Questa estate sono stata un mese in missione a Tondo,un quartiere diManila nelle Filippine. Il viaggio per arrivare è molto lungo: circa 15 ore di volo,e nessuno di noi aveva idea di cosa avremmo trovato una volta scesi dall’aereo.
Quando si Parla di “missione”la prima cosaa cui si pensa è la povertà di certi luoghi e a tutto ciò che noi missionaripossiamo portarealle popolazioni locali.Sicuramente ai loro occhi noi siamo benestanti o addirittura ricchi, madurante la mia permanenza mi sono resa conto che la vera missione l’hanno fatta le persone che abbiamoincontrato nei nostri confronti.
Appena siamo arrivati sono venuti a prendercicon il furgoncino della parrocchia e siamostati catapultati nel traffico di Manila. Sembrava di essere su un altro pianeta:aria quasi irrespirabile a causa dell’umidità, una lingua totalmente diversa dalla nostra, luci brillanti e colorate ovunque e sciami di motorini che sfrecciavano schivando camion enormi e veicoli stranissimi (e super pericolosi)che ho poi scoperto essere tricical e jipny (i mezzi di trasporto che abbiamopoi utilizzatotutti i giornidurante la nostra permanenza).
Dopo poco più di un’ora di viaggio il furgoncino è arrivatoin parrocchia e li ci è stato riservato il benvenuto più caloroso che io abbia mai vissuto. Ho sempre pensato che il primo impatto con qualcosa e qualcuno di diverso sia caratterizzato da un velo di imbarazzo, disagio e spaesamento, ma l’accoglienza che ci è stata dimostrata non era verso qualcuno di sconosciuto. Ho sentito piuttosto quel calore che si riserva a un parente o un amico che vive lontano e non vedi da tanto, quell’atmosfera di festa che si percepisce quando si ha la possibilità di riabbracciare qualcuno a cui si vuolebene.
Nei giorni successivi abbiamo avuto occasione di vedere Tondo, le Areas (aree molto popolose ma poverissime, usate come discarica) il piccolo mall (centrocommerciale) dietro casa, la parrocchia e soprattutto di conoscere alcune famiglie e la miriade di bambini dalle facce sempre felici che corrono per i vicoli o davanti al cortile della parrocchia.Molte famiglie di Tondo vivono letteralmente in una discarica:le case delle areas sono baracche/palafitte costruite con assi di legno marce, materiale di fortuna trovato per la strada. La gente,nonostante abbia situazioni abitativedisagiate,ha un forte senso di dignità della personaetienetantissimo alla pulizia della casa e di sé: infatti quando si vede qualcuno con la divisa per il lavoro non si riesce ad immaginare che possa vivere in una baracca; paradossalmente eravamo più “puzzolenti” noi che avevamo l’acqua in casa(fattore da non dare assolutamente per scontato).
Molte volte ci siamo chiesti come facciano le persone che vivono in condizioni tanto ostili a sorridere sempre, essere accoglienti e soprattutto ad avere così tanta fede.
Se si osserva tutto con gli occhi di una persona abituata a vivere nella nostra societàla cosa più logica da fare quando si ha poco èchiudersiagli altrie cercare di tenere quel
poco solo per sé,invecele famiglie Filippine ci hanno mostrato come,condividendo anche quel poco,il bene ti ritorna indietro e alla fine se si mettonoinsieme i pochi di tanti siha tutti qualcosa in più.
Noi viviamonell’abbondanza; eppure,non siamo disposti ad aprirci nei confronti degli altri, siamo sempre più chiusi in noi stessi concentrati su un benessere individuale che porta inevitabilmente alla solitudine. Abbiamo abbandonato molti dei valori che nelle Filippinecontinuano ad essere invece fondamentali:uno di questivaloriè quellodella fede.
Siamo abituati apregare solo quando ci fa comodo per chiedere favori o quando le cose vanno male ma non sentiamo in noi una vera fede. Stiamo davvero vivendo da cristiani?
