“In Amazzonia non avete bisogno di riempire l’agenda, ma di un tempo di contemplazione. La bellezza sta nei dettagli e i dettagli, per essere colti, hanno bisogno di tempo” (p. Stephen, Lago Agrio, 2022)
È passata meno di una settimana dal nostro arrivo in Ecuador: oggi è Domenica, la prima qui a Lago Agrio, in Amazzonia.
Lo scorso fine settimana stavamo salutando a Modena, in Italia, i nostri amici più stretti e le nostre care e numerose famiglie.
Abbiamo ricordato giusto ieri sera, entrambi con gli occhi lucidi per la nostalgia, questi ultimi saluti, tanto intimi e affettuosi quanto carichi di malinconia. A ripensarci ora sono stati giorni con emozioni mai provate prima.
È proprio il desiderio di un tempo di contemplazione che ci ha spinto negli ultimi mesi a intraprendere la scelta di tornare in un posto a noi tanto caro, l’Ecuador, e che ci ricordava uno scorrere del tempo più lento e umano. Non è stata una scelta improvvisa né inconsapevole, anche se un pizzico di follia ci vuole sempre per fare certi passi, ma siamo stati accompagnati nell’organizzazione e preparazione dal centro missionario diocesano di Modena. È proprio qui che è nato e si è formato negli ultimi anni lo spirito missionario che ci ha spinti ad essere ora qui, nell’Amazzonia ecuadoriana. Sono state soprattutto le testimonianze di chi ci ha preceduto in terra di missione: famiglie, consacrati e laici che ci hanno riempito il cuore e ci hanno fatto capire che questa poteva essere la nostra via per vivere una vita in pienezza.
Non è la prima volta che intraprendiamo questo viaggio: già nel 2022, sposati da poco più di un anno, eravamo stati nello stesso posto per un’esperienza estiva con un gruppo di giovani, ma ora tutto ha un sapore diverso: non ci sono più le battute degli amici e gli scherzi nei tempi di attesa ma un misto di felicità e tristezza, entusiasmo e nostalgia, desiderio e paure per questo nuovo capitolo della nostra vita.
Sentimenti contrastanti del tutto normali, immaginiamo, dal momento che entrambi nell’arco degli ultimi mesi ci siamo ritrovati a lasciare tante cose della nostra vita a Modena: il lavoro, gli amici, le famiglie e l’uscita da quella che fino ad ora è stata la nostra comfort zone. “Alzarsi dal divano” come esortava papa Francesco durante la GMG a Cracovia del 2016 non è facile, soprattutto se la motivazione all’uscita non è uno scappare dalla propria realtà (nella quale siamo immensamente felici) quanto uscire per un arricchimento personale e di famiglia, allargare il nostro sguardo, avvicinarsi a un mondo che sentiamo più umano e tornare a casa, una volta terminata l’esperienza, pieni di tutto quello che questa missione ci regalerà.
E così dopo diverse ore di volo siamo atterrati a Quito, capitale dell’Ecuador a oltre 2800 m slm: erano le 17 passate quando siamo arrivati, in Italia erano oltre le 23; il fuso orario in Ecuador adesso è di 6 ore indietro, in questo modo Davide ha potuto festeggiare il suo compleanno con una giornata di ben 30 ore.
Abbiamo passato un giorno e mezzo a Quito, accolti presso la Casa di accoglienza La Misión dell’ordine dei Carmelitani, una casa molto accogliente che storicamente ospita i missionari di passaggio nella capitale. Qui, oltre ai custodi, abbiamo avuto il piacere di conoscere Maria Luz, una missionaria teresiana, con la quale abbiamo condiviso il viaggio verso Lago Agrio, la nostra destinazione finale.
Arrivati a Lago Agrio, abbiamo ritrovato la casa come l’avevamo lasciata due anni fa, nella periferia della città e totalmente circondata dalla foresta, con il rumore degli animali che vivono qua intorno.
Per questi mesi abbiamo la fortuna di poter essere accolti presso la casa del Vicariato Apostolico di Sucumbíos che da anni ospita missionari consacrati e laici in questa Terra. Qui ci ha accolto padre Americo, uno dei due padri missionari dell’ordine della Consolata che abbiamo conosciuto nell’esperienza precedente. Con lui anche Marisol, una laica colombiana in visita qui per affiancare il padre per qualche settimana nella pastorale indigena.
I primi giorni sono passati con estrema tranquillità, sono giorni di inserimento lento nella nuova realtà che ci accoglie. Giorni in cui stiamo osservando tanto, conoscendo i nostri vicini di casa, tra i quali quelli della casa di accoglienza per migranti gestita dalla Caritas locale, sia le persone qui accolte che quelle che ci lavorano. Stiamo facendo tante chiacchiere e partiamo da zero, a cominciare dai nomi delle cose più semplici, come la frutta (qua c’è una gran varietà e noi dobbiamo imparare moltissimo). Per fortuna, in Ecuador si parla spagnolo che Eleonora già conosce e Davide sta imparando in fretta. Stiamo approfittando di questi primi giorni anche per abituarci al clima tropicale, molto diverso da quello a cui siamo abituati, e poco a poco alla natura che ci circonda: ci sono tanti animali che a volte quasi ci spaventano.
Stiamo condividendo momenti della quotidianità con Padre Americo, che ci sta introducendo alla pastorale indigena che porta avanti da solo in questa zona, e con Marisol, che ci sta insegnando molte cose circa la quotidianità e tante parole qui utilizzate.
Tanti altri amici, incontrati nuovamente dopo due anni ci stanno accogliendo con gioia e sentiamo davvero che qua possiamo essere felici; é ancora presto sapere in che modo e in che misura riusciremo ad essere di aiuto per questa comunità, ma certo già sentiamo che il nostro arricchimento come coppia è già iniziato e sentiamo risuonare le parole di padre Stephen, missionario qui presente durante la nostra prima esperienza breve: “In Amazzonia ora non avete bisogno di un’agenda” ed è proprio vero, sappiamo solo che siamo a disposizione per le persone che incontreremo e i servizi che via via si presenteranno.
Abbiamo deciso di investire il nostro tempo, una delle cose più preziose che abbiamo, prima di tutto per comprendere questa realtà così tanto differente e varia, coglierne la bellezza e mettere al centro l’altro e la relazione con questo.
Eleonora e Davide
Lago Agrio, provincia di Sucumbìos, 16/02/2025
- giorno di festa a Lago Agrio
- alla partenza da Bologna
- Con p. Americo appena arrivati
- con il vescovo Moacir e p. Americo