Ciao a tutti!
È ormai da un mese che siamo arrivati in Madagascar e abbiamo pensato di raccogliere le prime impressioni che ci ha fatto questa terra e i suoi festosi abitanti.
Come a Modena prima della partenza ci siamo sentiti accompagnati da tante persone, così in Madagascar ci siamo subito sentiti accolti fin dal nostro arrivo ad Antananarivo (capitale del Madagascar).
Mauro e Teresa, che lavorano il primo per Rtm e la seconda per la cooperativa Ravinala, ci hanno aspettato in aeroporto fino alle due di notte a causa di un ritardo dell’aereo.
Suor Saholy (Mamera Saholy), responsabile delle suore della Casa della Carità (CdC) in Madagascar, è venuta a incontrarci prima della nostra partenza per Manakara, dove stiamo tutt’ora studiando il malgascio, per dirci che in tutte le CdC saremo sempre i benvenuti. E ci hanno subito dimostrato che non erano parole di cortesia: ci hanno ospitati a cena ad Ambositra durante il viaggio e a dormire in una visita successiva a Fianarantsoa.
Don Simone è salito da Manakara per poi tornarci con noi, guidando quindici ore entrambe le volte. Alla casa dei volontari Camilla e Annamaria, altre due missionarie per un anno come noi, avevano pulito e riordinato la nostra stanza.
Tanti piccoli e grandi gesti nei nostri confronti che non ci aspettavamo, ma che abbiamo capito fare parte della missione: i malgasci ti fanno sentire accolto, gli italiani già presenti ti fanno sentire accolto, e non meno importante tutti ti lasciano il tempo che ti serve per ambientarti in un posto totalmente nuovo dove passeremo un po’ della nostra vita.
La festa più grande ci è stata riservata dalla comunità della CdC di Ampasimanjeva, dove una volta finito di studiare vivremo stabilmente. Suor (Masera) Pétronille, Masera Louise e Masera Iary, Giada e Gino, il Dottor Martin e la dottoressa Hortense ci hanno fatto capire che lì eravamo a casa, e anche noi ci siamo sentiti arrivati a casa. Entrambi abbiamo avuto la sensazione che quello fosse il nostro posto, che in quella comunità ci saremmo trovati benissimo e che diventerà per noi famiglia. Mancava solo Masera Justine, superiora della comunità, ma sapendo di non esserci era passata a Manakara apposta per noi la settimana prima per salutarci di persona.
Le parole che ci hanno rivolto di più in questo mese sono state quindi Tonga Soa, ben arrivati e Mandroso, entrate, a testimonianza che il vahiny, l’ospite, è sempre il benvenuto in casa.
Ci siamo anche resi conto che non tutto è facile sin da subito, e di questo eravamo stati avvisati già in Italia.
La lingua e il suo studio non sono esattamente facili: c’è chi è più portata, Terri, e chi meno, Manu. Il nostro paziente maestro, Flavien, ci insegna tutti i giorni e con lui riusciamo a fare qualche veloce conversazione, ma abbiamo accettato il fatto che ci vuole tempo. E il tempo serve non solo per lo studio, ma anche per provare a entrare in una cultura diversa, nuova, affascinante e per alcune cose un po’ strana. Buttare giù qualche muro di preconcetti, belli o brutti che siano, per immergersi pienamente nel popolo malgascio richiede la fatica di osservare e non capire, senza però giudicare perché questa volta i diversi siamo noi. Il difficile è accettare questo modo moramora, lento e calmo, di entrare nel tempo che passeremo in Madagascar. Potremmo quasi dire che questo primo periodo è stato e sarà un momento contemplativo, dove stiamo imparando ad accorgerci dell’ambiente, delle persone e della cultura che ci circonda.
Abbiamo detto che ci siamo sentiti accolti benissimo da tutti, ma non dimentichiamo certo chi ci ha accompagnato a Modena. Continuate a farlo perché ci aiuta sentire una comunità vicina: anche noi da qui tentiamo di rimanervi accanto e di rendervi partecipi di questa missione che stiamo iniziando a vivere.
Veloma e! (Arrivederci!)