suor Nunzi Giannotti all’apertura della porta santa a Bangui

Dal Ciad ci scrive suor Nunzi Giannotti, missionaria comboniana. Come leggerete è stata particolarmente fortunata ed è potuta andare a Bangui (Rep. Centrafricana) in occasione del viaggio di Papa Francesco. Grazie Nunzi!il-papa-apre-la-porta-santa-di-bongui

Tchad Bebedja
05/12/2015

Carissimi Parenti e Amici tutti,
Ho ancora negli occhi e nel cuore quanto ho visto e vissuto in Centrafrica durante la Visita di Papa Francesco e desidero condividerlo con voi tutti.
La Chiesa del Tchad ha mandato una delegazione di 25 persone composta dai Vescovi, Vicari dei Vescovi e da alcuni sacerdoti e religiose, fra le quali io, molto fortunata, o meglio il Signore ha voluto farmi un regalo? Infatti i nomi sono stati tirati a sorte…
Siamo giunti all’aeroporto alle 4h del mattino, partiti da N’Djamena sabato 28 novembre con un volo Air Cote d’Ivoire alla volta di Douala, Cameroun. (voli diretti non ce ne sono più, c’erano fino a due anni fa, N’Djamena – Bangui in un’ora e mezza circa, si era a destinazione).
A Yaounde,sempre in Cameroun,, l’aereo ha fatto scalo, scesi alcuni passeggeri ci hanno fatto riconoscere tutti i bagagli a mano e riconoscerli uno a uno (per timore che qualcuno andandosene avesse lasciato a bordo qualche borsa sospetta ( Boko Haram porta molta insicurezza) pensavamo di ripartire invece un passeggero che aveva fatto salire la sua valigia non si è presentato, così hanno dovuto cercare questa valigia e rimetterla a terra, sempre per la sicurezza… per ultimo una signora comincia a lamentarsi che le hanno rubato il telefono, ancora ricerche e finalmente si è ritrovato incastrato fra i sedili dove era seduta… Si può ripartire, ma con un’ora e mezza di ritardo. Non c’è problema per noi che dovremo attendere 5 ore a Douala il nostro aereo per Bangui.
Alle 14h.15 dovremmo imbarcare sul volo della Taag, compagnia dell’Angola, ma l’aereo è in ritardo e lasciamo Douala alle 16h ora in cui avremmo dovuto essere già a Bangui… L’aereo è bello e ci offrono un buon pranzo, ne avevamo bisogno ormai dal mattino non avevamo più preso nulla.
In un’ora e quaranta minuti raggiungiamo Bangui e già si vedono segni di festa, bandiere e striscioni che augurano il benvenuto al Papa. Vedendo le nostre Consorelle, mi sento già a casa, ci sono pure i rappresentanti della Conferenza episcopale per accogliere i Vescovi e gli altri ospiti, tutte le ristrettezze della guerra sembrano svanite, ma c’è una sorveglianza molto attenta della MINUSCA (ONU africana) E’ quasi notte e siamo condotti ai rispettivi alloggi, gli ospiti sono molti, arrivano delegazioni da tutti i paesi dell’Africa centrale. Io con altre suore sono accolta nella nostra casa provinciale ed è doppia festa incontrarmi con le mie consorelle che non vedo da tanto tempo.
Arrivare a Bangui, attraversare la città si ha una stretta al cuore nel vedere com’è ridotta, case bruciate, quartieri sfollati, gente ammontonata sulle strade dove è venuta a rifugiarsi per sfuggire alle uccisioni, ma questa sera e i due giorni successivi da questa miseria sprigiona la gioia, c’è desiderio di pace, di fratellanza, si dimentica quello di ieri e si vuole vivere l’oggi, acclamare il Papa, ringraziarlo perché a voluto ad ogni costo venire tra loro, senza paura, con la fiducia che solo lui sa infondere che un domani di pace può essere realtà, perché nulla è impossibile a Dio.
