L’Ecuador è una terra affascinante, ricca di bellezza ma anche di contraddizioni. In queste intense tre settimane trascorse a Lago Agrio, ho potuto coglierle e viverle quasi tutte.
Lago è chiamata la ciudad de los colores: lei e il suo popolo ti entrano nel cuore, lasciando ricordi indelebili che solo chi ci è stato può davvero comprendere. Io non dimenticherò mai:
L’accoglienza che ci hanno riservato le hermanas di Sant’Anna, Griselda e Sara, e i suoi ospiti al comedor 5 panes;
L’intraprendenza di Ismenia che con tanti sforzi e molto coraggio, dopo essere emigrata dal Venezuela, è riuscita a creare e certificare una sua linea di prodotti per capelli;
La fiducia ceca con la quale ci siamo affidati agli Hermanos Maristas, Josè Louis e Josè Alberto, che ci hanno raccontato la loro storia e i progetti futuri per il loro popolo, soprattutto per i più giovani;
La spontaneità dei bambini della comunità Espiritu Noteno con cui abbiamo passato una mattinata ricca di giochi, balli e un po’ di marmellata;
La collaborazione di tutti per la minga;
La spensieratezza che attraversava le nostre menti, sdraiati sull’amaca e cullati dai suoni della natura, della chitarra e dalle nostre voci, anche un po’ stonate;
La genuinità di Don Alfonso;
Padre Paco e Mariza che hanno condiviso con noi i loro tantissimi anni di Missione, fatti di devozione, paura e speranza;
La meraviglia della Foresta Amazzonica che, ricca di flora e fauna, ogni giorno mi ha lasciato a bocca aperta a contemplare una bellezza senza eguali;
Gli sforzi delle hermanas Laurita, degli animadores cristianos e di tutta la pastorale indigena che hanno unito miti e vangelo nel manual, tutto ciò per far sì che la parola del signore e i messaggi del Vangelo possano essere parte della quotidianità delle comunità;
La determinazione e la dolcezza di Chiara con i suoi bimbi della ludoteca Maskani Wasi;
La condivisione e l’energia della pastorale indigena durante las noches culturales;
L’accoglienza e la gentilezza di tutte le persone che abbiamo incrociato lungo il cammino, anche dei totali sconosciuti;
Le sensazioni provate durante il Toxic tour, che ci ha mostrato tutti gli effetti e l’inquinamento che l’estrazione petrolifera ha causato alla foresta e alle comunità vicine; ho provato paura, angoscia e delusione per il mondo che stiamo vivendo oggi. Ho provato rabbia, perché nonostante le tantissime vie di comunicazione non ne avevo mai sentito parlare prima. Ma allo stesso tempo è cresciuta dentro di me la voglia di aiutare, anche solo testimoniando e condividendo la voce di Donald e di tutto il team di udapt;
Vorrei ringraziare tutto l’equipe del centro missionario e i miei compagni di viaggio, perché grazie a questa avventura, sono riuscita a superare sfide personali e mettermi in gioco, ho potuto conoscere persone nuove, cibi e realtà così lontane dalla mia… è scoppiata quella bolla in cui ero rinchiusa e sono tornata con i piedi per terra, sul mondo vero.
Ma soprattutto, è partita la ricerca di una fede che pensavo perduta.
Ho potuto conoscere una chiesa che creando ponti unisce popoli anche molto lontani, una chiesa che offre opportunità ai giovani, una chiesa fraterna, una chiesa inculturata, una chiesa al pari delle persone.
Hermano Josè Alberto, prima della nostra partenza, ci ha chiesto se ognuno di noi avesse il piace di sembrar unos árboles, avrebbero avuto il nostro nome.
A Puerto el Carmen, nel Canton Putumayo, nella provincia di Sucumbios in Ecuador, ci sono 8 piantine modenesi: Alessandro, Giusi, Eleonora M., Noemi, Davide M., Arianna, Davide T. e Eleonora B.
Concludiamo questo viaggio con la speranza che qualcuno possa ritornare, e che quelle piantine ora fragili, diverranno alberi forti, arricchiti di fiori di speranza e custodi dei ricordi di questo cammino.
Ecco alcune foto del viaggio :