Carissimi tutti, familiari, amici.
Sento forte il desiderio di condividere con tutti questo momento importante della mia vita!
Il 6 agosto scorso ho festeggiato 30 anni di missione in Madagascar…. È stata una festa semplice. Abbiamo celebrato la Messa nella cappella della Parrocchia della Misericordia, dove prestano il loro servizio don Luca e don Simone, sacerdoti Fidei Donum della Diocesi di Reggio Emilia e poi a cena in un ristorante molto semplice “Al bordo dell’Acqua” sulle rive del Canale di Pangalana … con me oltre ai due Don c’erano le persone con cui oggi condivido il cammino, la mia famiglia della Ferme St. François d’Assise, e alcuni Servi della Chiesa che vivono qui a Manakara!
Più volte in questi giorni è tornata alla mia mente un’invocazione dei Salmi: “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il suo nome” (Salmo 115/116, 12-13). Sì carissimi, non posso che ringraziare per questo cammino duro e meraviglioso, per questi anni tanto ricchi di vita, di esperienze e al contempo difficili, impietosi, faticosissimi ….
Potete immaginare come in questi giorni, ripensando a questi 30 anni, tutto stia passando davanti ai miei occhi, nella mia mente e nel mio cuore: è una sequenza di immagini, di ricordi, di eventi che ho vissuto e che rivivo …..
Certamente quando sono partito non avrei mai immaginato di poter ricevere tanta ricchezza di vita! Ogni giorno che è passato ho ricevuto: dalle persone che ho incontrato, dalle persone che mi hanno sostenuto, da persone che non avrei mai incontrato e conosciuto se non avessi deciso di mettermi a servizio di questa porzione di umanità!!
Sì sono veramente tante le persone da ringraziare dal primo giorno in cui sono arrivato su questa meravigliosa Isola Rossa non ho smesso di incontrare nuove persone e nuove realtà che mi hanno permesso di vivere in profondità e in pienezza il mio mandato missionario!
Primi fra tutti, i miei maestri, sono stati i malati! Quando sono partito mi è stato chiesto di collaborare con Don Giovanni Voltolini e Antonio Romeo all’Akanin’ny Marary (Foyer dei Malati). Qui ho trascorso 16 anni, qui ho conosciuto la lebbra, la tubercolosi, i disabili, la malattia mentale …. qui ho imparato a relazionarmi con la sofferenza più cruda, con la fatica del vivere quotidiano, con la povertà e la miseria … ho imparato a gioire delle cose più piccole, a fare festa per il dono della vita, a dire grazie per un piatto di riso e un bicchiere di acqua. Ho imparato a guardare con occhi nuovi la malattia, nella quale ho visto un luogo di incontro e di confronto con l’altro, un luogo di opportunità di cammino comune nella ricerca di un’evoluzione positiva; ho imparato a guardare con nuovi occhi e soprattutto con nuovi sentimenti l’attesa della morte e la morte, è un ritorno a Dio, è entrare nella pienezza della Vita, non è rassegnazione o fatalismo, è completamento di un percorso, è aver vissuto il tempo che è stato messo a mia disposizione ….
Tra i malati che ho avuto la gioia di incontrare, tanti, tantissimi, certamente ci sono alcune persone che sono fortemente scolpite nel mio cuore, mi hanno aiutato a crescere con la loro capacità di sopportazione del dolore, con la volontà di costruire in positivo pur nella limitatezza delle risorse personali, in loro ho trovato dei maestri e degli educatori … alcune di queste persone, oggi, sono tornate alla casa del Padre, altre continuano ad essermi di sprone e di modello. GRAZIE!
Come non ringraziare i tanti, tantissimi, collaboratori: quelli incontrati negli anni di Ambositra e quelli incontrati negli anni successivi a Manakara. Mi sono stati di incentivo per migliorare, sono stati dei giudici che mi hanno aiutato a dare un senso all’operare, mi hanno fatto da specchio nel quale scrutare le rughe che il tempo sta facendo più profonde e dure, sono stati gli amici in cui confidare, sono stati i fratelli che mi hanno coccolato e amato nei momenti di prova. Alcuni di loro sono stati Padri e Madri, tanti sono stati fratelli, alcuni sono divenuti nemici …. anche per questo debbo ringraziare, mi hanno aiutato a non essere superbo e presuntuoso! GRAZIE!
30 anni di missione mi hanno fatto conoscere tante persone, italiani, francesi, belgi, lussemburghesi, spagnoli, portoghesi …. che se non fossi partito non avrei mai incontrato …. sono medici, insegnanti, tecnici, volontari, religiosi, professionisti. Persone che sono venute per offrire il loro servizio, che per lavoro ho incontrato nel cammino, persone di buona volontà che hanno deciso di darsi per gli altri. Giovani, adulti, studenti, professionisti, pensionati ….. È incredibile, partito, per spendermi per gli altri, ho ricevuto a piene mani da tutti quelli che ho incontrato, in modo sovrabbondante. GRAZIE!
