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Lettera di natale di fr. alberto Degan

NATALE E’… CREDERE NELLA LUCE   “Dio viene al mondo piccolo. Colui che abbraccia l’universo ha bisogno di essere tenuto in braccio” (Francesco). Questo bambino che ci chiede di abbracciarlo è la luce che ci dà speranza: “La luce brilla in mezzo alle tenebre e le tenebre non sono riuscite a soffocarla” (Gv 1,5). E’ da duemila anni che i potenti, a cominciare da Erode, … Continua a leggere Lettera di natale di fr. alberto Degan »

NATALE E’… CREDERE NELLA LUCE

 

“Dio viene al mondo piccolo. Colui che abbraccia l’universo ha bisogno di essere tenuto in braccio” (Francesco). Questo bambino che ci chiede di abbracciarlo è la luce che ci dà speranza: “La luce brilla in mezzo alle tenebre e le tenebre non sono riuscite a soffocarla” (Gv 1,5). E’ da duemila anni che i potenti, a cominciare da Erode, cercano di spegnere questa luce, ma non ci sono riusciti. E così, siccome non riescono a eliminarla, cercano di nasconderla, di farcela dimenticare, o di trasformarla in una innocua lucetta da albero di Natale.

Quando dimentichiamo questa Luce, dice papa Leone nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, prevalgono gli “atteggiamenti fatalistici” che accettano con rassegnazione le nuove politiche di guerra, come se le dinamiche in atto fossero prodotte da strutture indipendenti dalla volontà umana». Insomma, questi venti di guerra che ci stanno avvolgendo non sono il prodotto naturale di una improvvisa tempesta stellare, ma sono frutto della volontà e delle decisioni politiche di alcuni uomini e donne. “La pace di ieri è finita. Non abbiamo tempo per indulgere nella nostalgia”, ci dice con sussiego la signora von der Leyen. Chi insiste a credere nella luce della pace è un ‘nostalgico’, un alienato. E’ questo, dunque, il messaggio del mainstream: viviamo in “un mondo di guerre, un mondo di predatori”, come dice la von der Leyen, un mondo in cui la pace è finita, è morta, un mondo che non lascia alcuno spazio ai sogni di Dio.

Di fronte a questo messaggio, papa Leone ci indica tre vie di resistenza e di speranza.

La prima è una via spirituale. Siamo chiamati a CREDERE NELLA LUCE che i potenti vorrebbero nascondere: “Il contrasto fra tenebre e luce non è soltanto un’immagine biblica…: è un’esperienza che ci attraversa e ci sconvolge nelle circostanze storiche in cui ci troviamo a vivere. Ebbene, VEDERE LA LUCE E CREDERE IN ESSA è necessario per non sprofondare nel buioLa pace esiste, vuole abitarci, ha il mite potere di illuminare e allargare l’intelligenza, resiste alla violenza e la vince”. In altre parole, Gesù è vivo, non è finito, checchè ne dica Ursula von der Leyen; la Pace è viva e ci chiede di accoglierla,

Credere in questa Luce è il centro della nostra fede. Chiediamo dunque a Dio di aiutarci reciprocamente a vedere questa luce anche nelle attuali circostanze storiche, convinti che la pace che ci porta Gesù non è “un ideale lontano” ma “una presenza” che noi cristiani “sperimentiamo, custodiamo e coltiviamo”.

Miep Gies, una delle persone che aiutò la famiglia di Anna Frank a nascondersi per due anni, affermò: ‘Alla fine non siamo riusciti a salvare Anna, ma abbiamo cercato di tenere accesa la luce della fraternitá. In mezzo alla furia nazista Anna Frank e la sua famiglia poterono sperimentare concretamente una luce di amore’, che nemmeno Hitler riuscì a spegnere. Anche noi, dunque, siamo chiamati a tenere accesa la luce della speranza in mezzo all’oscurità.

La seconda via che ci indica il Messaggio per la Giornata Mondiale della pace è una via culturale-politica. Il papa ci invita a COMBATTERE LA NARRATIVA DEL MAINSTREAM: “Dimenticare la luce è purtroppo possibile: si perde allora di realismo, cedendo a una rappresentazione del mondo parziale e distorta, nel segno delle tenebre e della paura. Non sono pochi oggi a chiamare realistiche le narrazioni prive di speranza, cieche alla bellezza altrui, dimentiche della grazia di Dio che opera sempre nei cuori umani, per quanto feriti dal peccato”.  

