Sentire in me il potere della Resurrezione – Alberto Degan

Riscoprire la forza rivoluzionaria del ‘primo giorno dopo il sabato’

“SENTIRE IN ME IL POTERE DELLA RESURREZIONE”

Riscoprire la forza rivoluzionaria del ‘primo giorno dopo il sabato’

Il ‘potere della resurrezione’

Oggi inizia il tempo pasquale. E in questo tempo risuona una parola di speranza: “Io sono la resurrezione”, dice Gesú. La resurrezione non è solo qualcosa che succede a Gesú, ma è il suo modo di essere: Gesú ha in se stesso la capacitá di suscitare vita, gioia, pace e speranza lí dove el egoismo e  la violenza umana hanno prodotto rassegnazione, distruzione, guerra e morte. Gesú è l’unico che puó infondere speranza in una situazione di dolore e disperazione. Per questo, nella lettera ai Filippesi, Paolo dice: “Quello che voglio è conoscere Cristo e sentire in me il potere della sua resurrezione, dopo aver preso parte alle sue sofferenze” (Flp 3,10).

‘Sentire in me il potere della resurrezione’ di Gesù significa che Cristo mi dà il coraggio di lottare per la vita anche in un contesto di estrema violenza, mi dà la forza di sperare anche quando tutto attorno predomina la rassegnazione e l’indifferenza, mi dà l’ostinatezza e l’energia di lottare e costruire la pace anche quando tutti gridano ‘guerra!’.

Vari amici di Gesú fecero questa esperienza: sentirono in se stessi la potenza della resurrezione, assaporarono nel loro cuore la presenza viva di Gesú, anche dopo che il Maestro era morto in croce. Questo è ció che sperimentó, ad esempio, Maria Maddalena. Luca ci informa che Cristo l’aveva liberata da sette demoni (Lc 8,2). Prima di incontrare Cristo, dunque, la sua vita – dominata da questi demoni – era un inferno. Quando Cristo la liberò, Maria cominciò a vivere: Gesù fu per lei l’unico spazio di vita. Per questo, le risultava molto difficile credere che Gesù fosse davvero stato ucciso, perché era impossibile immaginare che la Vita si fosse trasformata in morte. Lei sentiva che l’energia che le aveva trasmesso Gesú era ancora viva nel suo cuore e continuava a darle vita.

Questa energia, poi, ci dà la forza di lottare per una terra nuova, per il Regno di giustizia: ”Voi aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio… Noi, secondo la sua promessa, aspettiamo cieli nuovi e terra nuova, nei quali abiti la giustizia” (2 Pietro 3,9-13). ‘Terra nuova’ non significa un altro pianeta, ma è questa stessa terra quando accoglie lo Spirito del Risorto, è questa stessa terra abitata e trasformata dalla ‘forza della resurrezione’ che agisce nel cuore dei credenti.

Questa, almeno, era la fede delle prime comunità cristiane. L’attesa di questa terra nuova in cui erano chiamati a vivere i discepoli di Gesú raggiunge forse la sua espressione piú completa e piú efficace nello sforzo di introdurre un giorno nuovo nel calendario pagano.

Il primo giorno dopo il sabato

“Le donne… il primo giorno dopo il sabato… si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi…” (Lc 24,1). Il ‘giorno dopo il sabato’ è un giorno che non esiste ancora, che non ha ancora un nome, è un giorno nuovo creato dalla fede e dai profumi di queste donne. In questo giorno siamo tutti chiamati a “portare con noi gli aromi”, a combattere lo spirito di rassegnazione e di morte, diffondendo il profumo di una fede e di una speranza tenace. Sì, i discepoli di Cristo vogliono creare una terra nuova, un tempo nuovo, un giorno nuovo, uno spazio che non esisteva nel calendario pagano. L’Impero romano non conosceva questo giorno di riposo settimanale, consacrato alla contemplazione, all’ascolto comunitario della Parola di Dio, e dedicato a riflettere su cosa possiamo fare per rendere la nostra settimana e la nostra società più umana, più conforme ai sogni di Gesù.

