La nuova enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” ha fatto da filo conduttore alla veglia missionaria diocesana presieduta dal vescovo Erio Castellucci venerdì 16 ottobre presso la parrocchia di San Giovanni Evangelista a Modena. Il tema proposto dalla chiesa italiana per questo mese di ottobre è di fatto un appello a tutti i credenti per diventare “Tessitori di fraternità” e ci è quindi sembrato importante partire dalla recentissima enciclica e da alcune testimonianze che potessero essere uno stimolo per tutti noi.
All’inizio della veglia è stato proiettato un video/intervista a padre Pierluigi Maccalli, rapito più di due anni fa in Niger e liberato solo da pochi giorni. Le parole di questo missionario ci hanno introdotti al tema e soprattutto hanno toccato il cuore di tutti noi: “Che questa fraternità universale possa veramente prendere tutta l’Africa, il cuore delle persone e del mondo intero perché questa è la bellezza della nostra missione, la bellezza della nostra vita: siamo tutti fratelli. Lavoriamo per la pace, lavoriamo per la fraternità e non lasciamoci mai scoraggiare”.
Il vescovo Erio ha commentato la parabola del buon Samaritano e ci ha augurato di lasciarci ferire dalle ferite degli altri perchè questo cambia il corso della storia, questo può generare vita nuova.
Probabilmente è proprio questo lasciarsi ferire che ha cambiato la vita dei “tessitori di fraternità” che abbiamo ascoltato e che sono stati introdotti da alcuni paragrafi della “Fratelli tutti”.
Il primo è stato Lorenzo Malagoli di Soliera, missionario in Madagascar per tre anni, ci ha raccontato cosa ha significato per lui che “non è possibile essere locali in maniera sana senza una sincera e cordiale apertura all’universale, senza lasciarsi interpellare da ciò che succede altrove, senza lasciarsi arricchire da altre culture e senza solidarizzare con i drammi degli altri popoli” (Fratelli tutti 146). Per Lorenzo questo ha voluto dire essere prima di tutto una presenza, un riferimento, soprattutto per i più bisognosi.
Il secondo intervento è stato quello del gruppo “Cultura, pace e speranza”, nato nella casa di Bologna delle Francescane dell’Immacolata di Palagano dove da alcuni anni sono accolte alcune ragazze eritree arrivare grazie ai corridoi umanitari. Nella casa vivono però anche studentesse universitarie e questo vivere insieme con il desiderio di incontrarsi e conoscersi ha portato davvero a realizzare quanto ci dice il papa: “L’arrivo di persone diverse, che provengono da un contesto vitale e culturale differente, si trasforma in un dono, perché quelle dei migranti sono anche storie di incontro tra persone e tra culture: per le comunità e le società in cui arrivano sono una opportunità di arricchimento e di sviluppo umano integrale di tutti” (Fratelli tutti 133).
L’ultima testimonianza è stata quella del gruppo “Camminare insieme”. Alcune famiglie cristiane e alcune famiglie musulmane già dal 2002 hanno iniziato ad incontrarsi per conoscersi meglio, per capire le ragioni della fede dell’altro e per approfondire le differenti tradizioni culturali e religiose. Potremmo dire che hanno vissuto in anticipo quanto suggerisce papa Francesco: “Il dialogo tra persone di religioni differenti non si fa solamente per diplomazia, cortesia o tolleranza. Come hanno insegnato i Vescovi dell’India, l’obiettivo del dialogo è stabilire amicizia, pace, armonia e condividere valori ed esperienze morali e spirituali in uno spirito di verità e amore” (Fratelli tutti 271).
Al termine della veglia sono stati simbolicamente accolti in diocesi due sacerdoti arrivati recentemente dal Camerun e dalla Polonia: don Georges Athanase Kono che presterà servizio a Finale Emilia e don Marcin Sternal che sarà a Pavullo. Anche a loro auguriamo di essere tessitori di fraternità nella nostra diocesi e a tutti chiediamo di accompagnarli e sostenerli per guardare avanti e sognare insieme.
qui il video completo della veglia trasmessa in diretta streaming
E le foto della serata