Parlando con amici che abbiamo avuto l’occasione di conoscere in questo breve periodo di tempo ci siamo accorti di quanto forte e profonda sia la fede delle persone che vivono a Tondo,che riescono a sentirsi benedette nonostante le difficoltà che devono affrontare ognigiorno. Tutti sono sempre gioiosi e penso che i bambini in questo giochino un ruolo fondamentale. Durante la nostra missione abbiamo conosciuto anche tantissimi missionari, di diverse parti del mondo, che operano invarierealtà; noi siamo rimasti soltanto un mese ma ci sono persone che decidono di investire il loro tempo, la loro vita e tutte le loro energie per rendere il mondo un po’migliore: per dare la possibilità ai bambini di studiare, agli anziani di essere accuditi e alle persone disabili, i senzatetto, gli ultimi della società di sentirsi meno soli.Le suore Canossiane, le suore di Madre Teresa, padri missionari, ma anche persone del luogo attive sul territorio ci hanno accolto e mostrato la concretezza dell’amore scritto nel Vangelo. Siamo entrati in contatto con associazioni che offrono cibo e servizi igienici ai senzatetto, come“Kalinga foundation”, associazioni per la riabilitazione dei tossicodipendenti (tema molto sentito nelle filippine dopo la politica rigidissima dell’ultimo presidente) e molte altre che si occupano invecedei più piccoli come “C.T.C.F.I”fondatada padre Giovanni Gentilin,che dàla possibilità, grazie all’aiuto economico degli sponsorItalianie Filippini, di far studiare bambini e ragazzi, o “Shelter of joy”, che come dice il nome stesso costituisce un rifugio in cui è possibile giocare, riposare ed avere un pasto completo e bilanciato. È stato davvero emozionante conoscerealcuniadultiche hanno usufruito del progetto diC.T.C.F.Ie ora sono professionisti negli ambiti lavorativi più disparati.
Durante la nostra permanenza siamo rimasti principalmente a Tondo, ma le Filippine sono un paese vasto che comprende migliaia di isole. Il territorio è lussureggiantecome a Talitakumi, il mare limpido e la sabbia fine come a Nasugbu, ma se da un lato non bisogna pensare che esistasolo la realtà delle areas dall’altro è giusto visitare quei luoghi e confrontarsi con le persone che vivono ad Happyland, Katuparan, la Smokey Mountaine in tutti i postiche, sbagliando di grosso, ritenevo fossero dimenticati da Dio, dove non si vede una foglia e il mare e ricoperto dai rifiuti. Proprio lì mi sono sentita al sicuro e accolta come non mai. Essendo una ragazza ho paura di girare da sola la sera nella mia città; invece,a Tondo potevo camminaretranquillamenteper la strada, sempre scortata dai bambini scalzi e sorridenti. La gentilezza e la forza che abbiamo trovato nei cuori delle
persone che si sono prese cura di noi, che ci hanno fatto da guida o con cui semplicemente abbiamo scambiato due parole mi ha aperto gli occhi su quanto Dio sia presente in mezzo a noi e su quanto i Filippini siano un popolo aperto al dialogo e cordiale. Avendo a disposizione un mese siamo riusciti ad imparare solo alcune parole in Tagalog, e purtroppo per vivere davvero un luogo e capirne la cultura è essenziale apprendere la lingua. Nonostante ciò,siamo stati in gradocapirci in ogni situazione e l’esperienza che abbiamo vissuto è stata piena, ricca e meravigliosa.
Spero davvero di avere la possibilità di ritornare per riabbracciare le persone che abbiamo conosciuto, la tranquillità della vita a Tondo e la lentezza dello scorrere del tempocosì diversa dai ritmi freneticiimpostidalla nostra società.
Confidoche questa riflessione porti ad una messa in discussione ed alla consapevolezza di come stiamo vivendo la nostra missione sulla terra.
A tutte le persone che ci hanno accompagnato in questa avventuraposso solo direSalamat po sa lahatat pagpalain ka ng Diyos(graziedi tutto e che Dio vi benedica)
Matilde Bertoni
Gruppo in missione, Agosto 2023, Tondo, Manila