Una grande stella bianca a terra segna un passaggio e porta un’immagine con il nome di Luisa Guidotti Mistrali, per tutti “Happy doctor”. È il luogo dove Luisa è stata uccisa il 6 luglio 1979, mentre guidava la sua ambulanza durante la guerriglia per l’indipendenza del paese. Dopo 44 anni Luisa è venerabile e in quel luogo in Zimbabwe sono stati giorni di canti, di gioia e colori, di lingue diverse, tra inglese, italiano e shona, piene di gratitudine e speranza. Quest’anno alle celebrazioni era presente il Nunzio Apostolico, membri dall’Ambasciata, la comunità locale ed anche una delegazione da Modena: la Dr.ssa Micaela Piccoli, Direttore di Chirurgia generale, d’Urgenza e Nuove tecnologie di Modena, insieme alla Dr.ssa Rita Conigliaro, l’Ing. Roberto Savigni, Verzanini Alessandro, Umberto Filippi e alla Dr.ssa Lesley De Pietri, Direttore Anestesia del Rizzoli di Bologna, oltre a Maria Laura Guidotti ed alla Dr.ssa Sara Arakkal direttrice dell’Afmm, Associazione Femminile Medico Missionaria, famiglia spirituale di cui faceva parte Luisa.
Dopo il St. Albert Hospital, dove hanno conosciuto la realtà dell’ospedale missionario gestito dalla drssa Julia Musariri con Melania, entrambe africane dell’Afmm, il team si è spostato al Luisa Guidotti Hospital, dove la venerabile aveva lavorato ed ora diretto dal Dr Massimo Migani, medico missionario da Rimini. Sono stati giorni intensi ed emozionanti ma anche impegnativi per capire come poter collaborare e proseguire questa storia preziosa. Luisa ha seminato e messo radici con talmente tanto amore e passione, da giungere ancora oggi forte e chiara la sua testimonianza attraverso le persone a cui ha cambiato la vita, creando legami di amicizia e riconoscenza che potranno portare ancora più frutto. Julia ha raccontato che aveva chiesto di studiare a Roma all’ Afmm per diventare medico missionario proprio nell’anno in cui Luisa era stata uccisa ed ora prosegue come direttrice. Massimo era giunto in missione tramite la Dr.ssa Pesaresi, che era stata collega di Luisa. Maria Laura era una bimba quando Luisa era stata uccisa e per lei è stata la prima volta sul posto, anche se collabora da anni per tenere i collegamenti insieme ad amici e parenti ed ora anche con un’associazione di Modena, l’ Ass. Progetto Casa Aperta ODV, fondata dal 1987 a sostegno di vari missionari in collegamento con la Diocesi.
Le immagini che arrivano sono ricche di contrasti: piante imponenti e panorami meravigliosi, terra brulla e capanne, mentre bimbi giocano con una carriola o un bastoncino legato a ruotine fatte da tappini di plastica, ma anche scuole piene di giovani orgogliosi della loro divisa che portano speranza ed ospedali che dimostrano grandi potenzialità.
Alla messa per la dedicazione a Maria Assunta della nostra Cattedrale, dove Luisa è sepolta, proprio nel giorno anche dell’anniversario dei suoi funerali, l’Arcivescovo Erio Castellucci durante l’omelia ha parlato di come l’amore che Gesù chiede a Pietro e a noi oggi è quello ci fa partire per essere Chiesa. Le immagini si sono sovrapposte e così nel dolore e nello smarrimento subito dopo l’uccisione di Luisa, ho visto quello degli apostoli subito dopo l’uccisione di Gesù. Nei sorrisi luminosi attorno alla tavola o nella bellezza di tramonti abbracciati a piante secolari, ho visto la gioia di una grande famiglia riunita, con quell’amore che ci chiede anche Papa Francesco. Dal cuore non resta che dire “Laudato si’”! Mentre il Team di medici e volontari partiti da Modena sta rientrando dallo Zimbabwe, sul gruppo whatsapp si scambiano messaggi pieni di gratitudine per le giornate trascorse insieme e per affidare a Dio i grandi sogni di collaborazione per la Sua gloria. L’augurio del buon cammino arriva cosi’ in lingua shona “Fambai na Jesu mumwoyo”, “Cammina con Gesù nel cuore!”. Ci faremo raccontare e la storia potrà continuare insieme.