Cari amici\che, un caro saluto e un augurio dal Mozambico, in questo momento particolare della storia umana.
E’ da parecchio tempo que non vi scrivo, perché anch’io preso dalle tante realtá da seguire, non trovavo la serenitá, l’ispirazione e la luce per farlo. Ma il coronavirus ci ha fermati un pó tutti e oltre alle preoccupazioni, sofferenze e limiti che ci ha imposto, ci permette anche di guardarci con piú profonditá dentro di noi stessi e ascoltare l’altro, sia che ci stia vicino o lontano, senza quella fretta e superficialitá in cui spesso ci ha imprigionato questo mondo moderno. Seguo con attenzione e con la preghiera ció che avviene soprattutto nella mia amata Italia; dove vivono, soffrono e sperano tantissime care persone che hanno segnato e orientato la mia vita. Mi commuove vedere in questi giorni, l’eroicitá e il coraggio di tanti infermieri, medici e personale sanitario e molti altri, nel mettere a rischio la propria vita per salvare coloro che sono stati contagiati dal virus. Una grande lezione di vita per tutti noi, una vera eucaristia vissuta quotidianamente e una pasqua anticipata, vissuta nelle loro scelte quotidiane. In loro risuonano le parole di Gesu:“questo é il mio corpo dato per voi”. Bene ha detto Papa Francisco nel giorno delle palme:” i veri eroi non sono chi ha e cerca il successo, chi é famoso e coloro che spesso applaudiamo, ma tutti coloro che in questi tempi fanno della loro vita un dono totale di sé per amore. Grazie a tutti voi che vi state spendendo per amore fino in fondo, é uno stupendo esempio di vita che ci date, rimarrá per sempre nella storia, perché esso genera vita e speranza ovunque e fa nascere un mondo nuovo. Dall’altra parte, coloro che spesso noi esaltiamo e spendevamo tempo e soldi per rincorrerli e per applaudirli, sia che siano calciatori, attori, presentatori, uomini e donne di successo e di potere,… ora ne vediamo pochi (sebbene ci sono) a fare la loro parte, rinunciando ai loro guadagni pazzeschi e ai loro privilegi per chinarsi su questa umanitá che grida il suo dolore. Ci accorgiamo proprio ora di aver creato i nostri idoli, come che fossero dei, ma nel grido dell’umanitá che soffre e chiede solidarietá emergono i cuori veri. Un Ronaldo, per esempio, che in quattro o cinque giorni, guadagna come una vita di lavoro e di sacrifici di un infermiere o di un onesto operario,…non ha piú di tanto scosso le nostre coscienze. Speriamo che ora qualcosa di nuovo possa nascere, ma dipende da noi imparare dalla storia e dalla vita. In questo, il coronavirus oltre ai suoi problemi gravi che porta con sé, potrá almeno ricordarci di ricominciare a vivere alcuni “valori perduti” come la bellezza della famiglia, la fraternitá, la condivisione con chi non ce la fá, il riscoprire il vero volto di Dio in Gesú e nei fratelli, la preghiera del cuore, l’amore e il rispetto del creato (la terra gravemente ammalata, fermandoci un pó in questi giorni, “respira” meglio dal “coronavirus” que gli abbiamo inflitto). E qui in Mozambico? Ora, qui cio’ che ci attende ancora non l’abbiamo chiaro. Il virus é gia´entrato, ma i test cioé i tamponi, sono pochissimi, per il fatto di non avere mezzi sufficienti per farli (e poi si devono mandare a Maputo, cioé a 1700 km o in Sud Africa per l’esito), per cui ci illudiamo che i casi per ora sono pochi, ma chi se ne intende, sa che la realtá é differente. Per ora la nazione ha deciso di proclamare lo “Stato di emergenza nazionale per 30 gorni” per l’ epidemia che sta cavalcando il mondo. Si sono prese misure di contenimento, ma se si propaga como da noi in Italia, saremo non solo in ginocchio, ma