La forza della pentola
Cosa sta succedendo in Cile? Costa sta succedendo in Ecuador? Cosa sta succedendo in Libano? Succede che la gente dice ‘basta!’. E la novitá è che a dirlo non sono solo dei piccoli o grandi gruppi di militanti motivati e coscientizzati. A dirlo è un popolo intero. A Santiago del Cile, ad esempio, sulle strade è scesa anche una grande fetta della classe media di alcuni quartieri ‘bene’ della cittá (Las Condes, La Reina y Vitacura) che generalmente rimanevano indifferenti e freddi di fronte a qualsiasi tipo di manifestazione politica.
Come prima mossa, contro il malcontento popolare il presidente Piñera ha usato l’Esercito e i carabineros. Ma potrá il cannone mettere a tacere il grido delle pentole?
La gente ha manifestato suonando all’unisono le proprie pentole. E i cannoni non sono riusciti a spegnere questo grido. Perché paradossalmente il cannone puó distruggere un fucile ma è impotente di fronte a una pentola. Cosa voglio dire? Contro un fucile, cioè contro ribelli armati, il cannone spara e vince, ma contro la pentola si ritrova nudo e ‘indifeso’.
La pentola è simbolo della cucina, del cibo quotidiano, della vita familiare. Quando c’è tutto un popolo a lottare per difendere la propria pentola, cioè la propria canasta quotidiana, la propria famiglia, il cibo per sé e per i propri figli, allora nessun cannone puó fermare la rivolta.
Perché non sto lottando per un partito o per una ideologia, ma per la pentola, quella che assicura un pranzo alla mia famiglia: sto lottando per la vita della mia famiglia. Perché è questo che è successo in America Latina (ma non solo lí) in questi anni: che la vita dell’essere umano, e la dignitá della persona, è uscita dall’agenda politica, che evidentemente ha cose piú importanti di cui occuparsi, tra cui sventrare montagne e distruggere l’ambiente per soddisfare gli appetiti di una minoranza insaziabile.
Io credo che questa é una grande opportunitá per la politica. Non si tratta, come dicono alcuni, di una crisi politica, ma di una crisi della politica, di quella politica che ha rinunciato a se stessa e si è resa schiava dei grandi poteri economici.
Quando si arriva a questo punto, che un’intera nazione lotta per la propria pentola, e si uniscono cento, mille, centomila pentole che suonano all’unisono, allora non è piú possibile manipolare ideologicamente il popolo: gli puoi raccontare tutte le menzogne che vuoi, ma se la pentola è vuota il popolo non cade nel tranello. In questo caso, dovendo rinunciare alla retorica manipolatrice, al potere rimane solo il cannone nella sua nuda e imbarazzante arroganza…
Come diceva un lavoratore cileno, “prima facevamo debiti per comprare una lavatrice o un televisore, adesso si fanno debiti per poter mangiare”. E dunque non è abolendo l’aumento dei 30 pesos sul biglietto dell’autobus che si risolve il problema. Il problema si risolve solo se la politica ritrova se stessa e pone la vita dell’essere umano, di tutti gli esseri umani, al centro della propria visione e della propria azione.
In Cile è aumentato il costo di tutti i servizi, che sono stati privatizzati: acqua, luce, gas, trasporto, salute, educazione. L’affitto di un appartamento fra i piú economici vale come un intero salario minimo. Ogni giorno si vedono vecchi e vecchie che vanno a raccogliere la frutta e verdura che si butta via nei mercati, perché con la loro pensione non riescono a mangiare.
La protesta, dunque, non è solo per il biglietto dell’autobus, “è per la svendita delle nostre risorse alle multinazionli, è per il diritto alla casa e a una vita degna, è per il diritto ad avere diritti, è per la vita” (Sandra Trafilaf Yáñez, giornalista cilena.).
Cercando un’alternativa
In tutto il mondo, anche in Colombia, grandi imprese stanno cercando di sventrare montagne (fracking) per soddisfare l’insaziabile fame di oro di uomini giá ricchi, togliendo – spesso – alla popolazione locale un bene essenziale com’è l’acqua potabile. E sui giornali ci sono grandi dibattiti sui vantaggi e svantaggi del fracking; sembra che questo sia uno dei piú importanti temi ‘politici’. Ma perché la politica e l’economia devono essere asservite all’ingordigia di una piccola minoranza? Oggi la politica ha un’opportunitá storica di riprendere in mano le redini dell’economia, per salvare l’Umanitá e salvare il Pianeta.
Ma c’è un’alternativa a questo sistema?
La Costituzione dell’Ecuador del 2008 è la prima al mondo in cui si riconoscono i diritti sacri della Natura e si offre un’alternativa al modello capitalista, secondo la spiritualitá indigena del Sumak Kawsay, che promuove il principio di armonia e di reciproco rispetto tra uomo e uomo e tra uomo e Natura. In nome di questa spiritualitá gli indios dell’Ecuador hanno fortemente protestato contro le ricette neoliberali del presidente Moreno.