Come non dire grazie ai fratelli e le sorelle dei Servi della Chiesa, sono la mia Famiglia, sono quelli che alla fine hanno avuto e continuano ad avere più pazienza con me … ora che le forze cominciano a diminuire mi sento veramente sostenuto, incoraggiato, abbracciato! Certo come in ogni Famiglia non sempre i modi di vedere e sentire sono all’unisono, ma sò che questa è la mia Famiglia. GRAZIE!
Il mese di febbraio scorso, mentre ero in Italia, Lorenzo, uno degli ultimi volontari conosciuti in Madagascar, mi ha chiesto di partecipare ad una serata di presentazione del Madagascar. Per lui era la festa di accoglienza, per il suo ritorno, da parte della sua comunità. Oltre a me c’erano alcuni altri amici, tutti con esperienze più o meno lunghe di missione in Madagascar. Ha chiesto ad ognuno di noi di presentare la propria esperienza portando un oggetto che lo identifica rispetto alla sua missione. Non ho esitato un momento, ho portato i miei sandali!!
Quando nel settembre 2015 abbiamo festeggiato, a Quartirolo di Carpi, i 25 anni di missione, il Centro Missionario mi ha regalato un paio di sandali …. mi hanno identificato come una persona in cammino, un cammino iniziato molto prima della partenza per il Madagascar, un cammino che continua anche oggi.
Il cammino che ho percorso, e che continuo a percorrere, mi spinge ogni giorno a mettere al centro le persone più in difficoltà, gli esclusi, coloro che non hanno peso nella società …. per questo servizio non mi sento più bravo di altri ma semplicemente mi sento un privilegiato! Sì ho avuto la fortuna, o più semplicemente la possibilità, di incontrare dei maestri nella fede che mi hanno aperto gli occhi e il cuore all’ascolto della Parola del Vangelo, che mi hanno fatto conoscere la bellezza della sequela di Gesù!! È mettendomi in questo atteggiamento di ascolto, di sequela, che non ho potuto che incontrare le persone con cui Gesù si identifica!
Tutto il mio impegno missionario ha questo significato: trasmettere alle persone, che il Signore mi fa incontrare, la belezza della solidarietà, della gratuità, delle beatitudini …..
“1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
5 Beati i miti, perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.” (Vangelo secondo Matteo Cap.5, 1-13).
Gesù che mi invita ad andare, a calzare i sandali e a mettermi in cammino, mi chiede di non essere insipido, ma di dare senso, sapore alla mia vita e a quella delle persone che incontro!
A questo proposito, mentre ringrazio il Signore per tutte le cose belle che mi ha dato, insieme a fatica e tribolazioni (anche questo da sapore alla vita!!), credo di dover riconoscere che non sempre ho saputo ascoltare, non sempre ho capito l’altro, gli altri …. Oggi tante realtà alle quali abbiamo dato vita, assieme alle tante persone di cui scrivevo sopra, non ci sono più, oppure ne sono state modificati gli obiettivi e le finalità …. questa cosa mi rattrista, in certi momenti ho l’impressione di avere lavorato invano, mi sembra che il messaggio non sia passato! Una fra tutte l’esperienza dell’Akanin’ny Marary: fa soffrire vedere che la Chiesa, la comunità cristiana, per la quale e alla quale hai dato tutto te stesso non ha recepito il messaggio di solidarietà, di una Chiesa Povera per i Poveri, di un’attenzione preferenziale per i poveri ….
In questo anche l’istituzione pubblica, soprattutto se parliamo di salute mentale, preferisce ripiegarsi sulle certezze della medicalizzazione piuttosto che cercare percorsi che aprano ad un intervento sul territorio, di rete, per aprirsi ad un reale inserimento sociale.
In certi momenti penso di non essere stato sufficientemente testimone dell’Amore che ho ricevuto … di non avere sufficientemente messo al centro le persone piuttosto che mettere al centro me stesso ….
30 anni sono una tappa, certamente importante, ma non sono il traguardo, sono anche l’occasione per guardare al passato per verificarsi in modo critico, per vivere pienamente l’oggi! Soprattutto tesi ad un futuro sempre perfettibile, forti dell’esperienza vissuta fatta di cadute, fallimenti e obiettivi raggiunti.
Carissimi tutti, certo è impossibile racchiudere in alcune pagine la ricchezza di questa meravigliosa esperienza ….
Quello che so: è che mi aspetta ancora un futuro nel quale potrò e dovrò con maggiore incisività mettermi al servizio dei più piccoli, perché è solo attraverso questa attenzione agli ultimi che potremo dare un volto nuovo alla Chiesa e al Mondo!!
GRAZIE, a tutti, per tutto! Un abbraccio forte, Luciano.