Non è affatto facile raccontare e far comprendere un’esperienza importante a qualcuno che non l’ha vissuta insieme a te. Questo è quello che ho pensato una volta tornata dall’Albania, dove ho trascorso due mesi quest’estate, ospitata dalla Casa della Carità di Laç Vau-Dejës (nel nord del Paese). Fortunatamente sono stata aiutata da due amiche, Angelica e Giulia, che a loro volta sono state là per due settimane nel mese di settembre – e Angelica è successivamente tornata per Natale e Capodanno. Chiaramente abbiamo vissuto esperienze molto diverse, ma alcune cose comuni rimangono: in primis, la famiglia e la casa che ci hanno accolte. Di conseguenza, da quando sono tornate mi sento più compresa, in sintonia con qualcuno che sa ciò di cui sto parlando. Per questo motivo, lunedì 9 gennaio, presso la Parrocchia di Casinalbo, dopo la prima messa missionaria dell’anno abbiamo provato a raccontare il chi, il cosa e il come della nostra permanenza in Albania.
Ci siamo fatte aiutare da fotografie e video per mostrare volti e sorrisi di nuovi amici e amiche che ci hanno trasformate piano piano e con delicatezza, nei nostri modi di fare e di pensare. Tra un aneddoto e l’altro abbiamo raccontato la straordinarietà dell’ordinario: la Vita in una casa accogliente, con la porta sempre aperta, nella quale si cerca di vivere il Vangelo in ogni momento, attraverso una preghiera costante che trova spazio e, soprattutto, incarnazione tra la cappella e la cucina, il salotto e la lavanderia. Di questo stile di quotidianità ci hanno sorprese in modo particolare la semplicità della vita insieme e la profondità della condivisione con le suore, gli ospiti e i tanti compagni di viaggio incontrati.
Parlare di questa Casa ricca di bellezza ci ha permesso anche di approfondire insieme la Storia del popolo e della Chiesa albanesi, nei confronti della quale sentiamo di avere la responsabilità di essere testimoni, ora che l’abbiamo conosciuta e incontrata. È una Storia segnata dal dolore, dall’oppressione, dal martirio, dalla separazione (oggi soprattutto a causa dell’intensa emigrazione che vede dividersi sempre più famiglie). Proprio in questa Storia si inserisce la Chiesa reggiana che, per via di alcune circostanze seguite da scelte coraggiose e piene di fiducia, più di trent’anni fa ha intrecciato il suo cammino con quello della Chiesa albanese, ora Chiese amiche e sorelle, che si accompagnano e desiderano crescere insieme. È stato importante per noi inserirci a nostra volta in questa trama di passi e sogni, unendo anche una piccola parte della Chiesa di Modena-Nonantola in questo viaggio. E in futuro, chissà che non possa nascere qualcosa di nuovo e bello!
Eleonora Bonara