Un profumo che duri tutta la settimana

Da lunedì a venerdì viviamo sotto l’influsso delle divinità pagane e mondane: lunedì è il giorno della dea Luna; martedì è il giorno di Marte, il dio della guerra; mercoledì è il giorno di Mercurio, il dio del commercio e del guadagno, addirittura era considerato anche il dio dei commercianti truffatori[1].  Allora, se nel mondo domina lo spirito della violenza e della guerra, e prevale l’avidità del guadagno, anche del guadagno illecito, nelle comunità cristiane questo nuovo giorno sarà chiamato ‘domenica’, il giorno del Signore, durante il quale trionferà lo spirito della pace, della giustizia, della carità e della fraternità. Insomma, i cristiani, dopo aver incontrato il Risorto, crearono uno spazio nuovo, la domenica, dedicato ad assaporare la potenza della resurrezione, e a sognare e costruire il mondo così come lo sogna Dio. Questo nuovo giorno doveva poi contagiare tutti gli altri giorni della settimana: doveva essere il seme di un tempo nuovo, di una terra nuova, in cui la violenza, la guerra, l’avidità di denaro e la truffa non avrebbero più avuto diritto di cittadinanza.

Se davvero ci riempissimo mente e cuore della forza della resurrezione, potremmo affrettare la realizzazione di questa terra nuova e questo mondo nuovo, come dice la seconda lettera di Pietro. E invece, molte volte, ci riduciamo ad essere ‘cristiani della domenica’, che nel linguaggio comune significa ‘credenti che si ricordano di Gesù solo la domenica, cioè solo una volta alla settimana’, mentre in tutti gli altri giorni seguono lo spirito della violenza, dell’indifferenza, dell’egoismo e della truffa, simboleggiati da Marte e Mercurio. Il vero significato dell’espressione ‘cristiani della domenica’ dovrebbe essere un altro: ‘credenti che la domenica si riempiono il cuore della potenza della resurrezione, per poi effondere il profumo del Risorto su tutti gli altri giorni della settimana’.

Credere nella domenica

Siamo dunque chiamati a credere davvero nella domenica, questo spazio nuovo creato dalle prime comunità cristiane. Purtroppo, oggi questo spazio è più che mai minacciato. Ci dicono che ormai dobbiamo adeguarci a questa nuova epoca di guerra, e che il tempo della pace è finito. Ma se, come dice san Paolo, Gesù è la nostra pace (Ef 2,14), praticamente il mondo ci sta dicendo che è finito il tempo di Gesù, e che adesso è tornato il tempo della guerra, il tempo di Marte.

Annunciare il Risorto, dunque, significa inevitabilmente entrare in conflitto con i poteri mondani. Come dice san Paolo, possiamo “sentire il potere della sua resurrezione (solo) dopo aver preso parte alle sue sofferenze”. L’annuncio della resurrezione non ti esenta dalla sofferenza dell’incomprensione, dell’insulto, dell’emarginazione e della persecuzione, anzi…

Quando le donne annunciarono la resurrezione di Gesù, gli apostoli pensarono che quelle parole erano “un delirio” (Lc 24,11). Questo vuole l’Impero: ridurre il sogno di Gesù – far risorgere il mondo in un nuovo tempo di giustizia e di pace – a ‘delirio’, ad allucinazione, convincerci che, realisticamente, non c’è alternativa all’egoismo, all’odio, alla violenza e all’orrore.

Oggi, dunque, più che mai, siamo chiamati a ridare vita al ‘primo giorno dopo il sabato’, a riscoprire tutta la sua forza rivoluzionaria: che la domenica sia davvero il giorno in cui ascoltiamo la Parola del Risorto, entriamo in comunione con Lui e sentiamo in noi stessi il potere della sua resurrezione! Un cristiano che non senta in se stesso il potere della resurrezione è solo l’ombra di un cristiano. Le nostre eucarestie dovrebbero essere lo spazio in cui facciamo il pieno di questa “forza della resurrezione”, per poi trasmettere ed infondere questa energia di amore, di pace, di giustizia e fratellanza in tutte quelle strutture politiche, sociali, culturali ed economiche che sono ancora asservite al dio Marte e al dio Mercurio.

Che il potere del Risorto trasformi le nostre menti e i nostri cuori!

BUONA PASQUA!,

Alberto

[1] La lingua portoghese è una delle poche lingue europee che, nel nome dei giorni, ha eliminato ogni riferimento alle divinità pagane. ‘Lunedì’ si dice ‘segunda-feira’ (‘secondo giorno’); ‘martedì’ si traduce con ‘terça-feira’, etc.