Ci godiamo la quiete – lettera di Maria Teresa ed Emanuele dal Madagascar

Stiamo bene. Siamo ad Ambositra e ci godiamo qualche giorno di relax. Da due settimane, insieme alla Debora e a Don Luca, stiamo accompagnando le ragazze del campo estivo che sono venute a conoscere ed incontrare la realtà malgascia. Sono state giornate impegnative perché i ritmi cambiano all’arrivo degli ospiti, le suore si fanno in quattro per farci sentire sempre a casa e la vivacità italiana portata dalle ragazze ha fatto sì che le serate si siano allungate di un’ora o due. Per fortuna per compensare la presenza di sei ragazze, c’erano anche “gli elettricisti”: un gruppo molto eterogeneo di sette ragazzi più e meno giovani che hanno scelto di passare le loro ferie estive per venire ad installare il nuovo sistema di impianto fotovoltaico per l’ospedale e condividere il loro tempo con noi. A questo ci aggiungiamo il nostro rientro in Italia: valigie da preparare, la camera da riordinare, tanti tantissimi pensieri. Sono state e sono tutt’ora giornate molto piene, ma è sempre bello poter accogliere visite e condividere la ricchezza di questo luogo e di questo popolo e vedere come ogni persona si mette in gioco, ognuna a modo suo.
Siamo nel cortile della casa volontari di Ambositra, la Toky dorme. C’è il sole e un silenzio che donano una grande pace e condividiamo un po’ sul tempo passato qui. Al momento non abbiamo tanto da dirci, ci teniamo per mano e ci godiamo la quiete prima del risveglio della piccola. Siamo felici. Sono cambiate tante cose in questi anni: ci siamo sposati e siamo andati a vivere insieme; abbiamo deciso di partire e ci siamo trasferiti in Madagascar; abbiamo allargato la nostra famiglia e le nostre amicizie e ricevuto la benedizione di una figlia. Molti nuovi inizi, alcuni decisi da noi, altri, doni inaspettati ma molto graditi. Sempre nuovi stimoli per mettersi in gioco e in discussione come singoli, ma anche e soprattutto come famiglia. Siamo cresciuti tanto insieme e siamo contenti del cammino compiuto fino a qui.
Ora ci prendiamo una pausa, un breve rientro per salutare parenti e amici e per fare conoscere Ludovica Toky, perché siamo sinceri, di tutti e tre, lei è sicuramente quella più attesa. Abbiamo salutato gli amici di Ampa e dell’ospedale con qualche lacrima perché dispiace sempre lasciare un luogo che è casa. Partiamo però leggeri, con la consapevolezza che torneremo perché il nostro tempo qui non è ancora finito.
Ampasimanjeva è un villaggio piccolo, dove tutti si conoscono e si salutano per strada. In questo mese di agosto si era popolata non solo con le campiste, ma anche con le persone che per le vacanze tornano a casa o vengono a trovare i parenti. In villaggio quindi c’erano persone che non ci conoscevano e guardandoci ci salutavano chiamandoci vazaha (stranieri). Entrare nella cultura malgascia non è facile, ma ci proviamo ogni giorno e sentire le persone del posto “difenderci” dicendo che non siamo stranieri ma siamo maman’i Toky e iaban’i Toky ci ha riempito il cuore di gioia perché ci ha fatto capire che si sono create delle relazioni e che il bello deve ancora venire.
Ci godiamo ancora qualche momento di silenzio, di visita e di condivisione prima di finire il campo estivo con un passaggio in capitale dove ci aspettano con impazienza le suore di Tongarivo, prima di prendere l’aereo e riabbracciare tutti quanti. Ma abbiamo lasciato il cuore nella foresta della bassa Faraony. Facciamo un salto in Italia e poi torniamo a prenderlo.