Lettera di Giacomo da Abéché, Ciad

IMG_20180304_09311910 aprile, ebbene sì, ci siamo!
Sono le 4.30 del mattino quando il papà mi viene a svegliare! È ora di partire!
Ancora intontito finisco la valigia e carichiamo tutto sulla macchina direzione Venezia (figurati se non doveva esserci uno sciopero di Air France quel giorno…)
Riusciamo a giungere a Venezia e dopo il check-in e una colazione rapida è ora di imbarcarsi!
Arrivato a Parigi ho tutto il tempo per visitare tutto l’aeroporto e trovare un posto dove mangiare. Cambiano un paio di volte il gate dell’aereo diretto a N’Djamena per farci fare un po’ di ginnastica (ovviamente ci facevano spostare tra due gate che erano ai due estremi dell’aeroporto).
Finalmente, con un po’ di ritardo, si parte per N’Djamena.
Una volta arrivato vengo accolto dal caldo e da quell’odore che sa tanto di Ciad, che riempie l’atmosfera e le narici. Durante tutti i controlli, quando scoprono che sono italiano, iniziano tutti a farmi i complimenti dicendo che la Roma è forte, scopro cosi che ha vinto tre a zero contro il Barcellona!
Uscito dall’aeroporto c’è padre Bernard ad aspettarmi. Arriviamo alla casa dei Comboniani di N’Djamena dove mangiamo in fretta per poi andare a riposarci. Il secondo giorno lo passo a N’Djamena perchè devo fare alcuni giri burocratici in capitale, passo la maggior parte del tempo con due padri italiani che iniziano a spiegarmi un po’ come sta andando in Ciad e mi spiegano il loro compito a N’Djamena.
Il giorno dopo partiamo verso le 5 del mattino direzione Abeche! In macchina siamo in 7. In cinque siamo seduti dentro, mentre gli altri sono nella parte dietro, all’aperto seduti sopra i nostri bagagli (prassi normale qui in Ciad). Il viaggio che ci aspetta è bello tosto. Infatti sono quasi 12 ore di viaggio! Il paesaggio cambia lentamente mentre ci avviciniamo ad Abeche! Gli alberi diventano cespugli, la terra piano piano diventa sempre più rossa, l’aria si alleggerisce dell’afa tipica di N’Djamena e lascia il posto al caldo secco tipico di Abeche. Ci fermiamo un po’ a Mongo per prendere fiato; qui risiede il vescovo della diocesi che mi accoglie. Mangiamo qualcosa in fretta per poi ripartire. Arriviamo verso le 17 a Abeche. Appena arrivati c’è qualche giovane ad aspettarci e inizio a conoscere le prime persone della zona.

Ci siamo, sono ad Abeche, inizio un po’ ora, dopo la messa domenicale di circa 2 ore e 30, a realizzare che sono arrivato in Africa.
Sto prendendo su il ritmo con il caldo e con gli orari, molto diversi da quelli dell’Italia.
Mi sto abituando al fatto che non ci sia sempre l’elettricità e che a volta l’acqua non ci sia fino alle 21.
Sto iniziando a conoscere questa parrocchia che è per lo più composta da giovani che sono qui per studiare all’università!
L’accoglienza è come mi ricordavo, calorosa e gratuita. Sono già passato da diverse case delle persone che abitano questa parrocchia e sto iniziando a scoprire le attività presenti!

Ormai sono qui in Ciad da una settimana, con calma sto iniziando ad abitare anche io questa parrocchia, conoscendo persone e attività, abituandomi al clima e alla mancanza di alcune cose come l’elettricità e internet (infatti il governo ha tagliato internet per tutto il paese e ora è possibile utilizzarlo solo grazie ad una applicazione che permette di connettersi almeno per usare whatsapp), parlando il francese e iniziando ad ascoltare l’arabo Ciadiano, di cui non capisco molto per ora.
Con un ritmo calmo, tipico degli abitanti di questo paese, sto iniziando la scoperta di Abeche!
Da qua vi porto tutti con me!