E ora, qual è la mia missione?
Questa e tante altre domande ci siamo posti durante l’esperienza in Zimbabwe, il secondo Paese più povero al mondo, dove per tre settimane ci siamo immersi nella vita della St Albert’s Mission, una comunità sviluppatasi intorno a scuole di diverso grado e un ospedale attualmente gestito da ASI (Associazione Sanitaria Internazionale) di cui fece parte anche Luisa Guidotti, medico missionario modenese martire in Zimbabwe, che da subito ci ha fatto sentire a casa.
Durante la nostra permanenza abbiamo avuto la possibilità di osservare la cura e la gioia con cui si lavora all’interno dell’ospedale, la fatica e la tenacia nell’offrire supporto psicologico e protezione a vittime di abusi fisici e sessuali, l’entusiasmo con cui si affidano piccoli progetti agli abitanti dei villaggi per permettergli una vita migliore…
Qui abbiamo imparato a riconoscere l’essenziale: lontani dalla nostra vita ordinaria, ci siamo resi conto di quanto siamo fortunati e di quanto spesso, a volte troppo, diamo peso a problemi estremamente superficiali, dimenticandoci di ciò che conta veramente per vivere.
Conta davvero il colore della maglietta da mettere quando hai vicino persone che ti apprezzano così come sei? Conta davvero vivere nell’abbondanza delle cose materiali quando ciò che ti scalda il cuore sono i momenti vissuti con pienezza? Conta davvero lamentarsi per questioni futili quando dall’altra parte del mondo c’è chi vive con meno di un dollaro al giorno?
In Zimbabwe la vita scorre sulla base dei km da fare per raggiungere la scuola più vicina, delle ore di raccolta di poche gocce d’acqua, dell’alba e del tramonto… non si percepisce quel senso di affanno che spesso accomuna le nostre realtà quotidiane, si dà valore ad ogni momento, anche all’attesa spesso inevitabile, senza l’ansia di correre verso ciò che succederà dopo.
Anche la fede assume una veste diversa: si prega in modo semplice e spontaneo, in una relazione di vero e autentico affidamento a Dio, un Dio che è vita e gioia manifesta durante le lunghe messe ballate e cantate come ad una grande festa. Si è riconoscenti per i piccoli beni quotidiani: un piatto caldo, 6 nuovi amici dall’Italia, un viaggio andato a buon fine… senza mai dimenticare chi questi beni non li ha.
Dio ha toccato il nostro cuore attraverso le persone che incontravamo sul nostro cammino. Ed è stato bellissimo.