A Karen, una giovane afroecuadoriana, due settimane fa ho domandato via mail: ‘Come vanno le cose in Ecuador adesso, dopo che si è arrivati ad un accordo?’ E mi ha risposto: “Vorrei tanto dirti che le cose vanno bene, ma purtroppo non è cosí”. Di fatto, l’accordo raggiunto in Ecuador tra il presidente e le organizzazioni indigene è solo una tregua. La ‘pressione’ delle elites neoliberali continua.
Lo stesso avviene qui in Colombia. Qui si parla molto del Venezuela e dei suoi problemi e, intanto, zitto zitto il presidente Duque sta preparando una ‘riforma’ del lavoro seguendo la stessa ricetta imposta dal Potere neoliberale a tutti i popoli. Questo progetto di legge prevede che i minori di 25 anni guadagneranno solo il 75% del salario minimo, e inoltre stabilisce che il salario si baserá sui giorni lavorati: non si pagheranno piú né le domeniche né i giorni festivi. I diritti sindacali diventeranno un reperto archeologico.
Una politica appassionata
Di fronte a tutto questo, noi che facciamo? E’ urgente riaccendere la passione per la politica, una politica che metta al centro della propria azione la passione per l’uomo, non la passione per il petrolio o per l’oro!!! Non è accettabile che la vita dell’essere umano non entri piú nell’agenda politica! Dobbiamo riprendere in mano il nostro destino, senza lasciarlo alla mercè di una minoranza egoista. Deve rinascere la passione politica, che è passione per la vita e per la giustizia, passione per il futuro!
“Cari giovani, costruite un mondo migliore, un mondo di fratelli, un mondo di giustizia, di amore, di pace, di solidarietá… A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Offrite una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Cari giovani, per favore, non ‘guardate dal balcone’ la vita, ma mettetevi in essa: Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso” (papa Francesco)
Francesco ci invita a trovare una risposta cristiana alla crisi che stiamo vivendo. Non possiamo annunciare il Vangelo e poi accettare un’economia che rende gli uomini schiavi degli appetiti di una minoranza irresponsabile!
La scelta che deve affrontare questa generazione non è tra capitalismo e comunismo, ma tra una politica appassionata dell’uomo, desiderosa di garantire una vita degna a tutti gli esseri umani, e una politica schiava dei privilegi di una piccolissima minoranza.
La teoria del ‘gocciolamento’ (‘brickle down’)
La ‘filosofia’ neoliberale che ha portato al disastro di oggi si puó riassumere in queste righe: “Cresci, arricchisciti piú che puoi, non preoccuparti dei poveri né dei loro diritti. Perché tanto presto o tardi qualche beneficio del tuo arricchimento sfrenato scenderà – gocciolerà – anche sulle fasce più disagiate”.
Franceco ha condannato duramente questa teoria: “Alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione non è mai stata confermata dai fatti….” (EG 54). Considerare il ‘gocciolamento’ come punto finale del pensiero e della prassi economica dell’umanitá è aberrante, ma prima ancora è deprimente. Praticamente il messaggio che si sta lanciando è questo: calpesta pure tutti, commetti qualsiasi tipo di ingiustizia, contamina l’ambiente senza remore, accumula soldi senza guardare in faccia nessuno, tanto poi qualche goccia di solidarietá uscirá da tutta questa ricchezza accumulata e ricadrá sulla tavola dei poveri.
Aspettare che cadano gocce-briciole dalla tavola dell’abbondanza, della criminalitá e della violenza: sarebbe questo il modello economico dei paesi ‘avanzati’? Come cristiani, non sappiamo sperare e sognare niente di meglio per la nostra economia e per la vita della gente? Non riusciamo a sognare niente di piú grande di una caduta di briciole?
La politica del bello
Il filosofo coreano Byung-Chun Han ci ricorda che Aristotele promuoveva la ‘politica del bello’, che si muove nella libertá. E commenta: “La mancanza di alternative, sotto il cui giogo lavora la politica attuale, rende impossibile un’autentica azione politica. La politica deve offrire un’alternativa, una scelta reale, altrimenti degenera in dittatura”, piú o meno mascherata.
La politica attuale non offre alternative: ci fa credere che l’unico orizzonte in cui puó muoversi l’umanitá è quello del ‘brickle down’ e delle ricette neoliberali. I popoli che si stanno sollevando in varie parti del mondo contro queste ricette stanno lottando per riconquistare la libertá, per liberare l’orizzonte dalle catene del Pensiero Unico neoliberale: stanno lottando per ridare bellezza e vigore profetico alla politica.
Stare nel mondo con passione
La politica del bello non si accontenta di raccogliere le gocce che cadono dal tavolo dei violenti, non accetta le ingiustizie e le disuguaglianze crescenti come se fossero il frutto inevitabile di una insondabile necessità storica. Ma sparge semi di fraternitá e giustizia, e osa sognare di dare una configurazione completamente diversa al futuro dei nostri figli, e agisce di conseguenza, cominciando a far gridare le pentole.
E soprattutto ci invita a riscoprire la passione di stare nel mondo, e a lottare per un futuro di bellezza.
Se tutti i popoli faranno gridare le loro pentole, forse i cannoni si arrenderanno. Prego Dio perché i popoli del Sud del Mondo riescano a contagiarci – almeno un po’ – con la loro passione e la loro sete di bellezza!
Un abbraccio fraterno!
fratel Alberto.