da zucchero e dalla produzione della panela, uno zucchero di canna biologico, principale fonte di reddito per l’80% degli abitanti.
Doña Maria, presidentessa di COPROPAP, Cooperativa di Produttori di Panela che esporta il suo prodotto fino a noi, in Italia, grazie al supporto di Altromercato, non lascerebbe mai la sua finca, cioè, il suo campo di canna da zucchero nella comunità di Santa Teresa. È pronta a dare la vita per difendere la sua terra, la sua Pachamama (in Ecuador, è il nome con cui viene chiamata la Madre Terra), che ha dato da vivere a lei e alla sua famiglia, e darà da vivere alle generazioni future. Insieme agli altri contadini della cooperativa e supportati da altre organizzazioni sociali e ambientali, Doña Maria presidia giorno e notte una strada che porta all’entrata di una miniera d’oro. Dal momento in cui questo presidio (il Planton,) è stato istituito, i contadini di Pacto hanno ottenuto un enorme risultato: sono riusciti a cacciare i minatori e gli impresari delle miniere che erano già state aperte. Ma il Planton va avanti, la resistenza non si ferma. Il luogo simbolo della resistenza è tenuto in vita da una presenza costante da parte dei difensori della natura, nonostante le minacce, nonostante la criminalizzazione dei difensori da parte del governo centrale.
I conflitti socio-ambientali in Ecuador mirano alla distruzione del tessuto sociale, mirano alla divisione delle comunità. “Se siamo uniti, siamo forti, ma se siamo divisi, le miniere entrano”, dicono Eddyn e Maria, che stanno lottando per tenere unite le comunità, le famiglie, che rischiano di vedere i propri figli mettersi l’uno contro l’altro, nel caso qualcuno di loro venga corrotto dalle promesse della miniera. Da soli non si va da nessuna parte, e i contadini di COPROPAP lo hanno capito molto tempo fa, quando hanno fondato la cooperativa, per scampare alle logiche del mercato che non teneva conto dei diritti dei lavoratori. Ora devono pensare ad altri dei loro diritti fondamentali: il diritto alla vita, il diritto all’acqua.
In Ecuador, chi si espone in difesa dei diritti della terra, in difesa dei diritti umani, costantemente violati a discapito di un profitto economico, viene ucciso. Eddyn non può fare lo stesso tragitto ogni giorno per andare a lavorare nella sua finca, sul suo campo di canna da zucchero a Ingapi, piccola comunità sulle colline di Pacto. Noi li accompagnamo da qua: raccontiamo la loro storia; compriamo la loro panela; cerchiamo di mettere in pratica i loro insegnamenti, prendendoci cura della nostra Casa Comune.