Chiara coltiva dei sogni, come tutti i ragazzi e i giovani. Alunna di una scuola media, appena scoppiata la guerra della Russia contro l’Ucraina, pubblica su un giornale un appello ai cosiddetti “grandi” della terra: «Vorrei convincervi a non fare la guerra. La guerra è un atto egoistico e individualista. Vorremmo avere un futuro sicuro e tranquillo, ma voi lo state distruggendo. Non potete rubare i sogni di noi giovani».
Come chiamare quelli che scatenano guerre, innescano catene di violenza e vendetta, coltivano ingiustizie, commettono abusi e spandono terrore? Per definirli, nessuna immagine è più radicale di quella pensata da Chiara: “ladri di sogni”. Si possono commettere furti sul passato, manipolando la storia, coprendo misfatti e cancellando documenti e prove: tutte le ideologie imboccano questa strada. Si possono sottrarre pezzi di presente, come ha fatto la pandemia in questi due anni, limitando le relazioni e sospendendo il tempo, gli impegni e le iniziative. Ma la rapina più grave è quella del futuro: e la misurano i bambini, i ragazzi e i giovani, che sono i veri “grandi” della terra. Gesù, non a caso, ha indicato “i fanciulli” come modello per gli adulti. Se fosse per loro, le guerre non scoppierebbero, l’ambiente sarebbe sano, la divisione dei beni più giusta, la vita rispettata dall’inizio alla fine.
Ma oggi chiunque si azzarda a sostenere le speranze dei veri grandi della terra – i fanciulli e quelli che con loro continuano a sognare un mondo bello – passa per ingenuo e idealista. La realtà, nella sua marmorea durezza, sembra piuttosto un incubo, infrange l’incanto e rende evanescenti tutti gli ideali. All’utopia della pace reagisce l’inferno della guerra, al desiderio di giustizia la pratica dell’iniquità e dell’arbitrio, al progetto di una vita sensata l’assurdo della morte violenta. E i piccoli, i veri grandi, si chiedono perché. I loro occhi increduli e spaventati rendono la sproporzione tra i loro sogni, ragionevoli, e la realtà, illogica e inverosimile.
I veri grandi della storia hanno mantenuto sempre lo sguardo semplice e profondo dei piccoli: e l’hanno cambiata con i loro sogni. Martin Luther King e il Mahatma Gandhi hanno avuto il coraggio di esprimere il loro sogno, e sono stati uccisi da chi pensava di dissolverlo; ma questo sogno si è dimostrato più forte del piombo. I santi che costellano la storia, da Benedetto a Francesco d’Assisi, da Caterina da Siena a Charles de Foucauld e a Madre Teresa di Calcutta, hanno coltivato dei sogni capaci di sfondare il marmo delle lapidi: sogni che attraversano i secoli e generano vita. Il più grande sognatore della storia, Gesù, vagheggiava un “regno di Dio” dove sono protagonisti i miti e i poveri, gli ammalati e gli emarginati, gli afflitti e gli assetati di giustizia, gli operatori di pace e i puri di cuore: cioè tutti i “perdenti”. Il suo sogno sembrava frantumato dalla croce, a cui fu inchiodato dai “grandi” dell’epoca – capi politici, militari e religiosi – e pareva definitivamente tramontato: il realismo, fatto di calcoli, intrighi e strategie, aveva vinto sull’illusione.
Se la vicenda del grande sognatore di Nazareth fosse terminata sul Calvario, la pietra del sepolcro avrebbe schiacciato il sogno di un mondo nuovo, la lapide avrebbe murato la speranza. E le crisi ricorrenti nella vicenda umana, che mettono in pericolo sicurezza, salute, beni, pace e ambiente, finirebbero per sigillare nella tomba ogni progetto di futuro. Se invece Cristo è uscito dal sepolcro, allora il sogno rispunta più forte della pietra, più forte della croce, più forte del piombo. “Dio ha risuscitato Gesù”: non c’è annuncio più potente nella storia. Per i credenti apre una speranza oltre la morte; per tutti apre la certezza che il sogno di un mondo sano, quando trova chi vi spende la vita, prevale sull’incubo di un mondo malato. Se continuiamo a sognare in tanti, ci sarà un futuro anche per Chiara.
d. Erio