Oggi inizia il tempo pasquale. E in questo tempo di coronavirus risuona una parola di speranza: “Io sono la resurrezione”, dice Gesú (Gv 11,25). Non dice ‘Io risorgo’, ma dice ‘Io sono la resurrezione’. Dunque la resurrezione non è solo qualcosa che succede a Cristo, ma è il suo modo di essere. Significa che Gesú ha in se stesso la capacitá di suscitare vita, gioia e speranza lí dove il Potere, l’egoismo, la violenza e la negligenza umana hanno prodotto rassegnazione, disperazione e morte. Una tentazione in cui potremmo cadere è quella di credere che si possa vivere da cristiani senza entrare nel cuore di Cristo, senza incontrare il Risorto. Ricordiamoci invece che Gesú è l’unico che puó infondere gioia e speranza in una situazione di dolore e di morte, e che noi possiamo essere annunciatori credibili della Resurrezione solo se stiamo uniti a Lui. Per questo, nella lettera ai Filippesi, Paolo dice: “Quello che voglio è conoscere Cristo e sentire in me il potere della sua resurrezione, dopo aver preso parte alle sue sofferenze” (Flp 3,10). Paolo vuole conoscere Cristo, cioè, vuole entrare in comunione con Lui, soffrire con Lui e cosí sentire dentro di sé la forza della resurrezione.
Questa è l’esperienza che fecero vari suoi amici: sentirono nel loro cuore la presenza viva di Gesú, la forza della resurrezione, anche dopo la sua morte in croce. Per esempio Giovanni, il discepolo amato, dopo la morte di Gesú, sentiva che la Bellezza che il suo Amico gli aveva trasmesso non era morta: “Io la sento ancora viva dentro di me”, pensava Giovanni. “Ed è una bellezza che trabocca, che non riesco a trattenere”. Cosí nacque il quarto Vangelo: questo Vangelo è un atto di amore di Giovanni, che vuole ricordare le parole belle dell’Amico, vuole far conoscere le opere belle dell’Amico, perché sente che questa Bellezza è ancora viva, e continua ad operare nella Storia, e gli uomini hanno il diritto di conoscerla.
Un’altra amica di Gesú che fece questa esperienza è Maria di Mágdala. Maria di Nazareth aveva dato vita a Gesù. Maria di Màgdala, invece, aveva ricevuto vita da Gesù, cioè viveva grazie a Lui. L’evangelista Luca ci informa che Gesú l’aveva liberata da sette demoni (Lc 8,2); prima di incontrare Cristo, dunque, la sua vita – dominata da questi demoni – era un inferno. Possiamo perció affermare che la Maddalena cominciò a vivere davvero solo dopo che incontró Gesù: Cristo fu per lei l’unico spazio di vita, Cristo per lei era la vita. Per questo, le risultava molto difficile credere che Gesù fosse davvero morto, perché era impossibile immaginare che la Vita si fosse trasformata in morte. Lei sentiva che la forza che le aveva dato Gesú era ancora viva nel suo cuore. Lei continua ad amarlo, lo sente vivo… Per questo prepara dei profumi per Lui.
“Le donne… il primo giorno dopo il sabato… si recarono alla tomba portando con sé i profumi…” (Lc 24,1). Il ‘giorno dopo il sabato’ è un giorno che non esiste ancora, che non ha ancora un nome, è un giorno nuovo creato dalla fede e dai profumi di queste donne. In questo giorno siamo tutti chiamati a “portare con noi gli aromi”, a combattere lo spirito di rassegnazione e di morte diffondendo il profumo di una fede e di una speranza tenace. Dopo tanta sofferenza e dopo la morte di Gesú nasce un giorno nuovo, “il giorno dopo il sabato”, un giorno per il momento senza nome. Perché i discepoli di Cristo vogliono creare un tempo nuovo, un giorno nuovo, uno spazio che non esisteva nel calendario romano. Nell’Impero romano non esisteva questo giorno di riposo settimanale, dedicato al contemplare, allo stare insieme ascoltando la Parola di Dio e cosí farci forza reciprocamente, dedicato a riflettere e vedere insieme come dovremmo cambiare la nostra societá per farla piú umana, piú conforme ai sogni di Gesú. Oggi questo giorno, la domenica cristiana, è sotto attacco, perché il Mercato lo considera un’assurdità, un giorno ‘improduttivo’, e per questo vorrebbe eliminarla, tramutarla in un giorno lavorativo come gli altri, o al massimo trasformarla nel giorno dell’industria del divertimento.
E allora, credo, non si tratta di tornare alla normalitá di prima, perché la societá in cui abbiamo vissuto, dominata dalla paura del diverso, segnata da disuguaglianze mai viste prima nella storia dell’uomo, e dove il profitto é la legge assoluta che regola la vita politica, non è normale. I cristiani, dopo aver incontrato il Risorto, crearono uno spazio nuovo, non si accontentarono dei giorni che offriva loro l’Impero, e cosí crearono un giorno nuovo, la domenica, dedicato alle cose di Dio e dedicato a sognare il mondo cosí come lo sogna Dio.
Anche noi dovremmo essere creativi come quei cristiani. La sfida che ci attende adesso è come affrontare “il tempo dopo il coronavirus”: un tempo cui dobbiamo dare un nome nuovo. In questo tempo nuovo troveremo anche noi la tomba vuota, e scopriremo che la politica di profonde disuguaglianze, dove il profitto di pochi è piú importante della vita di molti, sarà stata sopraffatta dai profumi e dai sogni del nostro popolo e dalla Luce del Risorto.
Sappiamo che quando le donne annunciarono la resurrezione di Gesú gli apostoli le presero per matte: “Quelle parole parvero loro come un delirio e non credettero ad esse” (Lc 24,11). E´questo che vuole l’Impero: ridurre il sogno di Gesù –far risorgere il mondo in una nuova epoca di giustizia e di pace – a ‘delirio di donne’. L’ideologia dominante vuole farci credere che i sogni di Gesù sono pura illusione, vuole convincerci che non c’è alternativa all’egoismo, all’odio e alla globalizzazione dell’indifferenza.
Nel tempo dopo il coronavirus, dunque, dobbiamo reimparare a delirare. Dobbiamo tornare a fare nostri i sogni di Dio, tornare a sognare la vita sognata da Dio. Perché Dio puó agire solo se c’è qualcuno che condivide i suoi sogni e sogna in grande! In tempo di crisi, in tempo di coronavirus, non diminuiamo ma ingrandiamo i nostri sogni! Non abbiate vergogna di sognare i sogni di Dio! Con il suo aiuto potremo trasformare il tempo della ‘globalizzazione dell’indifferenza’ nel tempo della ‘globalizzazione della fraternitá’! E ricordiamoci che Dio, come dice san Paolo, é capace di “chiamare all’esistenza ció che ancora non esiste” (Rm 4,17).
Buona Pasqua! Che Gesú Risorto entri davvero nella nostra vita!
fratel Alberto Degan