Secondo la narrativa dominante ‘noi’ siamo i buoni mentre gli ‘altri’ sono tutti dei violenti predatori, da cui dobbiamo difenderci con armi sempre più potenti. Questa narrativa non crede nella Luce, non crede nella bellezza dell’umanità, non crede che la grazia di Dio agisce nella storia e può suscitare nel cuore di ogni uomo un autentico anelito di pace. E addirittura, nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra”. Ci vogliono far sentire in colpa perché continuiamo a credere nella Luce e non ci rassegniamo alla narrativa dei violenti.

Perciò dobbiamo proporre noi una nuova narrativa, prima di tutto denunciando che dietro questi venti di guerra ci sonoenormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati”, come dimostrano “i ripetuti appelli a incrementare le spese militari”. Proprio pochi giorni fa Ursula von der Leyen ci ricordava, con orgoglio: “Negli ultimi 10 anni, abbiamo investito 8 miliardi di euro nel Fondo per la difesa, ma quest’anno attiveremo fino a 800 miliardi di euro di investimenti entro il 2030″. Insomma, le spese per gli strumenti di morte saranno centuplicate!

Nella nostra narrativa dovremmo sottolineare che “la pace non è un’utopia”, e non si costruisce con le armi, ma solo “nella vicendevole fiducia”. La pace è “un obiettivo che può essere conseguito, poiché esso è reclamato dalla retta ragione ed è desideratissimo”. Con queste parole papa Leone, citando Giovanni XXIII, vuole dirci che la pace è un anelito che Dio ha messo nel nostro cuore perché può essere conseguito, non è un desiderio irrazionale: chi parla di pace non è un alienato nostalgico, ma una persona responsabile. I veri alienati irresponsabili sono tutti coloro che alimentano i venti di guerra. A questo proposito, Leone XIV ci ricorda che l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali ha radicalizzato la tragicità dei conflitti armati. Si va persino delineando un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente “delegare” alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane. È una spirale distruttiva, senza precedenti…”. In altre parole, chi propone la guerra come unica opzione razionale di fronte al pericolo dei predatori, in realtà sta innescando un processo infernale di morte e distruzione di cui nessuno si sentirà responsabile, e che sfuggirà completamente al controllo umano. Si tratta dunque della opzione più assurda e più irresponsabile che si possa pensare.

Di fronte a ciò, ed ecco la terza via di resistenza proposta da papa Prevost, è urgente e necessaria un’AZIONE POLITICO-SOCIALE da parte di fedeli e cittadini coscientizzati: “Se il modo migliore per dominare è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, a una simile strategia va opposto lo sviluppo di società civili consapevoli, di forme di associazionismo responsabile, di esperienze di partecipazione non violenta”. Essere cittadini consapevoli non è più una semplice opzione, ma una questione di vita o di morte.

I cristiani sono chiamati ad essere protagonisti di questa società civile consapevole, sapendo che il nostro impegno per la pace si basa sulla testimonianza nonviolenta di Gesù: “I Vangeli non nascondono che a sconcertare i discepoli fu la sua risposta non violenta: una via che tutti, Pietro per primo, gli contestarono, ma sulla quale fino all’ultimo il Maestro chiese di seguirlo… «Rimetti la spada nel fodero». La pace di Gesù risorto è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali. Di questa novità i cristiani devono farsi, insieme, profeticamente testimoni”. Papa Leone ci dice che la scelta nonviolenta di Gesù fu una scelta controcorrente, in circostanze storiche segnate dalla violenza dell’Impero di Roma, di fronte alla quale tutti rivendicavano il diritto di rispondere con altra violenza ed altre armi. Questa scelta nonviolenta, dunque, è una novità profetica che noi cristiani siamo chiamati ad assumere come impegno di fede non negoziabile.

E dunque, che Gesù ci aiuti a credere nella Luce, a tenere accesa questa fiamma nel nostro cuore, e con questo lume aprire o custodire sentieri di speranza, di umanità e di pace in ogni ambito: familiare, sociale, politico ed economico!

 

BUON NATALE!

Fr. Alberto