Ero straniero e mi avete accolto lettera di Eleonora e Davide dall’Ecuador

Ero straniero e mi avete accolto

 

“…Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto…” (Mt 25, 35)

 

Mai quanto nelle ultime settimane queste parole risuonano con forza in noi. Parole che ci interpellano sia nei servizi che stiamo svolgendo con i migranti ma, inaspettatamente, ancora di più in prima persona. Stiamo vivendo infatti, per la prima volta, sulla nostra pelle cosa significhi essere forestieri, essere stranieri, anche se spesso molto ben accolti.

Questo lo viviamo giorno dopo giorno con i missionari qui presenti, con i migranti stessi, con i compagni della Casa del Buen Samaritano e del Comedor 5 Panes e, sempre di più, con le comunità indigene.

Non è stato facile prendere consapevolezza di questo nuovo ‘ruolo’, dopo 30 anni circa di vita in Italia in cui gli stranieri sono sempre stati gli ‘altri’. Non è comodo sperimentare sulla propria pelle comportamenti che, inconsapevolmente, abbiamo sicuramente attuato anche noi in Italia per primi con il prossimo solo perché non è della nostra stessa famiglia, città o Paese, o semplicemente perché non fa parte del nostro stesso gruppo di amici. Quante volte ci siamo nascosti dietro a scuse, seppur vere, dietro al semplice dire «la mia giornata è già bella piena così, abbiamo un impegno tra 5 minuti e un altro tra 30…, non c’è abbastanza cibo in casa…, ma dove lo ospitiamo? sul divano?…».

Allo stesso tempo qui, questi primi tre mesi ci stanno riempiendo il cuore di gioia e di speranza nel ricevere gesti di accoglienza gratuita da famiglie e amici che fino al giorno prima erano dei veri e propri sconosciuti, e ci fa domandare come famiglia: «Ma noi saremmo in grado di accogliere così a casa nostra? Saremmo in grado di aprire così la porta di casa offrendo il letto più comodo, dormendo noi sul divano o, come qua è successo, stipati nell’unica altra camera in 7 persone con soli due materassi? Saremmo capaci di offrire il nostro miglior pasto o l’unico pesce rimasto rassicurando di averlo già mangiato prima? ».

 

Tutte domande che hanno risuonato nel nostro cuore durante la Settimana Santa trascorsa presso la comunità indigena (di nazionalità kichwa) Cuchapamba, dove ci è stato chiesto di accompagnare la Via Crucis del Venerdì Santo. Qui siamo stati accolti, per alcuni giorni, dalla famiglia di Francisco e Olga, due nonni che vivono insieme ai loro figli minori e nipoti: lui catechista della comunità e lei ‘levatrice volontaria’ per tante giovani mamme che partoriscono in casa (ad oggi ne conta più di 80). Una famiglia che vive in una casa semplice, immersa nella foresta amazzonica, dove però abbiamo sperimentato un’accoglienza fuori dall’ordinario nei piccoli gesti quotidiani: il nostro arrivo è stato accolto con un momento di condivisione del chontaduro, un succo ricavato dal frutto della chonta (tipico della foresta amazzonica) accompagnato da racconti e risate. In quest’occasione ci hanno raccontato che circa una cinquantina di anni fa, un’altra coppia di sposi missionari italiani aveva più volte visitato la casa di Olga quando lei era solo una bambina stringendo una forte amicizia con sua mamma a tal punto da prometterle che sarebbero tornati a visitarli con il loro primo figlio. E così fu, Olga ricordava perfettamente la visita a sua mamma qualche anno dopo e la gioia che questo aveva portato in casa.

Questa accoglienza ricca di ricerca e desiderio di conoscenza reciproca fin da subito ci ha trasmesso uno spirito di apertura e ospitalità già radicata in questa famiglia da generazioni.

Ripensando a quei giorni, un altro episodio che ci ha fatto sorridere è stato quando, arrivati lì con tanto di tenda da campeggio e sacco a pelo (pronti a dormire per terra in un angolo dell’abitazione), scopriamo che ci avevano riservato la camera più grande con un letto tutto per noi.

Ci ha commosso ricevere da loro piccole grandi attenzioni in ogni momento come quando Olga, per la colazione del secondo giorno, vedendo che Davide aveva finito velocemente il platano fritto, ne ha spezzato un poco del suo ponendoglielo direttamente nel piatto come solo una vera mamma sa fare.

