Saluti a tutti gli amici delle Missioni della nostra bella diocesi di Modena.
A circa un mese dalla visita di Papa Francesco a questa bellissima ma poverissima isola, dove le immagini in televisione hanno portato agli occhi di chi ha seguito l’evento le tante difficoltà insieme alla tanta serenità con cui questo popolo affronta la vita quotidiana, vi scrivo alcune semplici righe per un aggiornamento, non che ne abbia fatti tanti in questi mesi (nemmeno uno), e credo di non riuscire a rimediare nemmeno con queste righe.
Venerdì 4 Ottobre, San Francesco, l’Ospedale della Fondation Medicale Ampasimanjeva (FMA), ha ricevuto la visita del suo Vescovo, Mons. Fulgence. La FMA è un ospedale diocesano Missionario, che da 50 anni cammina con la Chiesa di Reggio Emilia e la Chiesa di Fianarantsoa.
Il Personale era tutto presente, sia cattolico che di altre professioni religiose, quindi il Vescovo in modo molto discreto ha chiesto un momento di preghiera per i malati e per chi si occupa di loro e tutti hanno partecipato nello spirito di solidarietà verso i poveri che da sempre contraddistingue la FMA (è stato molto bello).
Ed è proprio questo stile la particolarità e la bellezza di poter lavorare in questa struttura: l’attenzione ai malati (poveri e ricchi) dove ogni persona che si presenta alla FMA viene prima curata e solo dopo procede a regolarizzare la partecipazione (Ticket) che è uguale per tutti e le cure sono uguali per tutti, poi per chi non riesce a pagare c’è quello che da noi si può chiamare Fondo di Solidarietà, gestito dall’amministrazione e non dal Personale Sanitario, perché il loro principale compito è e deve rimanere quello di curare le persone.
In un Paese dove non esiste nessun Sistema Sanitario e tutte le cure vengono effettuate solo se prima viene regolarizzato il pagamento e ogni prestazione, materiale, farmaco, letto ha una sua tariffa specifica (tot per il letto, tot per il cotone, tot per il filo da cucire, tot per la prestazione), e un ospedale che lavora sullo spirito della solidarietà è cosa abbastanza singolare.
C’è poi una attenzione ai poveri nel senso più vero della parola, e cioè le persone sole o che per tradizione e cultura non possono essere accettate dalla Comunità di villaggio e a volte anche nella famiglia e mi riferisco alle persone con importanti handicap fisici e quasi tutti i bambini gemelli, anche se adesso il tabu dei gemelli comincia un po’ a ridursi, e udite udite… grazie ai social, che tutti i giorni veicolano messaggi spesso cattivi, ma se si vuole anche buoni.
Infine c’è una attenzione un po’ particolare, ed è quella rivolta a noi Volontari, dove veramente il personale che da anni lavora presso la FMA e le Suore della Casa della Carità, con infinita pazienza, tutti i giorni ci accompagnano nella difficoltà di un lavoro e una vita non certo comune per noi, ci aiutano nel lavoro e nel comprendere le situazioni e a volte ci sopportano.
In questi giorni sta terminando il suo periodo un gruppo di elettricisti, idraulici, spurgatori di bagni, pittori, informatici, che vengono dalla nostra Diocesi di Modena e da quella di Reggio Emilia, proprio per migliorare la struttura dell’ospedale, informatizzando e facilitare così il lavoro importante anche di raccolta dati e migliore gestione dei malati. Un inciso… un ospedale che fino a pochi anni fa si trovava tutti i giorni a curare quasi esclusivamente malattie tropicali (Malaria, dissenterie, ecc ecc), grazie alle nuove cure e nuove tecniche di diagnosi precoce riesce a trattare molto meglio e con buonissimi risultati di guarigione, oggi si trova ad affrontare senza strumenti e con pochi farmaci e conoscenze, tutte le patologie tipiche dei Paesi occidentali (Diabete, Ipertensione, Ictus, ecc) Gli effetti della globalizzazione sono anche questi.
Per il resto che dire: la vita non è proprio semplicissima non tanto perché mancano alcune comodità alle quali ci si abitua (un po’ pizza e gelato mancano) ma il luogo è molto isolato e in mezzo alla foresta. A prima vista può sembrare difficile per noi Volontari pensare di stare sempre con le stesse persone senza uscire, ma poi tutti i giorni arriva qualcuno ad aiutare, a trovare, a vedere, e quindi se proprio dovessi riassumere in un unico concetto questo periodo, la noia non è certo di casa presso la Fondation Medicale di Ampasimanjeva.
Poi ci sono tantissime altre riflessioni che si possono fare, ma adesso devo andare perché la giornata qui inizia presto e… una volta finiva presto e cioè con il buio, adesso con la luce del fotovoltaico sempre presente, non c’è più pausa nemmeno qui.
Non vorrei che nel giro di poco tempo si prendesse l’abitudine di fare le riunioni alla sera anche alla Fondation Medicale di Ampasimanjeva invece di andare a letto dopo la preghiera di compieta (circa fra le 19.30 – 20.00).
Già adesso con la pista un po’ sistemata, i taxi brousse che accompagnano i malati urgenti arrivano ormai a tutte le ore, non c’è praticamente notte dove non si apra la sala operatoria, spesso per dare spazio a una nuova vita, ma a volte come ieri notte, ad accompagnare un piccolo bimbo nel suo primo e ultimo viaggio in questo mondo.
Un saluto a tutti
Cecilia Pellicciari