Papa Francesco è giunto all’aeroporto di Bangui, in provenienza dall’Uganda, il 29 novembre alle 10h.00, è stato accolto dalle autorità ecclesiastiche, una cerimonia semplice e veloce (per la sicurezza) ma sulla strada che va dall’aeroporto alla Nunziatura una folla esultante, che per l’occasione dimentica la paura, l’ha accolto per tutto il tragitto e fino alla sede della Presidenza.
Nel Pomeriggio si è recato all’università protestante dove l’omonima comunità l’ha molto bene accolto e finalmente alle 17h.00 si è recato alla Cattedrale di Bangui. La chiesa era già gremita dalle 15h.00 del pomeriggio per avere un posto e poter vedere il Papa durante la celebrazione. Fuori dalla Cattedrale l’attendevano centinaia di giovani che dopo la Messa hanno continuato la veglia di preghiera fino al mattino dopo.
Un’emozione grandissima quando il Papa ha aperto la Porta Santa con 10 giorni di anticipo, su quella di Roma e ha detto :”questo gesto fa, in qualche modo, di Bangui la Capitale spirituale del mondo”.
Poi il Papa ha pronunciato le seguenti parole in varie lingue:
(Italiano) “Bangui diventa la capitale spirituale della preghiera per la miséricordia del Padre. Tutti, domandiamo la pace, la miséricordia, la riconciliazione, il perdono, l’amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica del Centrafrica, per il mondo intero, per i paesi che soffrono a causa della guerra, domandiamo la pace! Et tutti insieme, domandiamo l’amore e la pace. Tutti insieme !
(Spagnolo) “Una terra che soffre da molti anni per la guerra e l’odio, l’incomprensione, e la mancanza di pace. Ma su questa terra sofferente ci sono anche tutti i paesi che passano per la croce della guerra ».
(In Sango, lingua del posto) “Doyé Siriri!” [tutti ripetono: Doyé Siriri!] Amore e Pace.
Un urlo unico si è alzato dalla folla, sembrava che il tetto della Cattedrale ci cadesse sulla testa… (la gente ha veramente desiderio, fame e sete di pace).
Quindi la S. Massa con i Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, rappresentanti delle varie religioni, del governo e delle ambasciate è continuata normalmente.
Il Papa si vedeva molto stanco, ma ha tenuto fino alla fine. Dopo la Messa per inaugurare l’Anno della Misericordia, ha confessato 8 persone, poi acclamato dai giovani ai quali ha rivolto un messaggio, si è ritirato alla Nunziatura.
Ci sono stati molti controlli su ogni persona, siamo stati fatti uscire due volte dalla Cattedrale per ricontrollarci mentre facevano entrare i cani che avrebbero potuto individuare pericoli durante la Messa. Penso che la guardia del corpo era spaventata e molto timorosa, accerchiava il Papa come fosse un prigioniero… in effetti siamo in un paese dove la guerra vige ancora, guerra di etnie e di religioni.
Il 30 mattino c’è stato l’incontro con la Comunità mussulmana, il quartiere più distrutto e più pericoloso di Bangui, dove ogni giorno ci sono uccisioni, bruciano le case. Quando il Papa è arrivato non c’era anima viva sulla strada, silenzio assoluto e nessuno. I giornalisti si chiedevano se la gente sapesse che il Papa sarebbe andato da loro. Tutti avevano paura ad uscire, forse non credevano veramente che Papa Francesco sarebbe andato nel loro quartiere. Nella moschea c’erano le autorità mussulmane e circa 200 persone per accoglierlo. L’incontro è stato cordiale e fiducioso, si sono scambiati i saluti e i doni.
La grande sorpresa è stata uscendo dalla moschea, tutto il piazzale e tutti i dintorni che all’arrivo erano deserti, erano gremiti di folla che acclamava. Vedendo che veramente il Papa era venuto alla moschea e che non era un tranello si sono animati e sono usciti. Era vero, Francesco era tra loro e li salutava con affetto grande.
