Incontro con suor Alessandra delle Case della Carità

Suor Maria Alessandra, fin da subito contagia con la sua energia e sorriso. Prima di parlare di lei, dei suoi anni di missione, ci tiene a narrare  la storia  e l’importanza delle Case della Carità, realtà nella quale ha deciso di dedicare la sua vita. La sua congregazione infatti, le Carmelitane Minori della Carità nascono come Congregazione mariana delle Case della Carità. Nate nel 1941, rispondono alla necessità di offrire un aiuto alle famiglie che vivevano con persone che presentavano handicap. In un contesto tanto complesso ai tempi della guerra, si decise di partire proprio dalla Chiesa come supporto e così, con la guida di don Mario Prandi (Reggio Emilia) e del dottor Marconi, il 9/9/1941 nacque la prima casa della Carità a Fontanaluccia (una piccola frazione del nostro Appennino Modenese) per poi espandersi anche a Cognento e Vitriola. Lo spirito con cui nascono queste case è quello di creare uno spazio familiare e le condizioni tali per cui gli ospiti e le corrispettive famiglie potessero ricevere gli aiuti necessari senza doversi allontanare dai propri cari. Sulla scia di quanto nato in questi anni, bisognerà attendere il 1967 per vedere la nascita di una prima equipe di volontari (laici e consacrati) pronti a portare questa realtà anche in terra straniera: il Madagascar. Successivamente la Diocesi di Reggio allargherà ulteriormente i propri orizzonti raggiungendo anche l’India (anni ’80) ed infine il Brasile nel 1995.

Ed è proprio qui che si inserisce la vita da consacrata e missionaria di Suor Alessandra, che negli ultimi tre anni ha vissuto e svolto il proprio servizio presso la casa della Carità nella Diocesi di Ruy Barbosa, nello Stato della Bahia (ad est del Brasile).  In questa casa si rispecchia quello che è lo spirito con cui le Case sono nate anche in Italia: offrire una casa a persone sia con handicap (sia fisico che psichico) sia a persone che soffrono e vivono in solitudine. Qui trovano una famiglia dove si alternano momenti di vita quotidiana e di preghiera, linfa vitale della comunità. Suor Alessandra afferma con semplicità e convinzione:  “L’essenziale è sempre lo stesso: Gesù che ci viene incontro nell’Eucarestia, nella Parola e nei poveri.”

Dopo averci illustrato una ‘giornata tipo’ all’interno della Casa della Carità, che rispecchia per molti aspetti quello che ognuno di noi vive all’interno delle proprie famiglie, anche se certo con qualche difficoltà in più, Suor Alessandra ci racconta il percorso che l’ha portata a vivere questa esperienza di missione così lontana da casa. Con molta sincerità, confida che all’inizio del cammino di consacrazione non aveva mai pensato all’idea di missione all’estero (sebbene fosse una delle possibilità per le novizie). Il pensiero si fa però largo nel suo cuore in seguito ad un incontro avvenuto con le altre sorelle in cui ci si domandava: “E noi da qua cosa possiamo fare?” in seguito al quale le è venuto spontaneo dare la propria disponibilità per un’eventuale partenza. Una volta ottenuti i voti perpetui è giunta la richiesta di partire per il Brasile. Una destinazione a cui ammette anche lei stupita, non avrebbe mai pensato, un luogo tanto lontano e  carico di dubbi e paure, che però spariscono una volta giunti là.  Parla della missione con estrema franchezza, non tralascia le fatiche che si vivono quotidianamente ma riconosce questa esperienza come un grande regalo che le è stato donato. Ringrazia per l’enorme possibilità che la missione offre: quella di allargare i propri orizzonti e mettersi in ascolto di qualcosa di diverso, senza avere la pretesa di far valere le proprie conoscenze e giudicare.  Suor Alessandra ricorda la necessità di sviluppare la capacità di stare, di aspettare , di restare nelle situazioni; concetti che risultano alquanto complessi nelle nostre vite così frenetiche.

Il messaggio che lascia ai giovani è quello, una volta terminati gli studi e siano ancora in dubbio sulla strada da percorrere, di fermarsi per un tempo e fare un’esperienza, di missione o di servizio civile, che sia un tempo in cui mettersi a servizio dell’altro e in ascolto di Dio e dei fratelli.

Eleonora Maccaferri