Allo stesso modo i bambini sono stati sorprendenti: all’inizio timorosi di noi gringos, entrati così d’improvviso in casa loro, dopo poco si sono sciolti e volevano passare insieme più tempo possibile giocando e mostrandoci ogni parte della loro casa. Li abbiamo seguiti per vedere il recinto con i maiali e dar loro da mangiare banane e foglie, per poi rincorrerli nella foresta e visitare la piantagione di cacao al di là del fiume. È stato come tornare bambini, dover decidere come attraversare il fiume, cosa che loro facevano con naturale facilità, ma che per noi rappresentava un ‘ostacolo’ imprevisto. Grazie a loro abbiamo riscoperto che tornare a camminare scalzi e sporcarsi i piedi con la terra non è poi così male. Tutto è un gioco per loro e per qualche ora lo è stato anche per noi e per questo gliene saremo sempre grati. Questi piccoli gesti ci hanno fatto sentire fin da subito accolti come a casa nostra e parte della famiglia.

Come la famiglia di Olga e Francisco anche la comunità stessa di Cuchapamba ci ha fatto sentire benvoluti nella preparazione e nella celebrazione della Via Crucis del Venerdì Santo. Il giovedì, insieme ai catechisti Francisco e Reinaldo, abbiamo visitato le famiglie più remote della comunità e, successivamente, li abbiamo accompagnati nella preparazione delle stazioni nei pressi del centro sportivo, cuore della comunità. Qui è stato bello vedere la partecipazione di bimbi, giovani e anziani che insieme avanzavano stazione dopo stazione. Giornate semplici ma intense che ci hanno fatto riscoprire un senso di comunità e di condivisione che, anche a distanza di settimane, ancora ci scalda il cuore.

 

Essendo stato un periodo molto ricco di esperienze e incontri ecco alcuni dei più significativi ai quali abbiamo avuto la fortuna di prendere parte:

  • Partecipazione al SICNIE (Servidores Iglesia Católica Nacionalidades Indígenas del Ecuador) dal 27 al 30 marzo presso la Casa Indigena del nostro Vicariato. Un’occasione di incontro e di formazione con i catechisti indigeni su temi di attualità e spiritualità. Al centro il Giubileo e la presentazione del nuovo manuale per una messa ‘inculturata’, ossia che contempli e valorizzi la cultura e le tradizioni ancestrali dei popoli indigeni.
  • Celebrazione della Pasqua presso la comunità indigena kichwa 5 de Agosto accompagnando p. Americo.
  • Partecipazione al SICNIE giovanile di Sucumbìos dal 2 al 4 maggio: qui abbiamo animato, insieme all’hermana Irene (suora di nazionalità kichwa dell’ordine delle Lauritas), una due giorni di incontri per i giovani indigeni della nostra provincia di Sucumbìos.

Tra canti, balli, momenti di  preghiera e formazione ci hanno trasmesso tanta carica e voglia di vivere insieme il prossimo incontro con loro che sarà a luglio 2025.

  • Partecipazione alla Messa per l’anniversario della morte di Mons. Gonzalo López Marañón (7 maggio 2016), storico vescovo di Sucumbìos – molto amato dal popolo – che ha contribuito allo sviluppo di questa città nei tanti anni di servizio pastorale.

Tanti qui lo ricordano ancora oggi come se continuasse ad essere presente in diverse opere e organizzazioni, che sono state avviate grazie al suo appoggio e che tutt’ora portano avanti i suoi ideali ponendo al centro le necessità delle persone.

 

Molte ancora sarebbero le cose da condividere e raccontare già solo in questi tre mesi appena vissuti e non basterebbe l’inchiostro di una cartuccia intera. Tanti gli incontri e le esperienze, spesso casuali e non pianificate, che continuano a provocarci tante domande le cui risposte ci sembrano sempre più complesse e interconnesse con le tante dinamiche di questo Paese. Al tempo stesso in questi mesi si fa più forte la voglia di camminare insieme a questo popolo con gioia e speranza per un presente e, ancor più in quest’anno giubilare, un futuro sempre più umano.

 

Eleonora e Davide

Lago Agrio, provincia di Sucumbìos, 15/05/2025

 

Ecco alcune gallerie di foto:

SICNIE dei giovani

 

SICNIE degli Adulti

comunità di Cuchapamba con via Crucis

celebrazione della Pasqua nella comunità ‘5 de Agosto’