La S. Messa nello stadio è stata una cosa molto commovente, fin dalle 5h.00 del mattino la gente ha cominciato ad affluire numerosa, anche noi ci siamo alzate ancora una volta prestissimo per avere un buon posto. I Controlli molto severi non hanno scoraggiato nessuno.
Qui oltre ai Vescovi, sacerdoti e religiosi c’era posto per tutti e le scalinate dello stadio sembravano aiuole variopinte di tanti bei fiori. La gente vestita con la stoffa raffigurante il Papa, cappellini, magliette di tutti i colori, bandierine fatte sul posto. Una folla praticamente di giovani, l’età media qui è di 17/18 anni.
Noi religiosi che eravamo al centro dello stadio, dove si gioca la partita, potevamo ammirare e sentirci abbracciati da un bagno di folla e… anche da un bagno di sudore, perché per cinque ore siamo stati sotto il sol battente che picchiava senza misericordia, ma questo non ci ha fatto spostare, siamo rimasti stoicamente felici al nostro posto…
Assieme a tutti i cristiani c’erano le comunità mussulmana, protestante e tanta gente simpatizzante che hanno assistito e partecipato attivamente a questa grande celebrazione. Ci sono stati doni tradizionali portati all’altare tra canti e danze. Il Papa ha fatto dono a tutti i Vescovi del Centrafrica di un Ostensorio per l’adorazione permanente, per implorare la pace.
Nelle sue Omelie, tra tante cose belle e profonde ha detto:
« Vengo nella Repubblica Centrafricana come pellegrino di pace, e mi presento come apostolo della speranza. ».
“Gli agenti dell’evangelizzazione devono essere prima di tutto degli artigiani del perdono, degli specialisti della riconciliazione, degli esperti della misericordia”.
«  E voi, cari Centrafricani, dovete soprattutto guardare verso l’avvenire, e, forti del cammino già fatto, decidere risolutamente di varcare una nuova tappa nella storia cristiana del vostro paese, slanciarvi verso nuovi orizzonti, andare al largo in acque profonde.”
« Siamo tutti chiamati a essere, ognuno di noi, quel messaggero che il nostro fratello, qualunque sia la sua etnia, la sua religione, la sua cultura, attende, spesso senza saperlo. »“ Insieme, ha esortato il Papa, diciamo no all’odio, alla vendetta, alla violenza, in particolare a quella che è fatta in nome di una religione o di Dio”.« A tutti coloro che utilizzano ingiustamente le armi di questo mondo, lancio un appello :“ Deponete questi strumenti di morte ; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia vero pegno di pace».
Dopo la Messa il Papa ha salutato personalmente i Vescovi, poi dalla papamobile ha alzato le braccia per salutare ancora tutta la folla, (non c’è stato un giro tra la gente come all’inizio) e dallo stadio è partito direttamente all’aeroporto per la partenza per Roma con grande sollievo della scorta che finalmente poteva tirare il fiato e ripartire senza alcun inconveniente.
Il Papa è stato coraggioso e non ha avuto paura di rischiare, ma quelli che l’accompagnavano hanno dovuto rischiare con lui.
Per noi è diverso, ci sentivamo a casa felici di essere tutti insieme, uno vicino all’altro, per la prima volta da quando è cominciata la guerra, mussulmani, cristiani, pagani, tutti col desiderio che la pace arrivi e l’odio finisca.
Con questa gioia nel cuore il 1° dicembre ho ripreso il volo per il Tchad che ha avuto i suoi inconvenienti di orario e da qui, desidero con questa lettera far giungere ad ognuno i miei più sinceri auguri di un Santo Natale che porti a tutti il desiderio di essere migliore, di cercare, di portare amore e pace.
Vi chiedo di pregare per me perché possa avere la grazia di essere come chiede il Papa:
“ un’ artigiana del perdono, una specialista della riconciliazione, un’esperta della misericordia”.
Un abbraccio, con affetto, Sr. Nunzi