Il campo estivo in Madagascar (Ampasimanjeva e altro)

Aza matahotra che significa “non avere paura” è una delle prime espressioni che impariamo quando arriviamo in Madagascar. In realtà prima della partenza noi di paura un po’ ne abbiamo e anche un po’ d’ansia, perché sappiamo che il viaggio che stiamo per iniziare sarà pieno di emozioni e scoperte. Così, con il cuore che batte forte e le mani che tirano le valigie, siamo 6 ragazze di Modena e 6 ragazzi di Reggio pronti a partire. Ad accoglierci ci aspettano ad Ampasimanjeva Manu, Terri, Toky e Debbi che da subito si rendono disponibili a prestarci vestiti, saponi e phon e a sollevarci il morale (le nostre valigie sono state perse e anche uno dei voli di andata). Qui c’è un ospedale in cui si aiuta chiunque arriva, anche chi non può pagare, perché la salute viene prima di qualsiasi prezzo. Ad Ampa riusciamo a vivere la quotidianità, in un clima di casa, famiglia, accoglienza e sguardo verso il prossimo.

Poi ci spostiamo a Manakara, sull’Oceano Indiano, dove ci coccoliamo un po’ con gustose cene a base di pesce e bellissimi paesaggi sulle spiagge, e successivamente ad Ambositra, sull’altopiano, dove ci aspetta un’avventura. Partiamo infatti su una specie di camionetta tutti stretti e carichi di cibo e acqua per raggiungere un villaggio ai margini della foresta vergine, dove l’associazione Tsiry Parma si occupa di fermare la deforestazione insegnando ai contadini un modo diverso di procurarsi terra fertile. Mentre siamo qui facciamo una bella escursione fino a una cascata, dove passiamo la giornata tra chiacchiere e sole.

Gli ultimi giorni li passiamo ad Antananarivo, la capitale, dove incontriamo alcuni vescovi e missionari italiani. Con padre Luciano degli Orionini visitiamo il suo quartiere, che è una delle zone più povere e squallide, dove le persone purtroppo vivono e spesso passano tutta la loro vita. Questo è stato il momento di più forte impatto emotivo che abbiamo vissuto.

Ma i momenti felici e belli non sono assolutamente mancati, a partire dall’accoglienza che ci hanno fatto le suore delle case della Carità, dai sorrisi delle persone, dagli sguardi furbetti dei bambini, fino ad arrivare ai momenti di preghiera, al pellegrinaggio di Ferragosto in un luogo spettacolare e carico di spiritualità (una piccola grotta sotto a una cascata con tutta la natura verde che brilla intorno) e alle messe piene di giovani animate con canti e balli carichi di gioia.

Le valigie alla fine sono arrivate, ma scommetto che anche voi come noi nel frattempo le avevate dimenticate!

Misaotra a tutti!

Cecilia Ruini