Il tema del “tempo” è sempre stato molto ricorrente e centrale nelle nostre lettere perché qui scorre in modo diverso ed è sicuramente un aspetto che ci ha colpiti in questi primi otto mesi di missione. Ma da un mese a questa parte il ritmo è ulteriormente cambiato: la missione (la nostra vita) ha sfumato verso il rosa e le lancette dell’orologio hanno cominciato a girare ad una velocità ancora diversa.
Un mese fa è nata la nostra piccola e tanto attesa Ludovica Toky! È stata una grande gioia e un grande cambiamento, soprattutto nel nostro modo di vivere la casa della carità. Se prima eravamo sempre in pista, e tra un boccone e l’altro pulivamo una marea di piatti, adesso con un po’ di dispiacere siamo più assenti. Non pensavamo che una creatura così piccolina potesse richiedere così tanto tempo, energie ed attenzioni. Sicuramente la presenza in questo mese dei genitori della Terri, di Debora e delle suore ci ha permesso di entrare piano piano nel nostro nuovo ruolo di genitori, lasciandoci ogni tanto anche il tempo di prendere fiato e di riposare.
Avere con noi una parte della nostra famiglia italiana e vederla integrarsi con la nostra famiglia malgascia è stato per noi motivo di gioia. Nei giorni in cui siamo stati in ospedale i nonni ci sono sempre stati, accompagnati da suor Celestine carica delle preghiere e dei pensieri di tutte le suore. E quando siamo rientrati a casa abbiamo davvero sentito di essere parte di una grande famiglia nel vedere come Debora insieme alle suore e ai piccoli avevano organizzato un’accoglienza in grandissimo stile: rispettando le nostre tradizioni avevano attaccato un fiocco rosa alla porta di casa mentre in giardino ci aspettavano tutti quanti con canti, balli, lacrime di gioia e tantissimi palloncini. Una cosa davvero divertente è stato vedere i sorrisi e la felicità degli ospiti quando siamo scesi dalla macchina e le suore che dopo i saluti hanno cominciato a scoppiare i palloncini scatenando le risate di tutti! La sera a cena poi come da abitudine di casa, ci aspettava un super dolce con annesso pensiero per Ludovica Toky e ovviamente un kabary, un saluto fatto dalla responsabile di casa alla quale noi abbiamo risposto ringraziando.
In questi mesi abbiamo potuto apprezzare e assaporare la vera essenza del matrimonio, dell’essere uno in due, in quanto per tutti eravamo considerati una cosa sola e inseparabile, ma nella realtà siamo poi due persone distinte. E questa è stata una grande fortuna per noi perché ci ha permesso di non sentirci mai soli, di avere accanto qualcuno sempre pronto nel sostenersi a vicenda e con cui condividere emozioni e pensieri generati da questa fantastica esperienza proprio perché la si sta vivendo insieme. Adesso poi che siamo tre sarà ancora più forte questo sentimento.
Le emozioni purtroppo non sono sempre state felici, perché come molti di voi sapranno tra natale e capodanno un brutto incidente si è portato via parte della nostra comunità di Ampasimanjeva, la famiglia con cui avevamo creato un forte legame e da cui non vedevamo l’ora di ritornare una volta nata Toky e che purtroppo adesso ci accompagna dal cielo. Sono state giornate difficili per noi, un duro colpo a cui non eravamo pronti e che forse ancora non abbiamo superato. La nostra fortuna forse è stata proprio l’essere qui a Tongarivo dove abbiamo assistito alla forza e alla tenacia con cui le suore hanno affrontato la notizia: dopo un primo momento di dolore e sconforto si sono subito rimesse all’opera perché la casa non si può fermare, e nei momenti di “riposo” si decideva insieme che cosa fare per i funerali. Un’altra presenza preziosa per noi è stata quella di Don Pietro (direttore del centro missionario diocesano di Reggio Emilia), Don Filippo (responsabile delle case della carità) e suor Teresa Cristina (suora delle case) che appena hanno ricevuto notizia dell’incidente sono saliti sul primo volo per raggiungerci e mostrare sostegno e vicinanza alle suore e ai missionari da parte della famiglia italiana.
Sono stati per tutti giorni molto stancanti, fatti di viaggi lungo l’isola e decisioni prese in fretta, ma l’averli vissuti insieme alle suore ci ha aiutato a scoprire un nuovo modo di vivere con il lutto, per cui si prende consapevolezza che la morte è parte della vita e per questo motivo non può ostacolarla, la vita è sempre più forte.
La fatica più grande che ora ci aspetta sarà ritornare giù sapendo che non ci saranno loro ad accoglierci, ma il desiderio di scendere c’è, per andare a conoscere la nuova comunità di Ampasimanjeva, per far vedere a Ludovica la nostra casa e per tornare dai nostri colleghi e amici dell’ospedale che tanto ci aspettano.
E appena la nostra piccoletta sarà pronta ad affrontare il lungo viaggio partiremo.
Terri, Manu, Ludo Toky