Misaotra Mada!
Lo scorso agosto, dopo quasi sei mesi di preparazione, siamo partiti verso il Madagascar. Ad aspettarci all’aeroporto di Antananarivo c’erano le Suore Francescane dell’Immacolata di Palagano, che ci hanno ospitato, nutriti e coccolati per tutta la durata della missione. Noi, invece, eravamo soltanto nove giovani che, spinti dalla voglia di scoprire, aiutare e crescere personalmente, erano pronti a vivere questa esperienza con determinazione, gioia e – naturalmente – con ansie e dubbi.
Eravamo… perché adesso, a esperienza conclusa, la nostra visione è cambiata. Come? Perché? Lo scopriremo insieme nelle prossime righe.
La giornata tipo inizia con la colazione alle 7:30, poi si va a scuola e si pittura l’aula del giorno. Quando i pantaloni sono abbastanza sporchi di blu, è ora di pranzo, seguito da un po’ di matori (riposo) e poi a giocare coi bimbi. Non tutto il pomeriggio, però: alcuni arrivano a piedi da villaggi vicini, quindi si salutano poco prima del tramonto, visto che non c’è illuminazione. Al rientro a casa, ci si prende un momento per riflettere, pregare e condividere emozioni, poi cena, un po’ di gioco, chiacchiere e riposo.
Ogni mattina, dopo colazione, svolgevamo del servizio pitturando le aule delle scuole gestite dalle suore. Un’aula scolastica del Madagascar non è poi così diversa dalla versione italiana: banchi di legno, lavagna e gessetti. Certo, però, nell’aula malgascia si sta ben stretti, perché per far entrare tutti gli studenti che si iscrivono a scuola, le classi sono formate da circa 60 studenti. Fuori dalla scuola, mentre noi pitturavamo, numerose famiglie aspettavano ore ed ore per iscrivere i loro figli a scuola, tra chi poteva permettersi i circa 3 euro mensili e chi doveva trattare con le suore per avere un prezzo che venisse incontro alle finanze familiari.
Dopo pranzo ci divertivamo giocando coi bimbi. Giocare coi bimbi voleva dire ricevere un affetto e grinta come non lo abbiamo trovato da nessun’altra parte del mondo. Sapete, giocare coi bimbi non significava occupare le giornate vuote dei piccoli, bensì concedere loro qualche ora di gioco prima di dover tornare a lavorare per aiutare il sostentamento della famiglia. Ci era stato detto, ma lo abbiamo capito veramente quando, al giorno del mercato del bestiame, i piccoli, che fino al pomeriggio precedente erano con noi a giocare, tenevano un bastone e dirigevano mandrie di zebù. Erano seri, con la tipica faccia del lavoratore, e dopo averti visto e salutato con gioia, ritornavano a gestire gli animali.
Finalmente era sera, e dopo aver pregato, ci incontravamo con le suore per la cena. Le cene sono stati ottimi momenti per imparare dalle suore, sentire le loro testimonianze e scoprire cosa significa servire. Dopo cena era il momento del gioco, e le masera (suore) non si tiravano mica indietro! Con le carte, delle penne e qualche foglio, abbiamo stretto legami indelebili.
Alla fine dei conti, questa esperienza missionaria ci ha fatto scoprire lati del mondo che sconoscevamo, ci ha messo davanti a molti dubbi ed altrettante risposte. Al ritorno a Modena conoscevamo un altro modo di vivere. Il Madagascar ci ha mostrato le sue ricchezze: è ricco di accoglienza, gentilezza, gioia, fede e molti altri valori che spesso da noi mancano. Ma per quanto il nostro paese sia ricco, non potrà mai acquistare certe cose.
Ecco alcune foto del viaggio :