Sono passati ormai più di due mesi dal giorno in cui ci siamo trovate all’aeroporto Marconi di Bologna per partire insieme per lo Sri Lanka ed è incredibile pensare a quanto in fretta passi il tempo. Prima di partire dovevamo spiegare a tutti dove si trova geograficamente lo Sri Lanka e probabilmente nemmeno noi sapevamo cosa dire a riguardo perchè ne sapevamo davvero poco, da quando siamo tornate invece la descrizione è piena di dettagli e soprattutto di emozioni.
Il nostro tempo in Sri Lanka è stato estremamente ricco, scandito dai ritmi scolastici della scuola Don Severino Fabriani per bambini e ragazzi sordo-muti in cui abbiamo affiancato le maestre nelle varie classi e dai mille giochi, anche inventati, che abbiamo proposto ad ogni momento libero, nonchè accompagnato dalle tante esperienze che le suore “Figlie della provvidenza” di Vaikkala ci hanno permesso di fare.
Siamo state catapultate in una realtà che a primo impatto è stata davvero difficile da comprendere: un paradiso costruito intorno ad una disabilità tanto diffusa quanto sconosciuta e incompresa. Le prime giornate sono state complesse, soprattutto perchè ancora non avevamo modo di capirci con i bimbi e la loro grande voglia di coinvolgerci e conoscerci sembrava non bastare. La gioia e la semplicità di questi ragazzi ci hanno mostrato che in realtà era più facile di quanto pensassimo, bastava lasciarsi trasportare e permettergli di insegnarci con tanta pazienza e tanta attenzione; ci siamo addirittura rese conto che trovare la nostra dimensione con il linguaggio dei segni e il labiale ci permetteva di integrarci meglio rispetto ai contesti in cui c’erano bambini cingalesi udenti in cui i tentativi erano più insistenti ma portavano a risultati più ridotti, come alla scuola materna di Negombo.
Nonostante questo primo impatto, siamo riuscite a vivere la quotidianità del collegio in modo sereno e felice, stando al loro passo ma anche cercando di portare qualcosa di nostro; così abbiamo fatto la pizza insieme con la salsa piccante, abbiamo preparato le orecchiette al pesto che sembravano ombelichi, abbiamo festeggiato compleanni coi muffin, abbiamo creato un twister da zero e abbiamo giocato a tombola.
Il nostro cuore si è riempito di gioia in ogni momento e abbiamo toccato con mano una disabilità che diventa un’incredibile ricchezza quando viene valorizzata nel modo giusto. Questi bambini sono particolarmente attenti: notano ogni cambiamento, ogni gesto, ogni dettaglio e si impegnano in modo straordinario in ogni attività che fanno, sono consapevoli di avere un ostacolo ma lo vivono in modo talmente sereno che diventa la normalità per tutti.
Ci siamo sentite amate in un modo unico, attraverso i piccoli gesti come costruire castelli di sabbia insieme e condividere la merenda tipica in riva all’oceano ma anche attraverso grandi gesti come l’accoglienza calorosa di quando siamo arrivate e i ringraziamenti commoventi di quando siamo dovute partire: fiori, ghirlande e biglietti rigorosamente fatti a mano con tanto amore.
Le suore del convento ci hanno trattate come parte integrante della loro grande famiglia e abbiamo condiviso momenti speciali con le comunità del convento di Colombo e di Negombo. Il loro supporto ci ha permesso di conoscere meglio la loro piccola realtà e anche quella più grande del territorio, ma ci ha anche dato modo di trovare un confronto e delle risposte ogni volta che ne avevamo bisogno, consentendoci di vivere a pieno tutte le esperienze ed i momenti che abbiamo condiviso.
Lasciare la realtà paradisiaca della scuola di Vaikkala è stato particolarmente difficile ma in valigia abbiamo messo tante consapevolezze nuove e tante emozioni davvero forti.
Siamo grate di aver avuto l’occasione di vivere questa esperienza che ci ha dato gioia vera e che certamente ricorderemo per sempre, abbiamo imparato tante lezioni di vita che ci accompagneranno a lungo e com’era scritto su una lavagnetta al convento di Colombo “Living is the art of getting used to what we didn’t expect”.