A maggio inizieremo la scuola vera e propria, anche se Mogadiscio è ancora una zona “calda” di pallottole.
La gente è veramente stanca e ridotta allo stremo.
La gioventù, dopo 11 anni di guerra civile, ha perso le speranze e desidera una vita che non abbia più violenza.
Rosa Sgorbati nasce il 9 dicembre 1940 a Rezzanello di Gazzola, in provincia di Piacenza.
È una bambina serena e ha imparato ad essere attenta ai bisogni del prossimo: quando ha il permesso di andare con la mamma al mercato, visita Marietta e i suoi figli; vedendo la sofferenza per il freddo, decide di comprare una sciarpa per la donna, tenendo da parte i soldi che le davano i genitori per le sue piccole spese.
Porta sempre nel cuore il suo piccolo paese d’origine e lo lascia con molto dispiacere quando la sua famiglia, nel 1950, si trasferisce a Sesto San Giovanni per tentare un miglioramento economico.
Diventa allieva delle Suore Preziosine di Monza. Un giorno le si avvicina una suora e le porge un piccolo Vangelo. Da allora, Rosetta comincia a leggere e meditare spesso la Parola di Dio e a trascorrere molto tempo nella cappella del collegio.
A 16 anni, sente viva la chiamata a consacrarsi a Dio e la famiglia, pur non contrastandola, la invita ad attendere la maggiore età per essere sicura di questa vocazione. Intanto partecipa alla vita della parrocchia di San Giuseppe, frequenta ‘oratorio e visita i malati.
Giunta al termine stabilito, Rosa ricorda ai suoi: «Adesso ho vent’anni e non ho cambiato idea», poi scrive la sua domanda di ammissione nell’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata e viene quindi inviata in Inghilterra per frequentare la scuola per infermiere.
Nel 1972 professa i voti temporanei, assumendo il nome di suor Leonella; in quell’occasione, annota sul suo Diario: «O Signore, che la mia vita sia una risposta».
Successivamente parte per il Kenya, in particolare per Nkubu, nella regione del Meru, dove si impegna nel reparto maternità dell’ospedale e segue un nutrito gruppo di allieve ostetriche. Insegna non solo le competenze tecniche, ma anche a diventare capaci di accogliere il malato con comprensione e amore.
A casa sua e in tutte le missioni in cui passa, dicono che il suo biglietto da visita è il sorriso. Se le chiedono: «Perché sorridi anche a chi non conosci?», invariabilmente risponde: «Perché così chi mi guarda sorriderà a sua volta. E sarà un po’ più felice».
Nel 2001 è trasferita in Somalia, a Mogadiscio, dove le è richiesto di fondare un centro per la preparazione di infermieri e ostetriche somali, in collaborazione con una ONLUS.
Scrive suor Leonella in alcune lettere:
A maggio inizieremo la scuola vera e propria, anche se Mogadiscio è ancora una zona “calda” di pallottole. La gente è veramente stanca e ridotta allo stremo. La gioventù, dopo 11 anni di guerra civile, ha perso le speranze e desidera una vita che non abbia più violenza.
Il compito non è facile perché Suor Leonella deve dimostrare che le nozioni da lei impartite non vanno contro i principi del Corano e che non intende convertire gli allievi. Inoltre la Somalia è segnata dalla guerra civile, dalla carestia, dal banditismo; di conseguenza si è radicato un fondamentalismo religioso che considera i missionari cattolici, specie se bianchi, obiettivo privilegiato.
Riferendosi allo scampato pericolo di suor Marzia Feurra, che l’aveva lasciata molto scossa, suor Leonella cerca di sdrammatizzare: «Chissà se un giorno non ci sarà una pallottolina anche per me da parte dei miei amici fondamentalisti. Sono nelle mani di Dio disposta a tutto».
Suor Leonella scrive nel suo Diario:
oggi la lettura del Vangelo della Santa Messa dice: se il chicco di grano non muore non porta frutto, rimane solo, ma se muore, se dà la vita in reciprocità… in unione. Gesù, mio Signore, depongo sul tuo altare tutto, fa di me tutto quello che tu vedi bene. Quello che tu vuoi, è tutto tuo, è tutto sull’altare, ti appartiene.
