Il tema del Sinodo che domenica 6 ottobre si è aperto a Roma è «Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale ». Il Sinodo si sta facendo a Roma e non in Amazzonia per dare più visibilità e perché papa Francesco abbia la possibilità di partecipare.
I temi trattati saranno pastorali e, come dice il titolo, cercheranno di affrontare la sfida per una nuova evangelizzazione. E «nuova» significa da una parte che tutta la Chiesa deve riscoprire, come dice sempre il Papa, il suo essere «in uscita», missionaria, ma dall’altra che la Chiesa deve avere un «volto amazzonico».
La maggior parte dei preti e vescovi in questa vasta regione sono stranieri o di altri stati, e inevitabilmente portano con sé la propria lingua e cultura, spesso correndo il rischio anche inconsapevole di imporla con autoritarismo. I missionari, invece, dovrebbero partire dall’ascolto e dall’accoglienza della cultura e delle tradizioni locali, che sono tanto ricche e stimolanti, per incarnare il Vangelo in queste nuove culture, come fecero gli apostoli con la cultura greca. Per fare questo, come afferma il testo di preparazione del Sinodo, la prima cosa è quella di imparare la lingua locale, non solo il portoghese, perché la cultura passa atraverso la lingua. Quindi c’è bisogno di tanta umiltà, per non imporsi e camminare assieme. Volto amazzonico, però, significa anche ricerca e valorizzazione delle vo- cazioni locali, sia maschili che femminili. Qui nella diocesi di São Gabriel siamo fortunati perché abbiamo quattro giovani sacerdoti indios e il quinto sarà ordinato a metà di dicembre. Con loro ci sono varie vocazioni femminili soprattutto salesiane. Sono queste persone che più delle altre possono dialogare ed evangelizzare i popoli da cui provengono. Qui
in Amazzonia l’ascolto delle varie culture può aiutare la Chiesa anche a camminare sulla via della sinodalità. Uno dei temi più scottanti che il Sinodo dovrà affrontare è il passaggio da una pastorale di «visita» ad una pastorale di «presenza ». Fino ad ora quello che si fa è visitare le comunità alcune volte all’anno, con grande dispendio di energie e di risorse. Come avere la presenza del sacerdote e dell’eucarestia a cui tutti hanno diritto anche nelle comunità più lontane? Il documento di preparazione suggerisce la via di rivedere i criteri per scelta e preparazione dei candidati al sacerdozio. In questo, possiamo imparare dai protestanti, perché, come il testo preparatorio suggerisce, «è molto migliore avere un passero tra le mani che osservare un tucano sul tetto».
Il Sinodo interpella la Chiesa universale, perché i temi affrontati ed il metodo di ascolto della realtà non riguardano solo una piccola parte del mondo: la inculturazione, ed il trovare nuove vie di evangelizzazione, in questo cambiamento di epoca tanto rapido che stiamo vivendo, interpella tutti noi. È chiaro che la Chiesa e l’evangelizazione qui in Amazzonia è molto diversa da quella in Goiás e in Italia. Le sfide sono diverse, ma la base della evangelizzazione è sempre la stessa: annunciare Gesù Cristo e la sua buona notizia di speranza soprattutto per gli ultimi attraverso un atteggiamento di «compassione» che porta ad avvicinarsi agli altri, a condividere, ad accogliere, a camminare assieme senza discriminazioni o preconcetti. Inoltre, come dice il titolo del Sinodo, l’evangelizzazione non può essere distinta da una «ecologia integrale ». Non esiste ecologia senza che questa comprenda le condizioni di vita dei popoli che vivono in un determinato territorio. Ecologia, promozione umana, accoglienza ed evangelizzazione non
si possono separare, tutto è interconnesso, come dice l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco e questo ha a che fare tanto con il Brasile quanto con il resto del mondo.
da Nostro Tempo di domenica 13 ottobre 2019