prostrati, sapendo che gia’ con la malaria, l’AIDS, il colera, la tubercolosi, il tifo e altre malattie, viviamo sempre “in emergenza o in una pandemia”, e negli ospedali le corsie sono sempre piene di ammalati stesi per terra. Qualcuno ironicamente ci diceva: “noi la pandemia ce l’abbiamo da sempre, ed é la povertá e le nostre malattie che mietono molte vittime, ma non fanno rumore, perché non uccide i ricchi” (cf. la finanza mondiale, che con i suoi meccanismi speculativi e disumani, in silenzio spazza via milioni di essere umani ogni anno, anestetizzando le nostre coscienze). Ora anche qui i vescovi ci hanno chiesto di chiudere tutto per un mese (per ora). Cosí domenica 23 Marzo, ultimo giorno che ci é stato permesso di incontrarci in Chiesa, spiegando ció che sta accadendo, la povera gente se ne’ andata sconsolata, pensando a quello che potrá accadere e alcuni di loro piangevano. Sentivo nel cuore un senso profondo di impotenza, perché non potevo dire loro: vi staró vicino, vi visiteró, potremo fare questo o quello, sapendo che questo virus ci obbliga a fare l’opposto, almeno fisicamente. Questo per la cultura africana é davvero incomprensibile il distanziamento sociale, soprattutto nel dolore e nel lutto, ma allo stesso tempo sappiamo che é necessario. La gente teme, e non sa’ se vivra’, perche’ oltre il coronavirus, entrará la fame per molti. Alcuni smarriti mi dicono: “o moriremo di coronavirus o di fame”. Oggi vedevo giovani e adulti presi e messi in carcere per aver trasgredito le regole di contenimento, il motivo? Cercavano con la moto o con la bicicletta di guadagnare il pane per la sua famiglia facendo il taxista. Qui l’ 88% vive di lavoretti informali, il 60% vive una forte povertá. E nessuno pensa che gli sará offerto un sussidio o un aiuto, sapendo come sono le finanze dello Stato. Le case qui in periferia di cittá sono piccole e affollate e fatte per dormire e non per vivere, i trasporti sono un gran problema per questo virus, pochissimi possono andare al lavoro con un mezzo proprio,…Cosa sará? Solo il buon Dio lo saprá. Fra un mese poi comincerá ad abbassarsi la temperatura e questo ci preoccupa. Alcuni venuti per un tempo a fare un servizio missionario di volontariato, hanno giá fatto le valigie e sono partiti, perché si sentivano come in un terreno minato e se la bomba scoppia!!! Allora é meglio tornare. Noi missionari\e, cosa dobbiamo fare? La nostra vita l’abbiamo consegnata a Lui e a questo popolo che ci ha affidato di custodire nel Suo amore, per cui andarsene é come un padre o un fratello maggiore che lascia la propria casa e i propri figli\e fratelli in balia degli eventi. Per questo noi missionari\e vogliamo affidarci al cuore di Dio ( rivelato sulla croce in Gesú) e a quello materno di Maria , certi che con loro non rimarremmo delusi, ci insegnava il Comboni. Durante il tempo della guerra civile qui in Mozambico (1976-92), una missionaria comboniana che assisteva gli ammalti all’ospedale, impossibilitata di lavorare per le restrizioni dei soldati, aveva deciso di cambiare missione per continuare il suo lavoro com gli ammalati. Ma, un uomo povero e saggio le si avvicinó e le disse: “cara sorella ricordati bene che se una madre non puó fare nulla per i suoi figli, non li abbandona”. Cosí rimase con loro, perché anche il rimanere dá speranza, forza e consolazione. Forse é proprio questo che ci chiede il Signore in questo tempo, esserci com loro condividendo la loro passione, sapendo che qualsiasi cosa accadrá, per la forza dell’amore che ci ha consegnato Gesú, risorgeremo assieme. Come vivo ora le giornate? Il mio tempo ora e’ speso