Questo suo “dare tutto” passa attraverso il suo “amare tanto”, si concretizza nell’ “amare tutti” e si traduce nel “perdonare sempre”, anche attraverso le fragilità di ogni giorno. Lo testimonia oggi una consorella tanzaniana, da lei educata al perdono nel momento tragico della morte violenta del proprio fratello: «Sei tu che devi cominciare a fare questo gesto di perdono, non aspettare che tuo fratello si scusi», le dice, facendo chiaramente intendere che in questo si sta esercitando, lei per prima, da tanto tempo.
Domenica 17 settembre 2006 è un giorno lavorativo in Somalia. Alle 12.30, finita la lezione, suor Leonella esce dalla scuola per infermieri, affiancata da Mohamed Mahamud, la sua guardia del corpo. Dopo pochi passi, si sente uno sparo: la suora cade a terra. Cerca di rialzarsi, ma vengono sparati altri proiettili. Alcune persone accorrono per portarla in ospedale. Anche la sua guardia del corpo viene ferita mortalmente. Suor Marzia e suor Gianna Irene corrono da lei in ospedale. Gli studenti fanno a gara per donarle il proprio sangue, mentre i medici cercano in ogni modo di curarla.
Scrivono le consorelle:
Ci alterniamo cercando di fare tanto coraggio a suor Leonella, facendole sentire la nostra vicinanza, esortandola a offrire a Dio questi momenti di dolore unitamente alla sua vita per la pace in Somalia. Lei lo conferma a suor Marzia con un cenno di adesione, ed è ancora cosciente.
Dopo pochi istanti la sentiamo bisbigliare: “Gianna”. La sorella si avvicina e suor Leonella, con un fil di voce, dice: “Perdono, perdono, perdono”. Queste sono state le sue ultime parole. In tutto il tempo della sua agonia non abbiamo notato nessun segno di tensione, di paura o di ansia, ma un volto sereno, abbandonato in Dio.
Quando arriva il chirurgo, egli può solo constatare il suo decesso.
I funerali si svolgono a Nairobi. Nell’omelia, monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti, dichiara: «Lei era convinta che una nuova Somalia, guarita dal flagello della guerra civile è possibile. […] La sua vita, il suo sorriso e la sua innocenza ci dicono che un mondo nuovo è possibile, una nuova Somalia è possibile. Lei fu ispirata dalla convinzione che il nuovo mondo che Gesù è venuto ad annunciare è già cominciato qui sulla Terra. E non è una coincidenza che morì insieme a un uomo musulmano. […] Vivere insieme, nonostante le differenze, richiede la conversione del cuore, speranza, determinazione e perseveranza».
Suor Leonella aveva sessantasei anni, trentasei dei quali vissuti per la missione in Africa.
È stata beatificata il 26 maggio 2018, nella cattedrale di Piacenza.
La sua memoria liturgica è stata fissata il 17 settembre.
VIDEO
Parte di intervista a Suor Leonella Sgorbati
Suor Gianna Irene Peano, la consorella che ha raccolto le parole di Suor Leonella Sgorbati al momento della morte
SITI PER APPROFONDIRE
http://www.santiebeati.it/Detailed/95542.html
http://leonellasgorbati.blogspot.com/p/la-vita.html
https://missionariedellaconsolata.org/2018/11/06/beata-leonella-si-racconta/
https://missionariedellaconsolata.org/2018/09/14/il-martirio-di-suor-leonella/
Preghiere e Liturgia delle ore
http://intranet.consolata.org/downloads/protettore/2019/Beata_Leonella_Sgorbati-Preghiera_propria_e_LO.docx
PREGHIAMO
O Dio Padre,
che per mezzo del tuo Spirito
operi in ogni popolo a qualsiasi cultura o religione appartenga,
guarda con misericordia l’umanità
spesso senza pace e fragile nel perdono.
Per intercessione della Serva di Dio suor Leonella Sgorbati,
fedele e gioiosa discepola del Vangelo,
che ha testimoniato con il suo sangue
l’amore a Te e ai più bisognosi,
donaci la grazia che ti chiediamo…
e concedici la gioia di vederla riconosciuta
come martire per la fede.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore,
modello e origine di ogni martirio.
Amen.