nel cercare di informare e formare sulla prevenzione, preparando materiale da dare alle famiglie, preparare mascherine con le donne,..incoraggiando a vivere una chiesa domestica, invitando a pregare da casa tutti insieme alla stessa ora con i testi biblici del giorno. Aiutarli a non cadere nella rassegnazione e stando attenti ai vari falsi profeti che promettono miracoli e riti stolti e pericolosi. Ogni giorno sebbene ci sono tante restrizioni e le attivitá di caritá e di annuncio parrocchiali non possiamo svolgerle come prima, i poveri mi cercano e mi bussano alla porta per raccontarmi il loro dolore, la loro fatica, nella speranza di una parola e gesto di consolazione e condivisione. Cosí anche per scrivere questa lettera, ho dovuto fermarmi tre-quattro volte per attendere ai loro bisogni. Poco fa una povera donna vedova con creature piccole, mi pregava di comprarle la farina per non morire di fame,… Papa Francesco ieri nell’omelia a S. Marta ci ricordava che saranno i poveri a giudicarci, perché Gesú é in loro. In comunitá, il mio confratello p. Firmino, un grande missionario, ritornato in Italia per un tumore, dopo aver lottato contro la malattia e riuscito a guarire, quache giorno fa’ non ce l’ha fatta, per motivi di cuore e forse anche per la morte prematura di coronavirus del nipote che lui amava tanto. Cosí, sono da solo in questo tempo, ma la presenza del Signore la sento viva, cosí come l’intercessione dei confratelli che ci hanno lasciato e la vostra preghiera (non abbiate paura,… io saró sempre con voi, Mt 28,20) Ci riscopriamo un pó missionari “inutili” che non possono dare quell’ “utile “che sempre sta’ nel nostro modo di pensare. Ora, non potendo fare quello che era programmato, ci é chiesto di condividere e dare speranza a un popolo che gia’ viveva i suoi “coronavirus“. Per questo ci resta la nostra vita innestata in Lui da condividere in questa fragilita’, dove sono certo che Jesus soffre, ama e carica la croce con ognuno di noi. Con Lui anche le sconfitte, i nostri timori, le nostre fragilita’ e forse alcuni nostri addii, troveranno sempre una luce nuova di un cammino di vita, perche’ chi ama in Lui non muore mai. Cosi tutto dun tratto ci sentiamo meno sicuri di cio’ che sara’, ogni progetto in questo tempo non ha consistenza, tutto ci é chiesto di vivere con la luce di quelle parole che il nostro grande Papa Francesco ci ha comunicato nel venerdi 27 di ottobre, ” non temete“, sono le parole di Gesú, un non temete che nella Sacra Scrittura sembra apparire 366 volte, cioe’ ogni giorno. In questo orizzonte in cui l’oscurita’ sembra avvolgerci, mi consola poter soffrire, lottare e sperare con questo popolo. Loro, ogni giorno, con i piccoli gesti carichi d’amore e vicinanza, mi insegnano e mi annunciano che Lui é sempre vivo in mezzo a noi e questo é un grande annuncio di pasqua. Una pasqua inédita, sorprendente, fragile e por questo ancor piu’ vera, nella consapevolezza che nulla ci potra’ separare dall’ amore di Dio rivelato nel Suo figlio Gesu‘. Un abbraccio a tutti voi cari amici\che e compagni di viaggio in questa vita che é davvero sorprendentemente bella, se l’accogli con il cuore di Dio. In Lui restiamo uniti nella forza della preghiera, che sempre e ovunque ci infonde la Sua vita incoruttibile e la speranza che qualcosa di nuovo e di straordinario il Signore sapra’ ricreare da questo evento tenebroso agli occhi umani, ma che ai suoi occhi anche le tenebre si trasformeranno in Luce. Per questo vi auguro una Santa Pasqua, inedita, inaspettata,… ma forse piú reale carissimi\e amati\e da Dio. Con gratitudine e riconoscenza, p. Davide. |